Nella primavera nel 2019 la Grande Mela avrà una struttura di 200mila metri quadri per ospitare performance di diversa natura, dalle arti visive alla musica, all’insegna della sperimentazione. La struttura dal design avveniristico sorgerà tra la decima e l’unidicesima strada a Manhattan
Mancano ancora due anni abbondanti alla sua apertura, ma The Shed si presenta già come una straordinaria occasione per gli artisti della città di New York e non solo. Il nuovo centro per l’innovazione artistica sorgerà nella primavera del 2019 tra la decima e l’undicesima strada di Manhattan, in corrispondenza del punto di incontro tra il parco della High Line e l’area di Hudson Yards. Sarà il posto ideale per coloro che vogliano rispondere con la propria arte alle necessità dei tempi. La struttura avrà sufficienti spazi per ospitare diversi tipi di performance, dalle arti visive alla musica. La tecnologia sarà elemento essenziale del centro e potrà essere sfruttata al massimo dai suoi frequentatori. Il nome in italiano significa “capanno”. E l’idea è proprio quella di offrire un riparo a chiunque voglia esercitare la propria creatività e la propria arte.
Un’iniziativa artistica e sociale
The Shed è anche e soprattutto un’iniziativa sociale. Lo dimostra il programma di collaborazione già lanciato da FlexNYC, gruppo guidato da Reggie “Regg Roc” Gray e i ballerini flexn di D.R.E.A.M. Ring (Dance Rules Everything Around Me). Il linguaggio della danza di strada flexn nei prossimi tre anni stimolerà l’attenzione degli studenti delle scuole di New York su alcuni temi di giustizia sociale. «Volevo iniziare il nostro lavoro dentro New York e nelle sue periferie con i giovani», ha detto il direttore artistico Alex Poots al New York Times. The Shed ha chiesto a Lawrence Weiner, artista cresciuto nel Bronx ed esponente dell’arte concettuale, di realizzare per l’apertura del centro un’opera d’arte che sia rappresentativa della missione della struttura.
Il design innovativo della struttura
A guardare il rendering dell’edificio di The Shed, viene da pensare che la struttura sarà anche un’occasione di rinnovamento per la metropoli statunitense, già da anni avviata sul percorso di un futuro smart e accessibile a tutti. Duecentomila metri quadri distibuiti su sei piani incastrati tra gli altri grattacieli. Il design flessibile è merito dello studio di architetti Diller Scofidio+ Renfro che ha firmato il progetto in collaborazione con il Rockwell Group. L’intenzione dei progettisti è stata quella di rendere possibile lo svolgimento di più eventi in contemporanea su diversi livelli così da dare massima libertà al visitatore. All’interno ci sono 25mila metri quadri che è possibile adibire a museo, un teatro da 500 posti, spazi per le prove e un laboratorio aperto a chi vuole costruire la sua carriera nell’arte. La vera particolarità della struttura sta, però, in una griglia che si trova davanti all’edificio, ma che è possibile spostare su dei binari fino a coprire l’edificio così da lasciare spazio a una grande piazza disponibile per eventi all’aperto. Quando, invece, la griglia copre la piazza, si ha a disposizione una vasta hall che è utilizzabile per diversi scopi.
Il progetto di una startup dell’arte
A dirigere il progetto artistico di The Shed c’è Alex Poots. Negli ultimi 20 anni Poots ha lavorato con artisti di calibro internazionale. The Shed assomiglia a una startup che deve affermarsi nella città e guadagnare credibilità agli occhi del pubblico. Nel frattempo ha ottenuto l’adesione da parte di 501 organizzazioni culturali no-profit e finanziamenti da parte di enti filantropici. In tutto fino a questo momento ha raccolto 326 milioni di dollari a fronte dei 425 milioni necessari per completare l’opera. In estate alcune parti della struttura che è attualmente in costruzione saranno completate e visibili.