L’attuale bandiera americana l’ha cucita un ragazzino dell’Ohio come compito a casa per la lezione di storia americana. Il suo professore, però, non apprezzò la bandiera innovativa. E gli mise un brutto voto
Siamo nel 1958. Bob Heft è un ragazzo di 17 anni che frequenta la “high school”, la scuola superiore a Lancaster, nello stato dell’Ohio. Il suo professore di “storia americana” gli assegna un compito un po’ diverso dal solito. “Fate quello che volete” gli aveva detto l’insegnante. “Proprio come una fiera della scienza, il professore ci aveva lasciati liberi di sperimentare” dice Bob mentre racconta la sua storia. In America le “science fair” sono molto comuni: i ragazzi si cimentano per mettere in pratica delle nozioni acquisite a scuola per inventare qualcosa di pratico. Così, anche il professore di Bob aveva chiesto ai suoi alunni di creare qualcosa applicando le loro conoscenze di storia americana. Bob Heft lo fece: ma ancora non poteva immaginare cosa sarebbe venuto dopo.
L’ispirazione di Betsy Ross
Bob trae ispirazione dalla storia di Betsy Ross, la sarta di Philadelphia che, secondo la leggenda, nel 1776 fu chiamata da George Washington in persona per confezionare la bandiera americana durante la rivoluzione. Anche Bob decide di creare la propria bandiera. Così torna a casa e prende quella a 48 stelle che i suoi genitori avevano ricevuto come regalo di nozze. Prende le forbici e comincia l’opera. Nessuno lo aiuta, anzi, la nonna si arrabbia perché ha rovinato il bel regalo. A quei tempi c’erano solo 48 stati: ma Bob anticipa che nel futuro sarebbero entrati anche l’Alaska e le Hawaii. Confeziona una bandiera con 50 stelle.
“Non sai nemmeno quanti stati abbiamo”
“Cos’è questa roba?” tuona il professore di storia americana quando Bob gli srotola la bandiera davanti. “Perché hai fatto così tante stelle? Non sai nemmeno quanti stati abbiamo!” e così gli mette una B-, un voto appena sopra la sufficienza. Bob è triste: aveva rovinato la bandiera dei suoi genitori, aveva trascorso 12 ore a cucire per poi ricevere un voto mediocre. “So che B- non è un cattivo voto – spiega ancora Bob nella registrazione – però vedere che il mio amico Jim, che aveva semplicemente raccolto delle foglie nel parco e le aveva incollate sul foglio scrivendoci sotto il nome, aveva preso una A, mi ha depresso”. Insomma, una A per aver incollato delle foglie su un quaderno, e una B- per aver cucito a mano l’emblema di una nazione. “Se il governo degli Stati Uniti adotta la tua bandiera ti alzo il voto” gli dice il professore. E per Bob è una sfida.
Al telefono con la Casa Bianca
Bob scrive ben 21 lettere e chiama 18 volte il governo per chiedere udienza. Sua mamma gli chiede a chi appartiene questo numero che continua a chiamare. “La Casa Bianca, mamma” risponde Bob. Nell’agosto 1959, finalmente arriva la risposta. Ma non una risposta qualunque: il presidente Dwight D. Eisenhower in persona lo chiama per invitarlo a mostrargli la sua bandiera appesa all’asta della Casa Bianca. Il 4 luglio del 1960 la bandiera con 50 stelle disegnata da Bob Heft viene ufficialmente issata nel Fort McHenry, il forte militare di Baltimora, nello stato federale del Maryland. Bob era lì sotto. Stando alle sue parole, il professore del liceo mantenne la promessa e gli diede la tanto sudata A.
Bob Heft è cresciuto ed è diventato un professore. Nella sua vita ha visitato la Casa Bianca 14 volte, sotto 9 presidenti. Ha tenuto tantissimi discorsi per ispirare gli studenti, attività che gli era particolarmente casa. Quando è morto, nel 2009, la bandiera originale del suo progetto scolastico è stata riposta gelosamente in un museo.
Buon 4 luglio!