A spiegare il mondo attraverso i media, a commentarlo, a offrirne chiavi di lettura sono sostanzialmente gli uomini. Al contrario, le donne sono invisibili o, al limite, visibili solo al bordo campo di dibattiti e tavole rotonde. Due numeri: in Italia è donna appena il 12% di quanti vengono interpellati dai media – radio, tv, giornali, siti web – contro il 24% dell’Europa, dice il rapporto del Global Media Monitoring Project, lo studio più autorevole che monitora l’uguaglianza tra uomini e donne nei mezzi di informazione. Per non dire dei convegni, che il più delle volte infilano dritti la strada dei manel, crasi tra man e panel, per dire che i relatori hanno un segno comune: sono tutti maschi.
Qualche mese fa Rai Radio 1, insieme alla Rappresentanza italiana della Commissione europea, ha presentato il memorandum d’intesa No Women No Panel- Senza donne non se ne parla, convinti che se nelle attività di comunicazione manca il punto di vista femminile la comunicazione è monca, molto più povera, squilibrata e che è anacronistico che la rappresentazione delle donne nell’informazione non rispecchi il contributo che le donne danno allo sviluppo del Paese. Perché, poi, le esperte ci sono, ci sono eccome. Bisogna volerle invitare.
Campionesse sì, esperte no
Prendi lo sport. È il quinto argomento più trattato al mondo, nelle prossime olimpiadi invernali di Cortina il 47% degli atleti saranno femmine, ma a commentare vengono chiamati sostanzialmente uomini: tra tutte le notizie di sport, quelle centrate su una figura femminile sono appena il 3% e fra i professionisti dello sport le donne hanno visibilità pari appena al 14%, rispetto all’86% degli uomini, ma non sono quasi mai interpellate a titolo di esperte (fonte Rapporto GMMP). Per questo è appena stato lanciato il progetto 100 esperte per lo sport, una banca dati libera e gratuita in cui sono raccolti i nomi di professioniste del tema: si tratta di atlete che hanno praticato attività agonistica ad altissimo livello, di esperte negli aspetti tecnici, di accademiche e studiose della sua storia, di professioniste delle federazioni. Il messaggio è: «Che nessuno più dica che non si invitano donne in qualità di esperte, perché non se ne trovano».
A volere la banca dati di nomi e curricula femminili sono stati L’Osservatorio di Pavia, istituto di ricerca indipendente specializzato nell’analisi dei media, e G.I.U.L.iA, associazione di giornaliste nata nel 2011 con un doppio scopo: sanare lo squilibrio informativo – anche mettendo in campo un linguaggio che non inciampi più in stereotipi e sessismo – e battersi perché le giornaliste se la possano giocare alla pari con i colleghi nelle redazioni, rompendo gap, steccati e i soffitti di cristallo.
Olimpiadi Milano-Cortina: le più gender balanced delle storia
D’ora in poi, insomma, non ci saranno più alibi per comunicatori e organizzatori di convegni: la banca dati 100 Esperte per lo sport fornirà loro i nomi delle professioniste competenti del campo. «Molto è cambiato negli ultimi 20 anni: a inizio secolo le atlete Olimpiche Invernali rappresentavano circa un terzo del totale. Le Olimpiadi Invernali di Milano Cortina 2026 saranno, invece, le più gender balance della storia. Il progetto 100 esperte per lo sport ha il merito di accendere un faro su questo tema, affidandoci un impegno concreto in questa direzione», commenta. Andrea Varnier, CEO del Comitato Organizzatore dei Giochi Olimpici e Paralimpici di Milano Cortina 2026. «I nomi ci sono. Le competenze ci sono e sono preziose. Dobbiamo proseguire sul percorso intrapreso».
Non solo sport
Le esperte di sport si affiancano oggi alle 430 che le hanno precedute in aree diversissime, ma altrettanto segnate da un forte squilibrio di genere. Nel 2016, infatti, il grande progetto delle 100 esperte è partito con 100 nomi e curricula di professioniste nelle materie STEM, area cruciale per lo sviluppo del Paese, quindi l’anno successivo si sono aggiunte le esperte di Economia e Finanza, nel 2019 quelle di Politica Internazionale e nel 2021 Storia e Filosofia (è possibile segnalare un’esperta, scrivendo a [email protected]). Per selezionare le professioniste è stato nominato un apposito Comitato Scientifico per ciascun settore e ci si è avvalse del Centro Genders dell’Università degli Studi di Milano per le STEM, dell’ISPI per la Politica internazionale, di docenti dell’Università Bocconi per l’area Economia e Finanza, dell’Università di Milano Bicocca per la Filosofia e dell’Università di Cagliari per la Storia. Quanto allo Sport, il Comitato Scientifico è formato da rappresentanti delle maggiori istituzioni italiane del settore.
Obiettivo: piena parità nelle professioni
«Nelle competizioni agonistiche la partecipazione è aumentata nel tempo e sta quantitativamente raggiungendo quella maschile, al punto che ai Giochi Olimpici 2024 di Parigi sarà sancita la piena parità di genere per la prima volta nella storia olimpica. Al contrario, nelle professioni dello sport – che, peraltro, offrono molte opportunità – la presenza delle donne non è ancora così significativa», commenta Claudia Giordani, ex campionessa di sci alpino, vicepresidente del Coni e membro del Comitato Scientifico di 100 Esperte. «L’impegno delle istituzioni sportive è andare verso un cambiamento culturale, per favorire l’ingresso di più donne: 100 donne per lo sport è sicuramente un tassello importante di questo sviluppo».