Le autorità corse confermano la dispersione in mare di una chiazza di carburante di oltre 10 chilometri quadrati
Ancora una volta emerge dal mare lo spettro di un disastro ambientale nello specchio d’acqua antistante le coste genovesi. E quando si parla di possibili disastri ambientali nel mar Ligure la memoria corre subito all’incidente avvenuto il 10 aprile del 1991 tra il traghetto Moby Prince e la petroliera Agip Abruzzo nella rada del porto di Livorno. Il giorno dopo, nelle acque antistanti Arenzano, affondò invece la petroliera Haven, un sinistro marittimo che, oltre ad avere causato la morte di cinque persone, provocò lo sversamento di migliaia di tonnellate di petrolio.
Per questo, è bene anzitutto premettere un fatto: dalle prime, sommarie, informazioni, l’incidente avvenuto oggi, tra Genova e Bastia, che ha coinvolto due navi, non sembra drammatico come i sinistri appena ricordati, ma potrebbe comunque inquinare irrimediabilmente una delle aree marine più preziose del Mediterraneo: il Santuario dei Cetacei. Non si esclude, insomma, che possa essere l’ennesimo disastro ambientale in una zona altamente pescosa e ricca di forme di vita a rischio estinzione (cetacei e altri grandi mammiferi marini come delfini e tursiopi) ma purtroppo anche densamente trafficata.
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Cosa sappiamo dell’incidente tra Genova e Bastia?
Al momento le notizie sono ancora frammentarie, sebbene il sinistro marittimo si sia verificato ormai diverse ore fa, alle 7:30 di domenica 7 ottobre. Il luogo dell’impatto tra le due imbarcazioni si trova tra Genova e Bastia, in acque internazionali, per la precisione a 14 miglia al largo di Capo Corso. La motonave Ulisse battente bandiera tunisina carica di auto e camion e la portacontainer cipriota Cls Virginia si sono urtate. Secondo la Capitaneria di Genova, che avrebbe a disposizione i filmati del sinistro (da cui è tratto il frame a corredo di questo articolo) la Ulisse avrebbe colpito di poppa il fianco della Virginia, squarciandole lo scafo. Sembra che, per motivi da accertare, quest’ultima avesse gettato l’ancora e fosse ferma in mare.
Fonte: Gendarmerie Nationale/Afp
In mare 600 metri cubi di combustibile. Una chiazza di 10km quadrati
Secondo le prime informazioni, subito dopo l’impatto che non ha causato feriti si sarebbe formata in mare una chiazza di carburante di circa 10 chilometri quadrati. Le autorità stimano uno sversamento in atto di non meno 600 metri cubi di nafta. La Francia, che gestisce i soccorsi, ha chiesto anche all’Italia il supporto per arginare il disastro ambientale in ottemperanza al piano d’intervento Ramogepol, istituito tra Francia, Italia e Principato di Monaco proprio per fare fronte comune a simili incidenti. Tre mezzi sono partiti dai porti di Livorno, Porto Aranci e Genova: si tratta di unità navali d’altura, mezzi Castalia: Nos Taurus di Livorno, Bonassola di Genova e Koral da Olbia.
Il tweet del ministro Costa
“Abbiamo inviato 3 nostre navi antinquinamento sul posto della collisione in acque francesi al nord della Corsica. L’obiettivo è recuperare la fuoriuscita stimata di 600 metri cubi di gasolio. Grazie anche alla Guardia Costiera che monitora con aereo e mezzi navali”. Lo ha scritto su Twitter il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa.
Abbiamo inviato 3 nostre navi antinquinamento sul posto della collisione in acque francesi al nord della Corsica. L’obiettivo è recuperare la fuoriuscita stimata di 600 metri cubi di gasolio. Grazie anche a @guardiacostiera che monitora con aereo e mezzi navali. pic.twitter.com/fXagbvWu6u
— Sergio Costa (@SergioCosta_min) 7 ottobre 2018
Cosa può essere accaduto?
Anche se è ancora troppo presto per lasciarsi andare alle speculazioni, dato che non sono nemmeno ancora chiare le conseguenze del possibile disastro ambientale nel cuore del Santuario dei Cetacei, dai primi dati emergono informazioni importanti circa quello che può essere accaduto al largo della Corsica.
L’incidente è avvenuto proprio nel cuore del Santuario dei Cetacei
Utilizzando il sito Marine Traffic è possibile per esempio notare come a portacontainer cipriota Cls Virginia prima di essere speronata stesse girando in tondo, compiendo una rotta sicuramente inusuale. La Ulysses era partita da Genova e stava facendo rotta verso Tunisi.
Secondo fonti francesi incaricate dell’inchiesta e riportate dall’agenzia Afp, al momento dell’incidente si sarebbe trovata in navigazione a una velocità troppo elevata in rapporto alla propria capacità di manovra. Dai siti meteo invece apprendiamo che in quella zona il tempo durante la collisione il tempo fosse buono e il vento soffiasse a 7 nodi (13 chilometri all’ora). Dunque all’origine del possibile disastro ambientale ci potrebbe essere o l’errore umano o il guasto tecnico.