Un sistema sostenibile per garantire connessione agli smartphone ovunque. Con consumi di energia e di suolo minimi, e una fonte energetica rinnovabile
Lo hanno chiamato RuralStar, ed è un progetto Huawei che esiste ormai da qualche anno: l’idea di base è creare un’antenna capace di portare segnale per connettere uno smartphone alla rete mobile nei luoghi più remoti del pianeta, e farlo creando un sistema il più possibile autosufficiente. L’idea si è evoluta nel corso del tempo, e oggi ha raggiunto uno stadio di evoluzione tale da essere al contempo decisamente economica e facile da installare e manutenere. Obiettivo dichiarato: portare 750 milioni di persone su Internet, dovunque esse siano.
Da Lite a Pro
Le precedenti versioni di RuralStar avevano un limite: per funzionare avevano bisogno di un sistema di alimentazione che prevedeva delle batterie, o qualcosa di analogo, e questo complicava sia la logistica di installazione che la manutenzione. Inoltre una batteria e qualsiasi dispositivo a terra può essere soggetto a danni, furti, manomissioni: occorreva trovare un modo di sollevare letteralmente da terra ogni componente di RuralStar, e per farlo bisognava trovare il modo di abbassare i consumi di energia per renderlo il più possibile semplice da alimentare. Senza contare che il 55 per cento dei siti interessati da questo tipo di installazione non disporrebbe comunque di un’alimentazione da rete elettrica, e che nella maggioranza dei casi qualsiasi lavoro edile complesso che richiederebbe l’utilizzo di macchinari (una scavatrice, ad esempio) può essere impraticabile.
Leggi anche: The Frequency of Love: uno smartphone parla con le megattere
La nuova versione Pro presentata da poco dall’azienda cinese ha messo insieme diverse novità: innanzi tutto si fa affidamento sulle versioni più recenti degli apparati RF di Huawei, capaci di trasmettere nelle tecnologie 2G e 4G con un singolo dispositivo compatto (parliamo di qualche decina di chilogrammi in totale) che si può agganciare direttamente sul palo su cui è installata anche l’antenna. Antenna che a sua volta è stata semplificata, quindi alleggerita, e dunque può essere incorporata in un palo di circa 6 metri di altezza che richiede fondazione e lavori di preparazione minimi per essere installata. Infine il consumo complessivo dell’apparecchiatura è sceso sotto 100 watt: l’alimentazione può essere garantita da due semplici pannelli fotovoltaici, anch’essi installati direttamente sul palo.
Huawei non fornisce indicazioni precise sul prezzo di questo tipo di soluzione: RuralStar è un prodotto per gli operatori telefonici, che posso scegliere di acquistare queste antenne “tutto in uno” per portare connettività mobile fino a 4G in luoghi fino a oggi di fatto irraggiungibili. Non c’è bisogno di connettività di backhauling, il segnale arriva direttamente tramite connessione punto-a-punto da un ponte radio direttamente su un’antenna direzionale montata sempre sullo stesso palo (dicendo addio alla costosa, complessa connessione satellitare). La manutenzione software dell’apparato può essere effettuata da remoto, gli interventi fisici sul posto dovrebbero essere ridotti al mimino e l’impegno per l’installazione pure. Di fatto si parla di un investimento nell’ordine di una decina di migliaia di euro per collegare comunità di circa 500 persone che fino a oggi non potevano essere raggiunte dal broadband mobile, e in cui spesso un cellulare è la via di accesso principale alla Rete.
Da 4G a 5G
Il prossimo step sarà, naturalmente, il passaggio al 5G: la nuova tecnologia di connettività mobile garantirà maggiore capacità sia in fatto di banda disponibile, quindi più dati più in fretta, che di latenza ridotta. La potremmo definire una vera e propria banda larga per cellulari, parliamo di capacità in termini di gigabit e non più di megabit, che nelle applicazioni del cosiddetto spettro mmWave (quello superiore ai 6GHz e in particolare sopra i 20 e fino a 60GHz) potrebbe essere utilizzato per collegare punto-a-punto dei dispositivi aerei (antenne insomma) creando una sorta di backhauling via etere che si potrebbe sostituire alla fibra ottica in talune situazioni.
In questa prospettiva ci sono altre opportunità in ballo: questo tipo di trasmissioni 5G di natura millimetrica potrebbero condurre a una nuova generazione di RuralStar capace di allargarsi al 5G, quindi portare ancora più connettività nelle aree rurali. Oppure in altre situazioni, dove sia presente una rete Sub6 quindi su frequenze più comuni e quando la rete in fibra non può arrivare dappertutto, dare vita al cosiddetto WTTx: anche nella nostra vecchia Europa, ci sono situazioni nelle quali si potrebbe pensare di portare broadband nelle abitazioni tramite una connessione 5G, con un ricevitore piazzato fuori dalla finestra e un sottile cavo speciale che attraverso il battente della finestra (senza fori nei muri o altre opere murarie) che lo colleghi a un router con funzioni del tutto assimilabili a quelli che siamo già abituati ad usare per ADSL e VDSL.
In questo caso parliamo di almeno 500 milioni di utenti potenzialmente interessati a questa tecnologia: potrebbe anche essere un sistema per portare la banda larga nelle cosiddette aree bianche, quelle dove l’investimento delle telco non è particolarmente remunerativo e dunque stenta a decollare.