Aumentano i furti di sabbia dalla costa. Sardegna Rubata e Depredata è la pagina Facebook dove i volontari coordinano le attività di salvaguardia di un patrimonio fossile unico e inestimabile
Dopo il maxi sequestro all’aeroporto di Elmas, in Sardegna, di 200 chili di granelli di quarzo rubati dalla spiaggia di Is Arutas, i ladri di sabbia tornano a colpire l’inestimabile patrimonio fossile sardo. Uno scempio a cui, sempre più spesso, abitanti e volontari del luogo devono assistere.
Con l’intento di proteggere le meravigliose spiagge, volontari e abitanti del luogo hanno creato la pagina Facebook “Sardegna Rubata e Depredata”, che utilizzano non solo a scopo informativo ma anche per coordinarsi tra loro, con l’intento di arginare il fenomeno e riportare a casa il patrimonio trafugato. Un piccolo esercito di giovani e volontari che si ergono a difesa del territorio.
“Per il momento abbiamo messo da parte 135 bottiglie di sabbia rubata solo nella spiaggia di Is Arutas, che sulla bilancia hanno pesato circa 200 chili – afferma Franco Murru, volontario – Si tratta della somma di decine e decine di piccoli sequestri effettuati in questi tre mesi, che visti singolarmente appaiano insignificanti, ma, nel complesso, sono un serio problema”.
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“Collezione Estate 2019”
“Collezione Estate 2019“ è stato il termine coniato, ironicamente, dai volontari per indicare il bottino dei tesori saccheggiati dall’isola. La sabbia recuperata rappresenta, però, soltanto una piccola parte di quella che in realtà sparisce, portata via a bordo dei traghetti, che non sono soggetti agli stessi controlli degli aerei.
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Un grande lavoro di recupero, catalogazione dei fossili e redistribuzione nel luogo di provenienza, eseguito dai tanti volontari di Sardegna Rubata e Depredata che lavorano come security negli aeroporti, e anche grazie al prezioso contributo del Corpo delle Guardie Ambientali della Sardegna.
Perché la sabbia sarda fa gola ai ladri
Ma perché la sabbia sarda fa così tanto gola ai ladri? La ragione non è solo per il suo colore, un bianco che rimanda alle spiagge tropicale e che permette alla sabbia di cambiare colore a seconda dell’ora (da arancione a rosa) e della giornata, ma anche della sua consistenza, frutto di un lavoro naturale lungo anche milioni di anni, che fa assomigliare i granelli a vere e proprie “perle”. Trenta chilometri di arenile, da Is Arutas, Mari Ermi e Maimoi, unici al mondo, a loro volta differentissimi per tipologia di minerali.
“L’aeroporto di Olbia, nel mese di luglio, ha annunciato che nei propri depositi giacciono 10 tonnellate di materiale requisito, il quale, grazie ad un accordo con l’area Marina Protetta Tavolara Capo Coda Cavallo verrà riposizionato a breve – racconta Franco a StartupItalia – L’aeroporto di Cagliari, anche quest’anno a fine stagione, riporterà nei siti di provenienza non meno di 5 tonnellate di materiale. Solo per il comprensorio di Villasimius, invece, da inizio estate abbiamo già requisito e riposizionato circa 8 quintali di sabbia, sassi e conchiglie, mentre tra le altre aree più colpite dal fenomeno ci sono Chia-Teulada, Costa Rei-Muravera, Costa Verde-Sinis”.
Spiagge a numero chiuso?
A fronte di questi dati decisamente poco incoraggianti, sulla pagina Facebook “Sardegna Rubata e Depredata” si legge: “Appare improcrastinabile istituire il numero chiuso su quelle spiagge che non possono reggere un impatto antropico così invasivo, abbandonate al proprio triste destino e in balia di saccheggiatori e vandali impuniti”.
Il messaggio si rivolge al direttore dell’area marina protetta Sinis Mal di Ventre e agli amministratori del Comune di Cabras che, secondo quanto denunciato sul social, non si sono mai attivati seriamente per impedire questi atti vandalici. Con l’hashtag #chiudetequellaspiaggia i volontari di Sardegna Rubata e Depredata invocano l’urgenza e la necessità di vietare l’accesso a turisti, e non, nelle zone dell’isola che hanno bisogno di una maggiore tutela e protezione.
E la Regione?
“Crediamo di aver contribuito in questi anni, anche grazie alla nostra pagina Facebook, ad una diffusione della problematica, nella speranza di informare quanta più popolazione possibile – afferma Franco – Certamente ci siamo riusciti, ma evidentemente non è abbastanza perché manca una massiccia e mirata campagna informativa istituzionale da parte della Regione Sardegna che, invece, sembra continuare a sottovalutare il problema”.
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Ma dal Consiglio regionale pare che qualcosa si smuova. “Dopo i recenti fatti di cronaca relativi al furto di sabbia e conchiglie, indebitamente prelevati dai litorali isolani, è urgente che siano predisposte azioni più adeguate per porre fine ad atti, come questi, che mettono a rischio non solo il nostro ambiente ma la nostra cultura – si legge in una lettera del presidente del Consiglio regionale, Michele Pais, indirizzata al Presidente della commissione consiliare competente Giuseppe Talanas – Il patrimonio naturalistico rappresenta un vero e proprio valore da mantenere intatto e da proteggere. Per noi sardi, in particolare, esso assume anche un connotato identitario di grande rilievo in quanto, con le sue pregevoli peculiarità, contribuisce ad arricchire la singolarità della nostra isola, della sua cultura e della sua storia”.
Secondo quanto pubblicato sul sito del Consiglio regionale, il presidente ha anche richiesto l’avvio di una campagna informativa, rivolta a turisti, residenti e giovani studenti, oltre alla richiesta di valutare la possibilità di predisporre una disciplina regionale più incisiva.
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“A inizio stagione, Federalberghi Sardegna ha sposato in pieno la nostra campagna informativa di sensibilizzazione, diffondendo a tutti gli esercenti delle brochure in 6 lingue, a titolo informativo, indirizzate agli ospiti, per comunicare ed informare sui danni provocati da tali spregiudicati atteggiamenti nei confronti dell’ambiente, oltre ai rischi penali e pecuniari derivanti”, aggiunge Franco, e conclude dicendo: “La risposta della popolazione è, come sempre, encomiabile e di fondamentale aiuto. Abbiamo creato un piccolo ma agguerrito esercito di volontari che quando si trovano in spiaggia vigilano e, nei limiti del possibile, tentano di scongiurare gli eventuali abusi ai quali assistono. Però tutto questo sembra, comunque, non bastare”.