Anno secondo del progetto dedicato ai rifugiati: che si rilancia a Milano dopo la prima academy torinese. Con il supporto di nomi importanti dell’industria, per promuovere il concetto di ricchezza che nasce dalla diversità
Insegnare informatica per offrire un’importante opportunità di integrazione: ottenere, in cambio, un’importante spinta fatta di passione e un arricchimento culturale. L’obiettivo di Powercoders, accademia dedicata all’insegnamento dell’informatica ai rifugiati, è proprio questo: un tentativo di dare vita a un circolo virtuoso che crei occasioni di arricchimento reciproco, di comunicazione tra comunità e culture, e se possibile anche trovare un lavoro alla fine del percorso di formazione. Dopo aver lanciato il chapter italiano a Torino nel corso del 2020, nel 2021 Powercoders raddoppia: si riparte anche da Milano ma con l’ambizione, di già, di allargarsi nel resto d’Italia. Anche grazie a una nuova formula digitale.
Come funziona Powercoders
“Il nostro è un processo di selezione piuttosto lungo e complesso, con prove tecniche ed attitudinali: non richiede una competenza pregressa, ma il nostro obiettivo è valutare la motivazione, la passione, la proattività e la capacità nel risolvere problemi dei candidati” racconta a StartupItalia Stella Gianfreda, Social Lead di Powercoders in Italia, commentando la nascita dell’academy di Milano. Sono state oltre 100 le candidature analizzate per questa edizione, e questa edizione ha abbracciato nuove nazionalità: ci sono anche partecipanti che arrivano dall’America Latina, uno dei luoghi del pianeta da cui negli ultimi tempi si sono moltiplicati gli arrivi nel nostro Paese.
Altro aspetto significativo è l’inclusione: quest’anno sono raddoppiate le donne ammesse alla nuova accademia milanese e si tratta, nelle intenzioni di Powercoders, di un trend che deve continuare a crescere. “La maggior parte dei partecipanti al programma ottiene l’indipendenza economica: la diversità fa bene a tutti, e con l’Academy possiamo ribaltare la visione dominante dell’immingrazione – continua Gianfreda – Ovvero che è una risorsa, dati alla mano, e un’opportunità importante per i partecipanti: nel nostro caso sono cittadini stranieri rifugiati, persone che hanno perso tutto dal punto di vista materiale e umano. Questo programma è disegnato per essere quanto di più lontano dall’assistenzialismo: il nostro è un training professionalizzante, che comprende attività specifiche per migliorare la comunicazione, la gestione dei conflitti e delle differenze culturali, con l’obiettivo di fornire gli strumenti per rendersi indipendenti”.
Si tratterà comunque di un’edizione molto particolare: “Approdiamo a Milano in modo metaforico, purtroppo: sarà un’edizione del programma full-remote, fatto che ha posto nuove sfide ma apre anche nuove opportunità. Di sicuro vogliamo creare comunque un certo senso di comunità tra i partecipanti, stimolare relazioni e scambi tra loro. Non offriamo solo formazione tecnica: nel percorso, grazie ai nostri partner e alle agenzie del lavoro che collaborano con noi, cerchiamo di offrire anche informazioni sul mondo del lavoro, sui contratti, sulle competenze relazionali. Circa l’80 per cento dei partecipanti riesce a ottenere un inserimento lavorativo, tutti ottengono un tirocinio e molti di loro lo hanno già convertito in un contratto vero e proprio” conclude Gianfreda.
Il supporto della comunità
Powercoders è reso possibile dal sostengo di Reale Foundation, in collaborazione con l’UNHCR, Le Wagon e il Comune di Milano, e grazie al supporto Fondazione Italiana Accenture (che ha messo a disposizione anche la piattaforma e-learning) e Lenovo: quest’ultima ha fornito anche quest’anno l’hardware indispensabile allo svolgimento delle attività della academy, e lo fa – come spiega a StartupItalia Natasha Perfetti, country marketing manager di Lenovo Italia – “Perché riteniamo fondamentale per un’azienda come la nostra ridare alla comunità quanto la comunità ci ha dato. E vogliamo mettere in pratica questa intenzione, vogliamo dare una mano in maniera concreta: in Italia siamo molto attenti a questo aspetto, a supportare iniziative che riteniamo fondamentali”.
È una questione di DNA, continua il manager, un approccio che in Lenovo è particolarmente radicato trattandosi di una multinazionale che ha puntato sulla multiculturalità come risorsa: “Per noi è davvero importante che chi guida l’azienda provenga da differenti culture, perché siamo convinti che dall’incontro tra queste culture possano nascere idee vincenti”. Ma c’è anche altro: Perfetti ricorda la vision di Lenovo riassunta nello slogan smarter technology for all, “Che significa che per fare la differenza la tecnologia deve essere inclusiva e soprattutto alla portata di tutti. Per creare una società più equa e solidale, in cui la tecnologia può aiutare a superare alcune barriere”.
Infine c’è una questione che potremmo definire filosofica: “Crediamo fermamente che la tecnologia trasformerà la società e i mestieri del futuro: nel corso della conferenza di presentazione di questa nuova academy abbiamo ascoltato la testimonianza di uno dei partecipanti all’academy di Torino, che ha parlato con sincerità della sua storia. Viene dalla Siria, ha visto l’Italia come l’opportunità di una seconda vita e di una seconda possibilità: e grazie alle aziende e alle associazioni che hanno partecipato e creduto in questo iniziativa ora ha ottenuto questa seconda possibilità. Questi sono strumenti di integrazione – conclude Perfetti – per persone che ci mettono passione e possono dare tanto: avendo visto i risultati dello scorso anno siamo stati convinti a continuare, perché sappiamo che la tecnologia può fare la differenza ma certamente non è l’unico strumento che abbiamo a disposizione”.