Oggi dovremmo tutti fermarci un attimo per dedicare un pensiero al nostro pianeta, chiedendoci se e quanto facciamo nella nostra vita quotidiana per proteggerlo. La stessa domanda se la porrà almeno un miliardo di persone in 192 paesi del mondo, come accade ormai da 52 anni ogni 22 aprile. L’Earth Day, o Giornata della Terra, è la più grande manifestazione ambientale esistente, promossa dalle Nazioni Unite. Un momento per sottolineare tutti insieme la necessità di conservare le risorse naturali a nostra disposizione.
In Italia lo celebriamo ufficialmente dal 2007 su coordinamento di Earth Day Italia, sede italiana ed europea della ong americana Earth Day Network, che promuove la Giornata a livello mondiale.
La prima Giornata della Terra
L’idea venne al presidente John Fitzgerald Kennedy, ma fu discussa per la prima volta nel 1962 su iniziativa del senatore statunitense Gaylord Nelson: negli anni delle contestazioni contro la guerra del Vietnam pensò di organizzare un “teach-in”, ovvero una manifestazione di protesta pacifica, fatta di conferenze e dibattiti, dedicata alle questioni ambientali. Subito coinvolse noti esponenti del mondo politico, come Robert Kennedy, che nel 1963 attraversò 11 Stati americani, tenendo una serie di meeting.
Il progetto prese definitivamente forma nel 1969 dopo un grave disastro ambientale in California, causato dalla fuoriuscita di petrolio dal pozzo della Union Oil al largo di Santa Barbara. Nelson decise che era giunto il momento di portare le questioni ambientali all’attenzione dell’opinione pubblica. Così il 22 aprile 1970 20 milioni di cittadini americani si mobilitarono per la prima volta in difesa della Terra.
La Giornata della Terra oggi
Cinquantadue anni dopo gli studenti e i giovani hanno un ruolo fondamentale nella promozione dell’Earth Day: oggi ancor più di allora, la “Green Generation” scende in campo per un futuro senza l’energia derivante da combustibili fossili, chiede fonti rinnovabili e green economy, lotta per la responsabilizzazione individuale verso un consumo sostenibile e per un sistema educativo che comprenda le tematiche ambientali.
Così sono nati i Fridays for Future (letteralmente “venerdì per il futuro”), gli scioperi per il clima a cui nel 2018 ha dato il via l’attivista svedese Greta Thunberg, che hanno coinvolto finora oltre sette milioni di persone, soprattutto giovani, in più di cento Paesi. Al grido di “Non esiste un Pianeta B” e “Ci avete rotto i polmoni”, ragazzi e ragazze tra i 14 e i 25 anni hanno manifestato, e tuttora manifestano, le loro preoccupazioni comuni: crisi climatica, riscaldamento globale, scioglimento dei ghiacciai, fenomeni meteorologici estremi come incendi e inondazioni.
La ricerca dell’università di Pavia
Che i giovani siano sempre più consapevoli e sensibili alla sostenibilità lo conferma anche una ricerca dell’università di Pavia, messa a punto dal Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali in collaborazione con ISTAT. Agli studenti italiani delle scuole superiori (classi IV e V) è stato sottoposto un questionario di promozione e orientamento sul tema “Ambiente, Sostenibilità, Ecologia. Variabili e determinanti delle politiche pubbliche per le future generazioni”.
Il 71% è d’accordo nel giudicare peggiorato lo stato di salute del Pianeta negli ultimi due anni. Quali sono gli ambiti più urgenti in cui intervenire? L’inquinamento atmosferico per il 52%, il cambiamento climatico per il 51% e la tutela della biodiversità e degli ecosistemi per 49%, seguita dalla tutela delle acque e dell’energia pulita. È inoltre necessario un miglioramento dell’utilizzo dell’energia (74%), una riduzione dei rifiuti (68%) e una riduzione degli sprechi alimentari (60%). Lo sviluppo sostenibile si propone di soddisfare i bisogni delle persone presenti e future, diminuendo le diseguaglianze e salvaguardando il pianeta (74,3%).
I giovani attivisti per il clima in Italia e nel mondo
Non solo Greta Thunberg, quindi. Se il volto più conosciuto è lei, che è stata anche candidata al premio Nobel per la pace per l’attivismo climatico, sono tanti i ragazzi simbolo di questa generazione, dall’Italia al resto del mondo.
Nel nostro Paese si è distinta come “influencer ambientale” Federica Gasbarro, romana, classe 1995, con un profilo social da oltre 20mila follower. Laureata in scienze biologiche, è autrice di due libri, “Diario di una striker” e “Covid-19 e cambiamento climatico”, e compare nella lista dei 100 Number One di Forbes Italia, la classifica dei giovani italiani leader del futuro. Militante sin dal primo giorno nel movimento Fridays for Future, a ventisei anni ha rappresentato l’Italia alle Nazioni Unite al primo raduno di giovani leader al palazzo di vetro di New York e all’Assemblea Generale durante il vertice per il Clima 2019. L’Onu e il governo italiano l’hanno scelta anche per la partecipazione alla Youth4Climate di Milano del 2021, un evento che era parte integrante del negoziato sul Clima COP26, dove Federica ha contribuito a scrivere il documento che è stato portato a Glasgow sul tavolo dei ministri.
Al suo fianco c’era Daniele Guadagnolo, 28 anni, di Arona (Novara), laureato in economia presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca. Appassionato di sostenibilità e comunicazione, lavora come marketing specialist ed è co-fondatore e membro attivo di diverse organizzazioni senza scopo di lucro e network presenti in Italia e sul territorio internazionale, tra cui Change For Planet, United Nations Conference on Trade and Development Youth Action Hub of Italy e European Climate Pact Ambassadors. L’obiettivo a cui lavora è la creazione di progetti ed iniziative concrete in grado di spingere gli altri a seguire uno stile di vita più sostenibile.
Uscendo dai confini nazionali, tra i giovani attivisti dell’ambiente, impegnati a fare pressioni sulle istituzioni e gli scienziati dei loro Paesi perché pensino al loro futuro, c’è Dominika Lasota, ventenne polacca, che ha organizzato regolari eventi di sciopero scolastico per il clima nel suo Paese.
Così come Luisa Neubauer, soprannominata la “Greta Thunberg tedesca”, una delle principali organizzatrici dei Fridays For Future in Germania. Se lei è stata in Italia nell’ottobre 2020 per incontrare l’allora premier Giuseppe Conte, nel 2021 la sua “collega” Vanessa Nakate è stata protagonista della Youth4Climate milanese. L’attivista ugandese 24enne, considerata la “Greta Thunberg africana”, ha scoperto l’ambientalismo e i Fridays For Future nel 2019, dopo la laurea in economia alla Makerere University.
Dall’Africa alla Cina, Ou Hongyi (Howey Ou in inglese) è una coraggiosa attivista che promuove lo sciopero scolastico per il clima a Guilin, nel sud del Paese, chiedendo ulteriori azioni per limitare le emissioni di gas serra.
Una vita difficile, sorvegliata dalle autorità, come quella della “Greta Thunberg indiana”, Disha Ravi, 23 anni, che è stata anche in carcere a causa della sua lotta ambientalista nel febbraio 2021.
Dall’India arriva anche Aditya Mukarji, 17 anni, identificato dalla Bbc come uno dei 7 giovani ambientalisti da tenere d’occhio nel mondo insieme a Greta Thunberg. Nel marzo 2018, quando era poco più che un bambino, ha varato una campagna contro le cannucce di plastica nel suo Paese: in soli 5 mesi è riuscito a convincere hotel e ristoranti di Nuova Dehli a eliminare mezzo milione di cannucce. “Quando i bambini parlano di ambiente, la gente ascolta”, ha dichiarato. Perché la difesa del pianeta va sostenuta in prima persona con i fatti.
Ed è per questo che Esmeralda Wirtz, 28enne belga laureata in Sociologia con un Master in Scienze ambientali, ha fatto della sostenibilità il suo stile di vita. La sua attenzione alla decarbonizzazione l’ha portata a trasferirsi in un’abitazione che non è collegata alla rete elettrica e a quella idrica: nella sua minuscola casa su due ruote, una “tiny house” per l’esattezza, l’energia è garantita dai pannelli solari e il consumo d’acqua è limitato a 100 litri a settimana.
La lista potrebbe proseguire ancora a lungo, ma, tra tutti i nomi, vale la pena di evidenziare l’impegno di Mitzi Jonelle Tan: filippina, poco più che ventenne, si batte per accendere i riflettori su una particolare conseguenza del cambiamento climatico, quella dei disturbi mentali. Un “climate trauma” fatto di ansia e attacchi di panico, di cui lei stessa soffre, a causa dei tifoni sempre più frequenti e violenti che colpiscono la sua città. “In quei momenti ho paura di affogare nella mia stanza”, ha confidato, e “mi sento senza speranze e senza voglia di vivere”. Per questo ha decido di scendere in campo perché l’opinione pubblica tenga conto anche dei gravi riflessi psicologici che i disastri ambientali possono avere sui cittadini.