In tempo di Def, tutti vogliono dire la propria. L’Associazione ambientalista suggerisce al Governo alcuni incentivi per la green mobility a costo zero
Dato che tra Flat Tax, reddito di cittadinanza e superamento della legge Fornero, i conti non sembrano tornare, non sarà facile per Legambiente farsi ascoltare. Ma l’Associazione ambientalista ha voluto comunque approfittare del periodo autunnale, in cui l’esecutivo è tradizionalmente alle prese con il bilancio dello Stato, per ricordare al Governo giallo-verde che sarebbe auspicabile inserire diverse norme finalizzate allo sviluppo della mobilità sostenibile. Ne guadagneremmo tutti: noi, l’ambiente e la nostra salute.
Niente esborsi per lo Stato: a pagare è chi inquina
Secondo Legambiente, si tratta di proposte “a costo zero” almeno per il bilancio dello Stato, già duramente messo alla prova da altre misure. Questo perché verrebbero finanziate proprio da chi inquina, con un meccanismo che permetterebbe di far gravare le tasse sui trasporti in misura proporzionale a chi più sporca e spreca e facendo finalmente valere il principio “tanto inquino, tanto pago”. È questa la sfida che Legambiente lancia alla Lega e a Movimento 5 Stelle, i due azionisti di maggioranza dell’esecutivo del Cambiamento, proprio nei giorni in cui in alcune Regioni sta scattando lo stop ai diesel più vecchi ma, soprattutto, nelle ore in cui il ministro Tria lima il Def, il Documento di Economia e Finanza.
Le 10 proposte per la mobilità sostenibile
Ecco allora le proposte di Legambiente a bilancio dello Stato uguale a zero:
Accise carburanti proporzionali all’inquinamento (al peso molecolare del carbonio): in pratica il gasolio costerà uguale alla benzina nel 2019 e più della benzina nel 2020. E’ assurdo che lo Stato continui (con minori tasse) agevolare i diesel, salvo poi bloccarne la circolazione nelle città inquinate.
Voucher mobilità sostenibile di mille euro a chi rottama la vecchia auto. Il voucher però non può essere impiegato per acquistarne una nuova, perché lo scopo è ridurre la motorizzazione privata. Con i mille euro si può acquistare abbonamenti e biglietti del trasporto pubblico, servizi sharing mobility, noleggio mezzi e veicoli elettrici elettrici e elettromuscolari (dalla micromobilità sino ai quadricicli leggeri). Il voucher è regionale, così come il “malus” che lo finanzia, costituito da un aumento del bollo sui veicoli più inquinanti e sui mezzi di lavoro (che oggi pagano pochissimo).
Sostegno alla mobilità sostenibile finanziati dalle aziende (ed enti pubblici) per dipendenti e famigliari: sempre di mille euro a dipendente, ma annuale. In pratica sino a mille euro di “welfare mobilità” erogati dall’azienda non costituisce reddito da lavoro ed è esentasse. E di composizioni uguale al “voucher”, con in più la possibilità di usare anche flotte aziendali in “corporate sharing” (cioè auto usate per lavoro, ma disponibili per la mobilità privata dei dipendenti).
Agevolazione IVA per la sharing mobility (10%, come sui biglietti di mezzi pubblici) e flotte aziendali elettriche usate come veicoli in condivisione anche per gli spostamenti privati dei dipendenti: in questi casi la detrazione IVA nell’acquisto o noleggio dei veicoli è 100%.
Incentivo sino a 6 mila euro per chi acquista un’auto elettrica (metà se plug-in), al pari di quel che succede negli altri grandi Paesi europei. E come succede all’estero, finanziato da un aumento delle tasse d’acquisto proporzionale alle emissioni di CO2 e al costo: zero se con emissioni inferiori a 95 grammi CO2 a km, 1% sino a 120 grammi, 2% auto più grandi e inquinanti. La misura è in gradi di finanziare sino a 80 mila auto elettriche.
Colonnine di ricarica, incentivo ai privati, locali pubblici, garage, ecc: detrazione del 50% delle spese in 10 anni come nel caso di ristrutturazioni edilizie. Inoltre l’energia elettrica per la ricarica in ambito pubblico non deve essere gravata di alcuna accisa.
Autotrasporto: basta sconti fiscali per la trazione a gasolio. Già del 2015 si è smesso di finanziare i camions Euro2 e precedenti. Proponiamo di impiegare le stesse risorse a sostegno di una conversione graduale di tutto il trasporto pesante in biometano – GNL (gas liquefatto) e il trasporto leggero in elettrico.
Micromobilità elettrica: monopattini, monoruota ed altri (hoverboard e skateboard), musculari, elettrici ed elettromuscolari, dovrebbero essere sottoposti a norme assimilate a quelle delle e-bike: sicuri, velocità massima 6 Km/h sui marciapiedi, 25 km/h nelle piste ciclabili e ammessi sulla strade urbane. Deve essere consentito il trasporto gratuito sui mezzi pubblici. Se ne sono venduti 45 mila l’anno scorso, possono essere un aiuto e a zero emissioni, per fare intermodalità con i mezzi pubblici!
Permettere, per chi usa o possiede un’auto elettrica, di scambiare elettricità in rete: acquistarla quando si ha necessità di ricarica, venderla quando la rete ne ha bisogno. Il contributo dei veicoli può essere determinante con la diffusione in rete dei piccoli impianti rinnovabili discontinui, come il solare e l’eolico.
Privilegiare, nei trasferimenti statali ai Comuni, le amministrazioni che si sono date piani con obiettivi di mobilità rigorosi che prevedano: basse emissioni, elettrificazione, smartless, quartieri “car free”, ridisegno spazio pubblico per privilegiare altre funzioni urbane.