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Una libreria nel centro storico di Trieste, che da sempre crede nel valore potentissimo delle storie e della letteratura e nelle librerie come presìdi  sociali e culturali sul territorio, lancia un’iniziativa che in poco tempo richiama volontari da tutta Italia: leggere romanzi via telefono alle persone sole e rinchiuse nelle case della pandemia. E del resto, le neuroscienze confermano  le grandi potenzialità della lettura a favore del benessere psicofisico.

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Quando Samanta Romanese della libreria Ubik di Trieste ha rivelato allo storico quotidiano locale Il Piccolo il progetto di lenire la solitudine degli anziani raccontando loro delle storie, non si aspettava di venir coperta di email di volontari, tutti pronti a partire, libri in resta verrebbe da dire, per tenere compagnia via telefono con le trame sprigionate dai romanzi.  “Al momento sono circa 150 le persone che, da tante parti d’Italia, si prestano a leggere libri a persone che si ritrovano sole, attraverso il nostro progetto Libri al Telefono ”, racconta Samanta Romanese dalla libreria di Piazza della Borsa, che nei tempi distesi pre-Covid organizzava eventi quotidiani aperti alla città anche con cadenza quotidiana e lanciava qua e là sinergie con il territorio, vedi quella con l’ospedale infantile della città.

Il valore civile della letteratura

“Io e le persone che lavorano qui non abbiamo mai smesso di credere nel valore civile della letteratura e nelle librerie come presidio sociale e culturale sul territorio. Insomma, per noi fare i librai non può esaurirsi nel gesto di vendere libri. Così quando i lockdown hanno chiuso dentro le loro case gli anziani, ci è venuto istintivo volerli raggiungere con la voce, il racconto, il romanzo, ispirati anche dalla bella idea di un bibliotecario madrileno che, blindata improvvisamente la biblioteca in cui lavorava a causa del Covid, si era messo giusto a leggere romanzi attraverso il cellulare. E siamo partiti, spargendo la voce, chiamando la Croce Rossa e le residenze per anziani, e mettendo a disposizione i tanti titoli raccolti negli scaffali dei nostri locali. Oggi, dalla nostra libreria leggiamo le storie di Elena Ferrante così come i più semplici romanzi rosa o saggi sulla Trieste degli anni Cinquanta, molto amati da una generazione di anziani che in quegli anni era giusto ragazzina», racconta questa libraia che insieme ai titolari Gaspare Morgante e Laura Terdossi e alla collega Rita Bais formano un team di librai coraggiosi e versatili.

“Siamo un gruppo professionale che è anche una famiglia, e amiamo davvero il nostro lavoro. Crediamo a fondo in quel che facciamo e quindi cerchiamo di andare oltre il “negozio dove si compra”: il legame con il territorio e il valore civile della letteratura lo sentiamo tutto”.

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Leggere fa bene, e c’è un nesso tra letteratura e apprendimento

Laureata in Letteratura italiana moderna e contemporanea, con un dottorato in Storia della Letteratura di massa, Samanta Romanese  ricorda che le neuroscienze oggi mettono sempre più chiaramente in luce il nesso tra la lettura e l’apprendimento,  la lettura e il benessere complessivo della persona. “Maryanne Wolf, neuroscienziata cognitiva americana, ci ha spiegato che noi esseri umani non siamo nati per leggere e che, dunque, il nostro cervello non ha strumenti innati per comprendere lo scritto ma deve, al contrario, compiere in un lampo operazioni straordinariamente complesse come riconoscere il grafema, quindi trasformarlo in parole e, successivamente, associare il significato, un’operazione che mobilita ampie aree cerebrali. È, insomma, un’esperienza che allena ampiamente il cervello. Le ricerche eseguite attraverso la tomografia assiale computerizzata, poi, ci indicano che durante la lettura si attivano anche le aree deputate alle emozioni, nei bambini persino le aree del movimento…  Aggiungo che ciascuno di noi può sperimentare quanto immergersi in lettura sia un’esperienza  che nutre il pensiero critico, la riflessione, l’immaginazione, la capacità di contemplare, perfino l’empatia… Ecco, nella nostra libreria noi siamo certi che leggendo a voce alta di personaggi, di trame, di ambienti diversi dal proprio, di avventure umane si possa dispiegare anche in chi ascolta attivamene una tale ricchezza di emozioni, sensazioni, riflessioni che vogliamo assolutamente metterle a disposizione di chi in questo momento è avvolto dalla solitudine e non vede fuori da questo molte prospettive.  Siamo certi che le storie possono essere più forti, e come tale possono portare sollievo e benessere  a mente, anima e corpo.  Oggi, anzi, ci preme molto rassicurare gli anziani destinatari del nostro progetto, già vulnerabili nella vulnerabilità diffusa da questa pandemia, che possono temere per queste nostre… incursioni vocali a casa loro: abbiamo messo a punto un protocollo che i nostri volontari devono scrupolosamente seguire nell’avvicinarli, in modo da rassicurarli e impedire che la paura infici la bellezza dell’esperienza che, attraverso i volontari,  desideriamo  regalare loro”.

 

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