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Andare in bicicletta ci insegna a trovare il nostro equilibrio, in sella come nella vita: è questo il segreto alla base del successo del Giro d’Italia Handbike, che quest’anno è alla sua14esima edizione. La prima tappa si è svolta a marzo a Genova, capitale europea dello Sport 2024, e la chiusura sarà il prossimo ottobre a Como: in totale sei tappe che attraverseranno tutta l’Italia, con il sostegno di importanti istituzioni sportive come CONI, Comitato Paralimpico Italiano e Federazione Ciclistica Italiana.
Del resto la bici è da sempre considerata molto di più di un mezzo di trasporto o un’attività sportiva, quasi fosse una vera e propria filosofia di vita. Conan Doyle, il papà di Sherlock Holmes, diceva addirittura che quando il morale è basso, il lavoro va male o si ha una giornata storta, la soluzione ideale è montare su una bicicletta e pedalare. Sarà per queste sue caratteristiche che il ciclismo paralimpico ha preso così tanto piede in Italia.

Handbike, a tutti le stesse possibilità di andare in bici 

Partiamo dal principio: per handbike intendiamo una bici – comunemente a tre ruote – che si muove tramite delle manovelle che vengono azionate con la forza delle braccia: per questo è un mezzo di trasporto molto utilizzato da persone con disabilità agli arti inferiori. «L’idea di una manifestazione ciclistica che offrisse agli atleti paralimpici le stesse opportunità dei professionisti prende forma nel 2010 grazie al contributo del C.O. Andrea Leoni (ideatore anche del “Diamond of Fame – Premio al miglior Atleta Paralimpico dell’Anno”, ndr), e di un gruppo di amici, che, con visione lungimirante, danno il via a un progetto di promozione dell’inclusione e dell’accessibilità nello sport», racconta a Startupitalia Fabio Pennella, Presidente SEO (Solutions&Events Organization), società che organizza la manifestazione.

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«Nel 2024 il Giro Handbike si conferma non solo come la principale manifestazione del settore in Europa, ma anche una delle più longeve nel panorama nazionale. Questo successo è interamente da attribuire alla dedizione dei nostri volontari, i quali non hanno mai smesso di credere nel progetto, lavorando instancabilmente per ottenere risultati eccellenti nel corso degli anni».
La priorità è quella di sensibilizzare l’opinione pubblica, attraverso la promozione della disciplina sportiva e del territorio, unita al desiderio di offrire gare competitive di alto livello «con una grande attenzione alla sicurezza, tema che oggi come oggi resta imprescindibile e fondamentale».

Obiettivo sensibilizzazione

Anche se il tema dell’inclusione sportiva e sociale oggi è ampiamente dibattuto, c’è ancora il rischio che rimanga confinato a livello teorico-politico senza tradursi in azioni concrete. «Per questo da ben 14 anni le nostre gare si svolgono esclusivamente nei centri cittadini – sottolinea Pennella -. Crediamo fermamente che solo facendo vivere da vicino questa competizione sportiva, sempre più persone possano comprendere appieno lo sport paralimpico e superare i pregiudizi. Purtroppo, ancora oggi, la disabilità viene spesso vista con pietismo. Da anni mi impegno costantemente per mettere in luce la sportività e l’agonismo che non devono mai essere associati a un concetto distorto di disabilità».

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Le persone al centro

Se davvero vogliamo iniziare a parlare di inclusione, dobbiamo iniziare a guardare le persone disabili come atleti e come persone e non come disabili in quanto tali: «Nel 2022 ho avuto l’onore di essere nominato Ambasciatore di Milano nel mondo: mio compito prioritario rimane la promozione della città, unita alla promozione dello sport paralimpico.  Siamo già attivamente coinvolti nella preparazione per Milano Cortina e stiamo strutturando diversi eventi, tra cui un progetto prestigioso ed ambizioso che coinvolgerà diverse stelle del mondo paralimpico. Anche in questo caso, faremo la nostra parte giocando un ruolo fondamentale».

La vittoria è stare bene con sé stessi

Avvicinarsi a questo bellissimo sport con l’aspettativa di divertirsi e di raggiungere ogni risultato per se stessi è fondamentale. «Anche se la competizione è un’ambizione condivisa da molti, è importante fare un passo indietro e ricordare il punto di partenza. Personalmente – conclude Pennella – credo che il motivo principale per praticare uno sport debba essere la voglia di migliorarsi e stare bene con se stessi. La competizione può essere stimolante, ma non dovrebbe mai oscurare il piacere intrinseco di fare attività sportiva e di sentirsi così realizzati personalmente».