Le autorità transalpine hanno messo in atto il piano «Polmar» contro l’inquinamento marittimo. Si tratta di un protocollo di intervento francese che scatta per fronteggiare gli scenari peggiori
In Italia se ne parla poco semplicemente perché le correnti, al momento, hanno spinto la marea nera verso la Francia, salvando le coste liguri, ma nei nostri mari è tuttora in atto una emergenza ambientale significativa.
Une pollution aux boulettes de pétrole touche des plages du Var pic.twitter.com/ZEEZ7DWdWG
— Var-matin (@Var_Matin) 16 ottobre 2018
Proprio in queste ore, infatti, alcune delle più belle spiagge del dipartimento del Var (Varo, italianizzato) della regione Provenza-Alpi-Costa Azzurra, stanno venendo insozzate dagli idrocarburi fuoriusciti lo scorso 7 ottobre a seguito dello scontro tra due navi che si è verificato nella rotta tra Genova e Bastia, in acque internazionali, per la precisione a 14 miglia al largo di Capo Corso. Per cause ancora da capire, dieci giorni fa la motonave Ulysses battente bandiera tunisina carica di auto e camion e la portacontainer cipriota Cls Virginia si sono urtate.
Fonte: Var-matin – Twitter @Var_Matin
Nonostante il silenzio del Ministero dell’Ambiente (che sui propri canali social ha smesso di monitorare l’emergenza lo scorso 8 ottobre), la marea nera fatta di idrocarburi e oli è ancora in mare e minaccia non solo le coste della Liguria, ma anche uno degli ecosistemi più preziosi del Mediterraneo, il Santuario dei Cetacei.
Fonte: Marine Nationale
L’importanza scientifica e naturalistica del Santuario dei cetacei
Solo nel 2018, a pochi chilometri da Taggia o da Sanremo (ma l’intero Mar Ligure è popolato da mammiferi marini), sono stati avvistati: capodogli, balenottere comuni, zifii, grampi, stenelle striate, tursiopi, tartarughe caretta caretta, pesci luna, tonni e pesci spada. In totale, nel Santuario Pelagos che si estende per 87.500 chilometri quadrati nel Tirreno settentrionale, si stima che vivano o transitino non meno di 1000 balene e 40mila esemplari tra delfini, capodogli e altri mammiferi marini. Per questo, le autorità francesi sono tutt’ora al lavoro nel tentativo di arginare la chiazza oleosa.
Fonte: Esa – foto satellitare
Attualmente, le “torte”, ovvero gli agglomerati superficiali di idrocarburi della marea nera, che rappresentano anche la testimonianza più concreta dell’emergenza ambientale in atto (uno specchio di mare all’apparenza senza chiazze non è necessariamente più pulito), si sono fuse con i prati di Posidonia Oceanica Delile, un’alga diffusa nel Mediterraneo e tutelata dalla legge data la sua importanza all’interno dell’ecosistema marino, sporcando il litorale della Costa Azzurra.
Fonte: Var-matin – Twitter @Var_Matin
Il piano Polmar contro la marea nera
Le autorità transalpine hanno messo in atto il piano «Polmar» contro l’inquinamento marittimo. Si tratta di un protocollo di intervento francese che scatta per fronteggiare gli scenari peggiori.
Fonte: Marine Nationale
È stato istituito nel 1978, in seguito alla catastrofe dell’Amoco Cadiz avvenuto sulle coste di Bretagna, in Francia, con la finalità di coordinare gli uomini ed a mobilitare i mezzi di lotta. Comprende un’unità marina e un’unità terrestre.
Fonte: Marine Nationale
Al momento, diverse navi sono state mobilitate ma, dalle informazioni che arrivano dalla Francia, le operazioni di recupero sarebbero rese più complesse dal fatto che le correnti abbiano spezzettato la marea nera e, soprattutto, le cattive condizioni meteorologiche delle ultime ore hanno influito anche sul moto ondoso.
Fonte: Var-matin – Twitter @Var_Matin
Restano ancora da definire i danni all’ecosistema marino, che proprio nell’area antistante il promontorio di Saint Tropez e Ramatuelle, ospita alcune zone protette di rilevante interesse naturalistico. E, purtroppo, secondo le informazioni delle ultime ore, altre chiazze sarebbero state viste anche nella zona dell’Esterel.
Fonte: Var-matin – Twitter @Var_Matin
Solo le correnti marine potranno dirci se la marea nera nelle prossime ore arriverà a lambire anche le coste liguri.