L’hanno creato in Austria ed è solo il primo indumento di un progetto più ampio. Parliamo di un calzino, ricco di sensori, che si indossa sopra la protesi e permette all’utente di apprendere informazioni e dati sul mondo che lo circonda.
Il futuro delle protesì è già realtà. Soprattutto grazie alle opportunità che le tecnologie, come la stampa 3D, stanno offrendo. Materiali di ultima generazione e sensori possono ormai essere collocati ovunque fornendo dati e informazioni di grande utilità. L’ultima grande barriera da superare riguarda la loro democratizzazione. Far sì che tutti, nel mondo, possano usufruirne. Per questo alcuni ricercatori austriaci hanno deciso di confezionare una serie di capi d’abbigliamento particolari per risolvere questo gap.
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Vestiti low-cost e pieni di sensori
L’idea di proCover, nata all’interno dell’Università di scienze applicate di Linz, è quella di aiutare le persone meno fortunate attraverso degli indumenti speciali, ricchi di sensori biometrici, che possano essere sistemati, anche in maniera retroattiva, sulle protesi. Pensate ad esempio ai calzini. Molti utenti li indossano, proprio sopra le protesi, in maniera naturale. E allora perché non renderli smart? Così è stato costruito un prodotto, estremamente flessibile e low-cost, fatto di un tessuto particolarmente piezoresistente, per rilevare informazioni attraverso la pressione e la posizione del piede. Senza che sia invasivo o difficile da utilizzare.
I primi test di proCover
Le prime sperimentazioni hanno dato degli ottimi risultati. Seguendo la giornata di alcuni volontari, che hanno indossato i calzini, i ricercatori hanno dimostrato che il dispositivo ha fornito una serie di informazioni utili per l’utente. Feedback che potrebbero diventare ancora più importanti seguendo un processo di personalizzazione ancora più specifico. Dall’intensità della pressione alle vibrazioni, tutto è assolutamente regolabile secondo i desideri, e il grado di fastidio, di chi li indossa. Il passo successivo? Da una parte migliorare la tecnologia per aiutare le persone in azioni quotidiane come la guida; dall’altra passare alla costituzioni di altri indumenti, come un paio di guanti, che forniscano altri dati e che permettano alle persone che hanno perso le mani di comprendere meglio com’è fatto il mondo.