Un guanto con 18 sensori fa comunicare chi è privo di udito e vista. La startup DbGlove ha appena vinto il contest #MakeToCare organizzato da Sanofi Genzyme come miglior innovazione nel campo dell’e-health
In Italia le persone che hanno problemi sia alla vista sia all’udito sono 189 mila, pari allo 0,3% della popolazione italiana. La maggior parte di loro – circa 108 mila persone – vive confinata in casa, non riuscendo a condurre una vita autonoma a causa della barriera insormontabile della mancanza di comunicazione con gli altri. Per le persone sorde e cieche il tatto è l’unico senso utile alla socializzazione. Per questo, Nicholas Caporusso, 35enne di Bari, ha creato un guanto speciale col quale i sordo-ciechi possono comunicare anche con chi non conosce l’alfabeto tattile. L’idea è semplice: il guanto DbGlove è collegato a una tastiera dove si possono scrivere dei messaggi. I messaggi vengono tradotti in stimolazioni tattili e viceversa. DbGlove è pensato per l’uso personale, ma la sua applicazione in cliniche e ospedali potrebbe facilitare enormemente il lavoro di molti operatori sanitari. La startup è una delle due vincitrici del concorso #MakeToCare organizzato da Sanofi Genzyme, la divisione di Sanofi specializzata in malattie rare, sclerosi multipla, oncologia e immunologia (l’altra è Click4all, un kit do-it-yorself che permette di costruire con qualsiasi materiale pulsanti e tastiere per disabili).
Riprodurre la tastiera sul palmo della mano
Caporusso è un dottorando in ingegneria informatica: ha studiato business negli Stati Uniti per poi accorgersi di un problema: “Facendo volontariato con i sordo-ciechi mi sembrava impossibile che due persone con queste disabilità non potessero comunicare con gli altri per un limite degli altri, ovvero il fatto di non conoscere il loro linguaggio – ha raccontato a Startupitalia – Per cui ho iniziato a pensare a come la tecnologia potesse abilitare alla comunicazione, all’interazione, alla formazione, e poi al lavoro”. Così, l’ingegnere ha tirato fuori il “maker” in lui: ha preso una tastiera, l’ha smontata e l’ha rimontata sul palmo della mano “per trovare il modo di riprodurre il linguaggio che le persone sordo-cieche già utilizzano”. Il risultato è dbGlove: un guanto con 18 sensori, 15 sulle falangi e 3 sul palmo. “I sensori sulle falangi permettono di mappare le lettere dell’alfabeto e sostanzialmente permettono di usare il guanto come una tastiera: il messaggio viene poi trasmesso via bluetooth a uno smartphone che può visualizzarlo, tradurlo in audio e inviarlo via internet e Whatsapp”. I messaggi che vengono scritti sullo smartphone, invece, vengono inviati al guanto che li trasforma in vibrazioni attraverso 15 attuatori vibrotattili che sarebbero i motorini che fanno vibrare il cellulare: generano una stimolazione sul palmo della mano e permettono alla persona di leggere il messaggio.
In altre parole il guanto permette alle persone sordo-cieche di comunicare con chi non conosce i linguaggi tattili come il Malossi o il Braille.
“DbGlove iplementa linguaggi che le persone già conoscono e li trasferisce in modo naturale per l’utente in una interfaccia indossabile – spiega Caporusso – l’apprendimento dell’uso del guanto dipende dalle capacità cognitive del soggetto. Inoltre può essere utilizzato come supporto alla comunicazione funzionale, ovvero alla comunicazione che non richiede la conoscenza dell’alfabeto: per cui è ideale nelle fasi per istruire il soggetto alla comunicazione, prima per l’apprendimento dell’alfabeto e poi per arrivare alla comunicazione in Braille che garantisce maggiori opportunità di lavoro”.
La sperimentazione con i primi utenti
DbGlove costa mille euro. La startup ha stretto una collaborazione con il governo inglese e con alcune organizzazioni di persone sordo-cieche come “La Lega del filo d’oro” per realizzare una sperimentazione con i primi utenti: “Lo stiamo iniziando a vendere ai primi clienti selezionati, ma siamo ancora in una fase di perfezionamento, soprattutto per quanto riguarda il software”. Nel mondo si contano 1,5 milioni di persone completamente prive di vista e udito, ma diversi gradi di cecità e sordità colpiscono più di 150 milioni di persone. Nella realizzazione del dispositivo, il team ha tenuto conto della competenza tecnica di chi lavora a contatto con le persone sordo-cieche come educatori e tecnici, e competenze mediche relative alla percezione delle sensazioni tattili sulla mano: “Senza di loro sarebbe stato impossibile sviluppare il dispositivo” ha detto Caporusso.