Che cosa significa per un ragazzo di 17 anni giocare una partita di pallone? Mettersi in gioco, fare squadra, battersi per un obiettivo comune, esultare per un gol o arrabbiarsi per un rigore sbagliato, e ancora capire il rispetto dei ruoli, i valori di solidarietà e vicinanza. E che cosa significa per un ragazzo di 17 anni che si trova all’Istituto Penale Cesare Beccaria giocare una partita di pallone? Esattamente la stessa cosa.
In questi giorni caldissimi a Milano si è tenuta la terza edizione delle “olimpiadi” del carcere Cesare Beccaria di Milano realizzate da Mediobanca in collaborazione con il Comune. Gruppo Mediobanca Sport Camp è un progetto solidale che vuole promuovere l’inclusione sociale. Una settimana i cui i ragazzi hanno la possibilità di svolgere attività sportiva tra rugby, calcio e nuoto con la partecipazione dei dipendenti di Mediobanca, del campione paralimpico Federico Morlacchi, dei tecnici delle giovanili dell’Inter e del CUS Milano Rugby e il campione di rugby Diego Dominguez.
Un’occasione che per i 39 ragazzi che si trovano al Beccaria, è davvero unica e molto attesa.
Funziona così ormai da tre anni: a giugno nelle strutture dell’Istituto Penale Cesare Beccaria di Milano risuonano le grida di tifo e incitamento dei ragazzi che si sfidano in una settimana di competizioni di rugby, calcio e nuoto. Lo spirito è quello di una vera e propria “olimpiade” dove lo sport diventa il momento per l’affermazione di valori universali quali il rispetto dell’avversario, la capacità di fare squadra sostenendo i compagni e rispettando le regole, la volontà di inseguire un risultato con passione e tenacia.
Chi sono i ragazzi del Beccaria
I ragazzi che si trovano oggi al Beccaria hanno dai 14 ai 24 anni con un’età media di 17 anni. Si trovano nell’istituto per aver commesso principalmente furti o rapine o essere stati coinvolti in spaccio di stupefacenti. Sono tutti ragazzi che hanno bisogno di una seconda possibilità, e di rientrare nella società dopo un percorso di rieducazione. Ed è proprio questo lo spirito delle giornate: trasmettere attraverso lo sport messaggi importanti come il rispetto dell’avversario, il fairplay, la disciplina da mettere in campo per vincere ma anche la condivisione, la passione, valori che possono essere la chiave per un percorso nuovo sia all’interno dell’istituto che fuori.
Come hanno sottolineato i tecnici dell’Inter che stanno allenando i ragazzi “non c’è alcuna differenza tra allenare questi ragazzi e i loro coetanei che stanno fuori. Hanno la stessa passione, la stessa voglia di giocare e di vincere la partita”. Insomma un’esperienza di “normalità” che servirà a tanti di loro per capire quello che potrebbero fare una volta usciti dall’istituto.
Il riscatto vero parte dal mettersi in gioco: l’esempio di Federico Morlacchi
Se ad incarnare questi messaggi è sicuramente lo spirito del campione di rugby Diego Dominguez che ormai da tre anni si occupa di coordinare il camp, quest’anno i ragazzi sono rimasti particolarmente colpiti anche dall’incontro con Federico Morlacchi, nuotatore con all’attivo 4 medaglie d’oro alle Paralimpiadi di Rio, che dimostra con le sue medaglie che nulla è impossibile. Le difficoltà, le paure e anche le disabilità possono essere superate e diventare un punto di forza e di riscatto. Il messaggio è sicuramente passato ai ragazzi che hanno anche potuto approfittare dei consigli tecnici di Federico e buttarsi in piscina.
“Anche quest’anno i dipendenti del Gruppo hanno voluto partecipare in prima persona al Gruppo Mediobanca Sport Camp – spiega Giovanna Giusti del Giardino, Head of Group Sustainability Mediobanca – contagiati dai valori che ne stanno alla base e dalla passione che tutti i ragazzi, pur in un contesto per loro molto difficile, mettono in campo. Questo testimonia l’impegno del Gruppo Mediobanca, a tutti i livelli, nel sostenere l’inclusione sociale dei soggetti più a rischio di esclusione”.
“Si tratta di un’iniziativa lodevole e molto importante – dichiara Roberta Guaineri, Assessore allo Sport del Comune di Milano – che promuove un cambiamento qualitativo nella conoscenza e svolgimento delle attività sportive in situazioni di disagio e favorisce l’inclusione sociale e il reinserimento dei minori ospitati nell’istituto, attraverso sana attività fisica, divertimento e la condivisione dei valori più alti dello sport”.