Google ha stanziato 5,3 milioni di dollari per il progetto “Reconnect”. Il colosso californiano è pronto a donare 25mila Chromebook per favorire l’integrazione in un nuovo Paese e l’accesso a istruzione e informazione dei rifugiati in Germania.
Venticinquemila computer portatili da donare ai rifugiati. É questa l’idea di Google per agevolare il non facile processo di integrazione. Il colosso californiano infatti, è partner del Reconnect Project di Nethope, organizzazione tedesca che fa da rete a diverse no-profit.
Già attiva da diverso tempo sul fronte umanitario – nel settembre scorso aveva lanciato una raccolta fondi in favore di rifugiati e migranti – l’azienda di Mountain View ha messo a disposizione i propri Chromebook, con all’interno suite precaricate per l’insegnamento della lingua e non solo.
Perché scegliere i Chromebook
«I Chromebook hanno già dimostrato di essere adatti per scopi educativi», sottolinea Jacquelline Fuller, director di Google.org, la divisione che si occupa di progetti filantropici. Diffusi soprattutto nell’ambito di programmi scolastici, i laptop di Big G offrono alte prestazioni a costi contenuti.
Lavorano con sistema operativo Chrome Os di Google basato sul web: ciò vuol dire che utilizzano servizi e applicazioni online per il loro funzionamento, invece di software residente sulla macchina.
In questo modo, tra i tanti vantaggi, c’è quello di ridurre al minimo la necessità di interventi di manutenzione on-site.
Inoltre, un’interfaccia semplificata gli conferisce un’elevata accessibilità, fondamentale in situazioni limite, come quando si ha a che fare con soggetti che si avvicinano per la prima volta ad un pc. L’obiettivo è quello di “aiutare i rifugiati mentre si sforzano di ricostruire le loro vite”, si legge sul sito di NetHope. “Facilitando l’accesso a risorse di formazione e informazione sul web” e avviandoli così a un percorso di reinserimento sociale.
Proprio per questo Google ha deciso di impegnarsi nel progetto Reconnect per aiutare i profughi che scappano dalle zone di guerra con un investimento importante, pari a 5,3 milioni di dollari.
Un computer per ogni migrante
La crisi umanitaria nel Mediterraneo non accenna a placarsi. Dati Frontex certificano che il numero dei migranti giunti in Europa nei primi due mesi dell’anno è aumentato di ben trenta volte rispetto allo stesso periodo del 2015. Fabrice Leggeri, direttore di Frontex, non ha dubbi: «A causa della situazione in Siria si stima circa un milione di nuovi migranti quest’anno in Europa».
Ma ha anche aggiunto che «chiudere le frontiere interne aumentando i controlli non aiuterà a risolvere la crisi dei migranti». Secondo NetHope e Google piuttosto, sarà l’accesso alle risorse Internet la vera chiave per l’inclusione dei rifugiati nelle loro nuove comunità.
Dopo la sopravvivenza ci sono nuove sfide
Dopo una fase iniziale in cui le priorità sono cibo, acqua e un tetto dove dormire – sottolinea Google sul suo sito – i rifugiati si trovano ad affrontare nuove sfide. «Devono imparare la lingua locale, insediarsi in nuove comunità e acquisire competenze per lavorare in un paese nuovo». Per farlo, potranno quindi sfruttare uno dei Chromebook messi a disposizione dall’azienda californiana.
Grazie a questi computer, programmati in maniera specifica, i profughi potranno riprendere i loro studi precocemente abbandonati. Ma anche imparare più agevolmente la lingua, informarsi e, perché no, tentare di contattare amici e familiari lontani attraverso il web.
Big G punta a rifornire altri paesi europei
«I Chromebook possono essere facilmente impostati per eseguire app educative o di insegnamento della lingua», sottolinea Fuller. «Vengono aggiornati automaticamente con le ultime funzionalità, stesso discorso per applicazioni e protezione dai virus. E possono essere configurati e gestiti centralmente dalle no profit, per offrire materiale adatto allo scopo, a seconda della situazione».
Il progetto è partito dalla Germania dove, nel 2015, si sono registrati oltre un milioni di richiedenti asilo. Per farne parte, le realtà interessate – cui spetta un massimo di cinquemila Chromebook a testa – hanno dovuto dimostrare l’impatto che i dispositivi con accesso a Internet avrebbero avuto nel fornire assistenza diretta ai rifugiati. Il primo gruppo di laptop è stato consegnato pochi giorni fa. Una seconda spedizione è fissata per il 28 marzo mentre, per il futuro prossimo, si prevede di allargare il bacino dei beneficiari anche a organizzazioni di altre nazioni, che potranno fare richiesta di ulteriori Chromebook da utilizzare all’interno dei loro progetti.