I ricercatori svedesi dell’Università di Lund insieme al premio Nobel per la pace Muhammad Yunus hanno messo a punto un sistema di depuratori a celle solari per le comunità non raggiunte dalla rete elettrica. Utilizza un sistema di led ultravioletti per eliminare i batteri dall’acqua.
Un sistema di depurazione delle acque, svincolato dalla rete elettrica, che funziona grazie a mini-pannelli solari. È quanto ideato da un gruppo di ricercatori svedesi, sotto la guida di Kenneth Persson, docente di ingegneria delle risorse idriche dell’Università di Lund. In breve, la sua intuizione è stata quella di utilizzare un sistema di led ultravioletti per eliminare i batteri dall’acqua.
Il sistema di depurazione – che combina la tecnologia UV-LED con un software intelligente e il wi-fi – è stato brevettato dalla Watersprint, startup fondata dallo stesso Persson insieme all’ingegnere Ola Hansson. Al progetto ha preso parte anche il premio Nobel per la Pace 2006 Muhammad Yunus. Il contributo di quest’ultimo è stato fondamentale per consentire l’installazione di piccole stazioni solari in alcune zone rurali del Bangladesh.
Raggi ultravioletti per ripulire l’acqua
Quello dell’accesso all’acqua non è, ovviamente, un problema limitato al Bangladesh. L’acqua potabile è una risorsa limitata per il 20% della popolazione mondiale – ben un miliardo e mezzo di persone – secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità. «Trovare il modo di fornirla a tutti è una delle più grandi sfide e degli obiettivi più importanti per l’umanità», sottolinea Persson.
Ciononostante, secondo stime della Banca Mondiale, nel 2050 il bilancio salirà a quattro miliardi di persone, il 45% dell’umanità. Il che suona paradossale, su un pianeta coperto dal mare per oltre il 70% della sua superficie. Ecco spiegata la ricerca da parte del team guidato da Persson (e non solo) di un metodo efficiente e sostenibile per la purificazione dell’acqua.
Come funziona il depuratore
Nel loro impianto a pannelli solari l’acqua non potabile viene fatta passare attraverso un contenitore cilindrico, attivando un sensore che accende dei Led a raggi ultravioletti ad onde corte (UV-C). Questi ultimi hanno proprietà germicida e sono quindi in grado di eliminare i batteri e purificare l’acqua. Per migliorare l’efficacia e l‘impatto di questa tecnologia, l’idea è stata quella di realizzare dei piccoli depuratori solari portatili. In questo paese infatti, molte comunità non hanno accesso neanche all’elettricità: in questo modo, il sistema da 12 volt può essere alimentato da un singolo modulo fotovoltaico. Attraverso i raggi solari si carica anche una batteria, per assicurare un’operatività di ben ventiquattro ore senza necessità di connessione alla rete.
Cinquecento depuratori pronti per il Bangladesh
Le unità di depurazione portatili, dette Micro Production Centres, non solo dovrebbero fornire acqua pulita alle popolazioni locali ma dovrebbero contribuire a creare posti di lavoro per giovani e disoccupati, i quali potrebbero gestire i piccoli impianti e vendere acqua in cambio di una piccola tassa. «È importante che il costo della depurazione sia sostenibile», spiega Persson. «Molte persone possono ora cominciare ad acquistare acqua pulita e allo stesso tempo, in accordo con il modello di Muhammad Yunus, la popolazione locale può avere un piccolo guadagno partecipando alla messa in opera degli impianti di depurazione delle acque».
Inoltre, le unità saranno collegate al wi-fi per consentire un tempestivo intervento in caso di malfunzionamento.
Grazie all’impegno del premio Nobel Muhammad Yunus e della sua organizzazione Yunus Centre, è stato possibile raccogliere fondi per consegnare i primi nove mini depuratori in Bangladesh. Intanto, Watersprint ha recentemente firmato un contratto con le Nazioni Unite per inviare un totale di cinquecento depuratori a celle solari in Bangladesh. «Speriamo sia solo il primo passo – conclude Persson – per poi creare strutture analoghe in molti altri Paesi che non hanno accesso ad acqua pulita».