I Buddha di Bamiyan, distrutti dai talebani in Afghanistan nel 2001, sono stati riprodotti da due ologrammi super innovativi. Ecco come la tecnologia può, in parte, restituire ciò che l’uomo ha sottratto alla Storia.
In questi ultimi mesi arrivano notizie terribili dalla Siria e dall’Iraq. L’Isis, nel suo avanzare, non risparmia nessuno. Neanche le opere d’arte o i monumenti secolari. I simboli viventi della Storia, le testimonianze più concrete del passaggio dell’uomo sulla Terra, vengono sfregiati, distrutti, cancellati per sempre.
Eppure, prima dell’esercito islamico, i talebani avevano fatto la stessa cosa in Afghanistan distruggendo le vestigie di un passato regale e maestoso. Siamo nel 2001, la valle è quella del Bamiyan, a circa 230 km da Kabul, una delle più importanti della regione. L’oggetto in questione sono due divinità di pietra alte rispettivamente 38 e 53 metri.
I Buddha di Bamiyan
Sto parlando dei Buddha di Bamiyan. Due enormi statue scolpite nelle pareti di roccia che vennero distrutte all’alba del nuovo millennio. Rappresentavano una delle figure religiose più note al mondo ed erano state realizzate 1800 e 1500 anni fa. Xuanzang, uno dei più famosi pellegrini cinesi della Storia, giunse a Bamiyan intorno al 630 d.C. rimanendo ammaliato dalla regione. Nelle sue cronistorie si legge di due statue “decorate con oro e splendidi gioielli”.
Nel 2003 entrarono a far parte del Patrimonio mondiale dell’umanità dell’Unesco, nonostante non fossero rimasti che due grandi spazi vuoti a rappresentarne l’importanza archeologica e storica. Da allora sono state moltissime le iniziative annunciate per portare alla ricostruzione delle due statue ma, nonostante gli impegni presi, ancora nessuna azione concreta è stata portata a termine. Almeno fino al 7 giugno di quest’anno.
Le immagini virtuali del Buddha
Pochi giorni fa, infattii, due coniugi cinesi, Zhang Xinnyu e Liang Hong, sono riusciti a restituire le statue all’Afghanistan. Almeno parzialmente. La coppia, grande amante della storia (attualmente stanno completando un viaggio lungo la via della seta) ha speso 120mila dollari di tasca propria per proiettare olograficamente i simboli distrutti regalando un momento di romantica nostalgia agli abitanti del luogo. I proiettori utilizzati sono di ultima generazione e permettono una visione a lungo raggio. il risultato è un’immagine forte, intensa, che ha permesso di riproporre i monumenti e la loro sontuosità.
Uno stratagemma, dunque, che è venuto in soccorso della Storia, per lanciare un messaggio di pace a chi pensa di distruggere la memoria storica dell’uomo semplicemente abbattendo un oggetto. E invece oggi, anche grazie alle possibilità offerte da nuove tecnologie, tutto può essere ricostruito. Tutto può tornare a splendere come i Buddha di Bamiyan.