I giovani d’oggi sono sempre più curiosi e attenti, talvolta scettici, mai passivi. Il ritratto emerge da un’indagine della fondazione Indipendente Openpolis, che vede i ragazzi tra i 16 e i 24 anni comunque speranzosi verso il futuro, nonostante le difficoltà che hanno dovuto affrontare durante la pandemia. Determinata a lottare per cause importanti, la Generazione Z vuole far sentire la propria voce e ritagliarsi un posto nel mondo. Spesso, però, si trova a fare i conti con aspettative troppo rigide da parte degli adulti e con dinamiche sociali in repentino cambiamento, difficili da comprendere. Questo crea confusione e frustrazione: ci si ritrova così senza i giusti strumenti per capire sé stessi e muoversi nello scenario attuale e futuro, facendo scelte consapevoli.
I laboratori per i giovani delle scuole superiori
Rispondere alla domanda “Che cosa faremo da grandi?”, insomma, pare sempre più arduo. Questo quesito è al centro dei laboratori organizzati per gli studenti delle scuole superiori da Onde Alte, società benefit e B Corp impegnata in progetti che abbiano un impatto positivo sulla comunità e sull’ambiente, facendosi portavoce della cosiddetta “economia umana”. Due le edizioni più recenti (la prima dal 29 novembre al 1° dicembre 2021, la seconda dal 25 al 27 gennaio 2022), entrambe realizzate grazie all’istituto Duni-Levi di Matera, capofila dell’iniziativa, e ad altre scuole secondarie di secondo grado delle province di Matera e Potenza. Agli studenti delle classi quarte e quinte è stato offerto uno spazio, sia online che in presenza, per raccontarsi, svelare le proprie paure e confrontarsi sui cambiamenti della società, attraverso riunioni in plenaria, lavori di gruppo, attività individuali e momenti esperienziali.
L’obiettivo è aiutare i giovani partecipanti ad acquisire maggiore fiducia in sé stessi e valutare meglio le opportunità che si presentano di giorno in giorno. Troppo spesso, infatti, ai ragazzi viene chiesto di fare delle scelte per il loro futuro, senza concedere lo spazio e il tempo necessari per riflettere tra sé e sé, o ragionare con i coetanei e con gli adulti. “Districarsi tra tante opportunità e tanti fattori non è semplice in nessuna fase della vita, ma in un momento delicato come quello del passaggio dalle superiori all’università, dagli studi al lavoro, fare chiarezza da soli diventa un compito estremamente complesso”, spiega Massimiliano Ventimiglia (CEO) di Onde Alte.
I timori dei ragazzi verso il futuro
Le paure più frequenti? Non saper scegliere la strada “giusta”, prendere decisioni che in futuro potrebbero precludere altre strade, non saper “fare un lavoro”, a volte addirittura non saper riconoscere le proprie capacità. “A nostro avviso queste sensazioni nascono innanzitutto da una mentalità che ha insegnato, non solo ai giovani, che non si può sbagliare e che il fallimento è irreversibile”, continua Ventimiglia. “C’è poi una una visione antiquata del percorso professionale, per cui ad una certa scelta di studi corrisponde automaticamente un certo tipo di professione: una volta intrapresa questa strada, si pensa di dover proseguire sempre sullo stesso cammino”.
Una visione fortemente in contrasto con le attuali evoluzioni del mondo del lavoro e delle professioni. “Il contesto in cui viviamo ci mette di fronte a continui cambiamenti a livello tecnologico, sociale ed ambientale e questo inevitabilmente influenza l’evoluzione delle professioni e le carriere, richiedendo adattabilità, capacità di reinventarsi e acquisizione di nuove competenze. Il proprio percorso oggi va immaginato non come una linea continua e diritta, ma come un insieme di possibilità che si intersecano e danno vita ad un disegno molto più complesso”. Il rischio maggiore che si corre quando si vuole a tutti i costi incanalare una persona in un percorso predefinito, perché lo si ritiene “giusto”, è quello di appiattire le diversità, omologare le tendenze e togliere l’ossigeno a un talento che ha solo bisogno di essere riconosciuto.
I problemi della didattica a distanza
Il periodo trascorso in didattica a distanza ha ulteriormente influenzato lo stato d’animo dei giovani (57%), la loro capacità di socializzare (59%), i rapporti di amicizia (52%) e la capacità di studiare (37%), secondo un’indagine di Ipsos con Save the Children. La pandemia ha confermato che l’apprendimento non è un mero trasferimento di informazioni, ma è anche confronto, socializzazione e scambio umano. “È stato dato per scontato che l’utilizzo di dispositivi digitali e connessione Internet fosse accessibile a tutti e che la Generazione Z fosse tutta composta da nativi digitali, pronta a seguire programmi didattici a distanza, invece non è così: questo sistema ha creato grandi disparità e disagi, aumentando la frustrazione, il senso di inadeguatezza e la sensazione di essere tagliati fuori”.
Skilling, reskilling e upskilling
Come costruire il proprio futuro allora? Lasciare spazio alla creatività e all’espressione individuale può essere un modo efficace per far sì che ragazze e ragazzi guardino alle proprie capacità, attitudini e passioni con maggiore consapevolezza. “Noi adulti dobbiamo trasmettere il messaggio che non bisogna aver paura di sbagliare e che il rischio è parte della crescita. Il cambiamento lungo il percorso è naturale e va accolto con intraprendenza e proattività, caratteristiche fondamentali per aprirsi nuove strade”, suggerisce il Ceo di Onde Alte. “Vogliamo far comprendere che un talento è fatto di competenza e per questo va curato e coltivato. Bisogna esercitarsi e aprirsi alla realtà che ci circonda, ma anche informarsi e ascoltare se stessi e gli altri: tutte queste azioni sono parte integrante del processo”.
D’altra parte, sono gli stessi giovani che chiedono questo tipo di approccio: in un sondaggio del 2021, promosso dal Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale, il 63% degli intervistati ha affermato che desidera che i fondi del PNRR vengano utilizzati per svolgere percorsi di skilling, reskilling e upskilling per migliorare le competenze professionali, mentre circa la metà degli intervistati vorrebbe che ci fossero spazi di condivisione per l’apprendimento formale e sperimentale, comprese esperienze simulate in realtà virtuale e aumentata. Quasi un giovane su due, infine, ritiene fondamentale che all’interno del mondo della scuola, dell’orientamento e della formazione venga data maggiore attenzione alla formazione del personale.
“In uno scenario globale complesso come quello attuale – conclude Ventimiglia – bisogna accompagnarli ad essere protagonisti attivi e consapevoli che le proprie scelte e le proprie azioni avranno un impatto sul mondo, in un’ottica di partecipazione reale e positiva alle dinamiche sociali e ambientali”.