In Puglia è nata l’idea di costruire una rete per sostenere le famiglie in cui ci sono ragazzi ragazzi con un alto potenziale cognitivo
Sono invisibili, di loro non si parla mai o troppo poco: sono i bambini plusdotati. In Italia sono il 5%, uno ogni classe. Negli Stati Uniti d’America si arriva persino all’8% della popolazione scolastica. Un mondo sommerso, spesso non preso in considerazione da chi dovrebbe farlo: la scuola, i centri di neuropsichiatria infantile. In Italia l’unico centro che fa ricerca su questo tema è “LabTalento” dell’Università di Pavia ma ora dalla Puglia è nata l’idea di costituire una rete a sostegno delle famiglie e degli insegnanti che hanno a che fare con ragazzi con un alto potenziale cognitivo. Sono ragazzi che vanno valorizzati, sostenuti, aiutati con docenti altamente qualificati. Una sfida necessaria per non perdere questi bambini.
Primo passo: riconoscere il bambino plusdotato. Non è sempre facile, spesso vengono fatte diagnosi sbagliate, ma anche in Italia il fenomeno esiste. Dal 2010 al 2015 “LabTalento” ha valutato 187 soggetti: di questi 176 sono risultati essere ad alto potenziale. Da notare anche la differenza di genere: 170 maschi e 17 femmine.
Secondo passo: avere una scuola capace di occuparsi e preoccuparsi di questi ragazzi. “Occorre – ha spiegato in un recente convegno a Bari, Maria Assunta Zanetti, direttrice di LabTalento – sensibilizzare gli insegnanti, supportarli con strumenti per la didattica adatti, personalizzati e potenziati. A volte serve un piano di accelerazione del corso di studi, a volte persino un supporto psicologico per far fronte al disturbo emotivo che si crea. Noi agiamo così: dopo aver fatto una valutazione del bambino, prendiamo in carico tutto il nucleo famigliare; poi si affronta il problema a scuola, e in questa fase interveniamo per formare i docenti e dar loro gli attrezzi adatti al bambino ad alto potenziale”. Da qui l’idea di Cittàdeibimbi.it, Confindustria Bari, Asl, Università, Politecnico e Comune di Bari di creare un network di sostegno per le famiglie e le scuole. Una buona riuscita alla scuola primaria non li mette, infatti, al riparo dal fallimento nelle classi successive e in alcuni casi si possono verificare situazioni di underachievement e drop out.
“Gli insegnanti con il bambino plusdotato – hanno spiegato nel corso del convegno tenuto a Bari – dovrebbero adottare semplici accorgimenti per facilitare la loro vita all’interno della classe: congratularsi con lui e incoraggiarlo; non considerare scontate le sue prestazioni; fare in modo che acquisisca un metodo di lavoro adeguato e strutturare un’attività didattica stimolante ed efficace”. Non è da escludere in alcuni casi il salto ad un livello di classe superiore previsto dalla normativa italiana. Le Leggi non mancano. Esiste persino una raccomandazione (la numero 1248) del Consiglio d’Europa sull’educazione dei bambini con talento: sono una risorsa non solo per se stessi, ma per la società dal momento che vi sono casi di geni che hanno contribuito alle ricerche sulla scienza e la medicina già in tenera età.