Il premier Boris Johnson ha annunciato lo stop ai veicoli a benzina, diesel e ibridi entro il 2035 ma le condizioni per la conversione verso i motori elettrici raffreddano i sogni di gloria
Accelerare la svolta green concentrando la produzione esclusivamente su vetture elettriche e mettendo al palo non solo i veicoli a benzina e diesel, ma anche gli ibridi. Succede nel Regno Unito. L’intento di Boris Johnson ha destato scalpore in un paese alle prese con l’uscita dall’Unione Europea, specie per lo scenario disegnato, mirato a raggiungere l’obiettivo delle emissioni zero ben prima di quanto già preventivato dai suoi predecessori. Al netto dell’incertezza del confine tra convinzione e spot propagandistico, la volontà di mettere fuori commercio i veicoli dipendenti dai derivati del petrolio già entro il 2035 (un lustro prima della data prefissata) non è un progetto così semplice da realizzare. Non a caso, i produttori di auto britannici hanno subito reagito a un’idea che “preoccupa”, perché “può danneggiare il mercato”.
Cosa succede nel Regno Unito
«Il Regno Unito vuole avere un ruolo guida nel guidare la battaglia contro il cambiamento climatico, perché dobbiamo proteggere il nostro pianeta e scegliere già ora di lavorare per un futuro più pulito per tutti», ha annunciato l’ex sindaco di Londra, che però pare non aver compreso in toto le profonde trasformazioni di cui necessita il comparto per arrivare a una produzione interamente elettrica.
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Il paese è uno dei più all’avanguardia a livello globale nello sviluppo di una infrastruttura con le colonnine di ricarica per i mezzi green, inoltre il governo ha ribadito che continuerà a offrire incentivi, con un contributo fino a 3.500 sterline, per l’acquisto delle vetture elettriche, mentre sono allo studio un provvedimento per ridurre le tasse per le aziende che utilizzeranno auto con motore elettrico e un sostegno economico per l’installazione dei punti di ricarica in casa.
Stop alle vendite di auto diesel e benzina
La consapevolezza di ridurre l’impatto sull’ambiente sta smuovendo molti paesi ad agire per cambiare lo status quo, con il processo di mutamento che passa forzatamente dal settore automobilistico, che a sua volta apre una corsa per accaparrarsi il ruolo di leader del futuro mercato elettrico. Tra i paesi più legati all’industria su quattro ruote, Francia e Germania hanno già varato programmi per il blocco della vetture diesel, con i transalpini che puntano a centrare l’obiettivo entro il 2040 anche se le vendite di auto elettriche e ibride toccano, al momento, appena il 4%, mentre i teutonici non hanno ancora preannunciato barriere temporali per centrare le zero emissioni agendo più a livello di singole città o regioni, invece che come sistema paese.
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Più avanti di tutti sta la Norvegia, dove quasi un nuovo mezzo su due è elettrico o ibrido, con l’anno dello stop a diesel e benzina assai vicino, perché si parla del 2025. In Belgio la città di Bruxelles ha annunciato che vuole vietare le auto diesel entro il 2030, mentre verso Est si muovono India e Cina, con la prima che vuole sfruttare l’arricchimento medio delle famiglie per promuovere la diffusione della mobilità elettrica anche per migliorare la qualità dell’aria, e la seconda che ha registrato progressi in alcune regioni, come nella provincia di Hainan, dove si stanno installando migliaia di colonnine per la ricarica di mezzi elettrici per bloccare le vendite dei motori diesel entro il 2030.
Le difficoltà inglesi e quelle di sistema
Tornando alla realtà inglese, la volontà del governo di velocizzare la transizione verso l’elettrico si scontra con una realtà caratterizzata da un costo eccessivo e una bassa richiesta di vetture a zero emissioni: nel 2019 sono stati venduti 37.850 veicoli elettrici, equivalenti all’1,6% del mercato britannico. Ed è difficile pensare che l’arrivo di 34 nuovi modelli, in aggiunta ai 60 già disponibili, possano far segnare quel balzo significativo in grado di sostenere l’accelerazione desiderata dall’alto e giustificare gli ulteriori investimenti dei produttori (che dovranno esserci comunque, ovviamente).
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«Dobbiamo capire in che modo il governo intende realizzare le sue ambizioni in modo sostenibile, salvaguardando l’industria e l’occupazione, permettendo al contempo a tutte le fasce sociali di beneficiare del passaggio alle auto elettriche, senza compromettere le vendite attuali di modelli ibridi e a basse emissioni», ha spiegato Mike Hawes, amministratore delegato della Society of Motor Manufacturers and Traders (che riunisce produttori e venditori di auto).
Dal lato tecnico, invece, le potenzialità del comparto elettrico passa dallo sviluppo dell’infrastruttura, quindi dall’aumento esponenziale dei punti di carica lungo tutto il paese, cui si lega la necessità di sviluppare batterie con maggiore autonomia e sistemi efficaci per lo smaltimento delle stesse. Tutto ciò senza dimenticare un altro elemento cruciale, cioè i 28 miliardi di sterline che finiscono ogni anno nelle casse governative grazie alle accise sul carburante. Una fiume di denaro che con il passaggio all’elettrico creeranno un deficit da colmare.