Inclusione sociale e nuove tecnologie. Un binomio che si fa sempre più stretto anche grazie ai continui progressi in campo scientifico. Dopo decenni di battaglie, nel maggio del 2021 la Lis, la Lingua italiana dei segni, è stata riconosciuta come una lingua ufficiale: il passo successivo è stato quello di promuoverne la diffusione a tutti i livelli, dalla formazione scolastica e accademica fino all’utilizzo all’interno degli uffici pubblici e delle aziende private.
Fa parte di questo percorso la decisione della Regione Puglia di promuovere dei corsi di insegnamento della LIS e della LIST (Lingua dei Segni Italiana Tattile) nelle scuole, soprattutto del primo ciclo, in modo da sensibilizzare in maniera concreta la comunità scolastica all’inclusione e alla pluralità di linguaggi. Un’iniziativa considerata un procedimento pilota, che potrebbe essere preso ad esempio a livello nazionale per diffondere in maniera sostanziale la conoscenza di questa lingua su tutto il territorio.
L’Artificial Human che parla la lingua dei segni
Di recente è stato anche realizzato il primo avatar in grado di interpretare e parlare la Lis in tempo reale, permettendo alle persone sorde di comunicare con più facilità rispetto al passato. L’innovazione è frutto di un lungo lavoro di QuestIT, company tecnologica toscana, in collaborazione con l’Università di Siena e il Cnr. “Si tratta del primo Artificial Human in grado di comprendere e produrre la Lingua dei Segni Italiana e che si può vestire di una funzionalità che lo rende al tempo stesso all’avanguardia e inclusivo”, spiega Ernesto Di Iorio, amministratore delegato di QuestIT a Startupitalia. “L’interazione tra il sistema e l’utente avviene in tempo reale, così da permettere alla pubblica amministrazione o alle aziende di fornire un servizio davvero accessibile a tutti”.
Comunicazione verbale e non verbale: come tradurla?
Che si tratti di un sito web o una app, la persona sorda può navigare senza ostacoli e dialogare con un “dipendente virtuale” sempre disponibile, che riconosce l’utente e la sua modalità di interazione, fino alla possibilità di interfacciarsi con un totem fisico interattivo a cui poter rivolgere le proprie richieste in LIS, che può essere posizionato all’interno di uffici pubblici, ospedali o grandi aziende. “Da diversi anni ci siamo specializzati nel mondo degli assistenti digitali, che devono prendere in considerazione sia gli aspetti verbali che non verbali, come gli aspetti facciali o il tono di voce. Solo in questo modo si arriva a una corretta comprensione di una conversazione”, sottolinea l’’amministratore delegato di QuestIT.
“E’ importante che l’avatar segni in maniera comprensibile ciò che deve comunicare: si tratta di un lavoro complesso, perché è come la pronuncia di una persona. Non basta conoscere qualche parola in inglese per parlare in maniera fluida e farsi capire con la pronuncia giusta. Così l’avatar deve segnare bene e comprendere le sfaccettature semantiche della lingua dei segni altrimenti non c’è comprensione dall’altro”.
L’inclusione parte dalla progettazione
“C’è molto interesse sia da parte delle istituzioni pubbliche che da parte di quelle private, in quanto questo tipo di soluzione permette un’accessibilità che rende di fatto le persone più autonome”, aggiunge Ernesto Di Iorio. “In Italia siamo i primi ad offrire un servizio di questo tipo e anche a livello internazionale vorremmo portare il nostro avatar in altri paesi, come in Francia o in Spagna”.
Per fare questo, visto che la lingua dei segni non è un linguaggio universale e ogni paese adotta una propria lingua specifica, QuestIT ha in programma di sviluppare versioni declinate per altre lingue. In conclusione, “se è vero che l’equità significa dare a tutti le stesse opportunità e non le stesse risorse allora bisogna sforzarsi e fare in modo di mettere tutte le necessità al centro dei nostri progetti, non solo alcune. Non a caso il nostro lavoro non è stato sviluppato per le persone sorde, ma con le persone sorde, è inclusivo sin dalla progettazione”.