La pandemia sta mettendo a dura prova i rapporti interpersonali, soprattutto all’interno delle famiglie. Secondo l’Associazione nazionale divorzisti nel 2020 c’è stato un aumento delle separazioni del 60%. Tra gli adolescenti crescono ansia, irritabilità, stress e disturbi del sonno. Sono soprattutto i giovani tra i 18 e i 29 anni a dichiarare un maggiore senso di solitudine percepita (90%) e un aumento della diffidenza (43,9%), come riporta l’indagine Cesvot (Centro Servizi Volontariato Toscana) sugli impatti psicologici dell’emergenza in corso. È anche a partire da questa situazione che nasce il libro “Costruire relazioni intelligenti. A relazionarsi si impara… Ma nessuno lo insegna!” di Maria Martello (Ed. San Paolo), formatrice per la mediazione per la risoluzione pacifica dei conflitti, per anni giudice onorario presso il Tribunale per i minorenni di Milano.
Come la pandemia ha influito sulle relazioni?
“Nel tempo del virus e del contagio siamo sgomenti e smarriti. Il senso di pericolo, il rischio di morte, la percezione dell’oggettiva precarietà e debolezza della natura umana, l’incertezza sul futuro, l’isolamento e la solitudine sembrano aver ucciso la speranza, la fiducia, l’ottimismo. Solo le relazioni possono salvarci, ma ci ritroviamo con una scarsa competenza nel gestirle, aumentata dal nostro malessere interiore. Sia nel mondo del lavoro, che nel sociale, che nel privato: la famiglia in primis. Dappertutto, più che una complicità e un reciproco sostegno stanno prevalendo la paura dell’altro e l’ostilità”.
Che cosa sono le “relazioni intelligenti”?
“Sono quelle che rompono la gabbia della solitudine, che si fa ancora più cruda quando, in contesti di apparente socievolezza, ci si sente trattati con superficialità. Al contrario, il rapporto con l’altro deve farci sentire rispettati, apprezzati ed amati, senza mortificazioni, vessazioni e ricatti. Lo scambio reciproco e il confronto fanno crescere le persone, mettendo in circolo idee, creatività e punti di vista differenti”.
A relazionarsi si impara?
“Certo, il rapporto con l’altro è delicato e richiede una competenza specifica. Chi di noi farebbe il chirurgo senza un lungo percorso di studi? Quale idraulico interverrebbe su una tubatura senza saper bene dove mettere le mani? Eppure tutti ci tuffiamo nel mare delle relazioni interpersonali senza neanche un training al nostro attivo. E così l’aspirazione di tutti, cioè quella di vivere in armonia, diventa un inferno. Ogni confronto si trasforma in un duello o in una rigida chiusura del dialogo, fino alla rottura insanabile oppure all’autodistruzione, come racconta il noto film “La guerra dei Roses”. Nel mio ruolo di giudice onorario l’ho vista dal vero, purtroppo”.
Chi può insegnare a costruire relazioni intelligenti?
“Tutti, nessuno escluso, dobbiamo acquisire questa competenza e tutti possiamo essere testimonial. Educatori, docenti, genitori, dipendenti, datori di lavoro. Ognuno a suo modo, con i propri mezzi. Mai ci hanno proposto corsi di apprendimento per stare in relazione in modo costruttivo. In questo siamo tutti uguali, alla pari, neofiti. Per questo siamo coinvolti, a volte nostro malgrado, in conflitti di tipo sociale, personale e lavorativo, più o meno complessi e dolorosi. Io, che studio da oltre 30 anni questo tema, ho pensato a un libro adatto a tutti: una lettura per colmare un vuoto formativo e scardinare i preconcetti che ci hanno finora guidato. Ogni momento è buono per iniziare”.
Di fronte a relazioni che sono teatro di incomprensioni e di conflitti, che soluzioni si possono trovare?
“Gli esempi di conflitti nelle nostre vite sotto gli occhi di tutti: ognuno può ricordare, nomi, motivi del contendere, situazione, disperazione conseguente. Facciamo un esempio, che è metafora di ciò che succede di solito. Due sorelle avevano un’arancia ed entrambe, ognuna con le sue ragioni, la pretendevano intera: il litigio appariva inevitabile. Alla fine, divisero a metà il frutto. La maggiore, irritata, bevve una mezza spremuta e buttò via la buccia. La minore, ancora più stizzita, usò la sua mezza buccia per fare un’insipida torta e buttò via il succo. Se avessero parlato, avrebbero scoperto di poter avere un’intera spremuta e un’intera buccia con cui preparare un’ottima torta. Una soluzione solo apparentemente giusta si è rivelata invece inefficace e stupida. Come quella coppia che si rovinò le vacanze perché la moglie voleva andare al mare e il marito in montagna: andarono in collina, entrambi insoddisfatti. Soluzioni di compromesso, vie di mezzo, che non sono quel che propongo io. Io mostro come ricercare il pieno soddisfacimento dei bisogni di ognuno, imparando ad applicare alcune precise regole, che i “giochi” nella parte laboratoriale del libro spingono a sperimentare operativamente”.
Ci può elencare alcune di queste regole?
“Prima regola: non sentirsi sbagliati e in colpa. Difendere il proprio punto di vista è doveroso. Consentirlo anche all’altro è il primo passo per trasformarlo e ricomporlo.
Seconda: non serve urlare, né ripetere a “disco rotto” ciò che è successo fermandosi al passato e ribadendo solo i fatti. Né chiudersi nel silenzio rancoroso, ma parlare, parlare, parlare. E magari prima aiutarsi con la scrittura: può avere un ruolo chiarificatore delle nostre posizioni. Raccontarsi quindi, tutto è dicibile, non c’ è nulla di cui vergognarsi!
Terza: fare uso dell’intelligenza emotiva per ascoltare ed intercettare i nostri interessi: cosa oggi ci serve, cosa ci farebbe felici al di là della ripicca contro l’altro.
Quarta: non attaccare l’altro come persona ed evitare la parola sempre (Sei il solito opportunista, sei sempre inaffidabile e bugiarda, ecc.). Meglio dire: “Io ho bisogno che…”; “Io penso che…”; “In quella situazione hai agito da…”.
Quinta: sforzarsi di affermare in modo assertivo le proprie ragioni. Con chiarezza, fermezza ma anche flessibilità: posso esserci molteplici soluzioni.
Sesta: mai squalificare l’altro e le sue ragioni. Se si riesce a riconoscergli qualche valore, che magari abbiamo in passato ci ha affascinato, si costruisce meglio la soluzione che aggrada.
Infine, settima regola: per trovare concordemente le vie d’uscita, occorre mettere in campo l’abilità preziosa e risolutiva di saper ascoltare. Porre domande, quelle giuste. Il desiderio sincero di capire l’altro ci apre a sorprese: i fatti restano, ma con creatività si possono trovare soluzioni che soddisfano entrambi”.