Artisanopolis sarà sostenibile e autosufficiente, con palazzi, strade e pannelli fotovoltaici dislocati su una serie di piattaforme galleggianti. Sarà inaugurata nel 2019.
Resilienza è la capacità di far fronte in maniera positiva alle difficoltà. Ingegnarsi per ripartire anche a seguito di eventi imprevisti e traumatici. Come nel caso della Polinesia francese che sarà il primo paese ad ospitare una città galleggiante. La Polinesia francese si trova a fronteggiare un problema non da poco: trovare un’alternativa sostenibile alla terraferma, minacciata dal riscaldamento globale e dal conseguente innalzamento del livello del mare.
Abbandonare la terraferma entro il 2019
Secondo i dati ufficiali della NASA il 2016 è stato l’anno più caldo mai registrato. Continuando così, con l’innalzamento esponenziale del livello dell’oceano – circa otto centimetri in più negli ultimi due decenni – i due terzi del territorio polinesiano rischiano di essere sommersi dalle acque, in pochi anni. Ecco perché il governo locale ha deciso di correre ai ripari. La futuristica soluzione è stata battezzata Artisanopolis. E da quello che si può vedere, si tratta di un insieme di piattaforme galleggianti sulle quali sorgono le abitazioni. Tutti questi moduli dovrebbero essere collegati tra loro, per dare vita a un insediamento urbano sulla superficie dell’acqua.
Nel 2019 via al progetto pilota
Il progetto è stato realizzato dal San Francisco Seasteading Institute, che sviluppa da tempo concept per habitat futuristici galleggianti e ha siglato un protocollo d’intesa con le autorità polinesiane. Si inizierà con un piccolo progetto pilota fino ad arrivare al 2019, anno in cui dovrebbe essere inaugurata, secondo le previsioni, la prima città galleggiante, sostenibile e autosufficiente al mondo (sole ed acqua saranno le sue fonti di energia). Secondo Seasteading le acque della Polinesia francese – poco profonde e relativamente calme – sono il luogo ideale in cui erigere un habitat fluttuante permanente. Ma la strada è ancora lunga. I prossimi passi definiti dal protocollo di intesa prevedono infatti studi approfonditi sui possibili impatti economici ed ambientali. Se i risultati saranno convincenti, i lavori potrebbero iniziare già a fine 2018.
Promuovere la crescita del paese
Randolph Hencken, Executive Director di Seasteading, sostiene che il progetto potrebbe essere utile per «promuovere la crescita tecnologica ed economica» del paese. Permetterebbe alla Polinesia francese, come si legge sul sito ufficiale, «di offrire ai turisti un’esperienza unica che contribuirebbe a sostenere economicamente il progetto stesso». Inoltre, una volta superati i test, «si potrebbe immaginare di distribuire questo sistema in altri luoghi, come la città di Miami o il Bangladesh». Si inizierà intanto con la costruzione di piccoli rifugi per i primi residenti. Se non si incontreranno ostacoli, i moduli potranno espandersi fino a dare alloggio a «migliaia di persone».