Il 36,4% della popolazione ha avuto la doppia dose: dalla scorsa domenica in vigore la exit strategy che diversifica l’accesso e le misure a seconda della propria condizione. Dal 7 marzo nuovi allentamenti
Israele procede a gonfie vele. Un autentico laboratorio a cielo aperto dell’efficacia della vaccinazione di massa contro Sars-CoV-2 e le sue mutazioni, principalmente ad opera del siero Pfizer-Biontech. Oltre 4,3 milioni di persone sono infatti già state vaccinate in Israele: sono state distribuite 88 dosi per ogni 100 persone, per un quadro che al momento dice 7,68 milioni di dosi effettuate. Il 52,4% della popolazione ha ricevuto almeno una dose (vedi grafico sotto) e il 36,4% ha terminato il processo di immunizzazione con doppia dose (3,15 milioni di persone).
Un quadro sostanzialmente senza paragoni, in termini di copertura percentuale della cittadinanza, senza ovviamente dimenticare le critiche e gli enormi problemi in termini di diritti umani con la popolazione palestinese, nella striscia di Gaza e in Cisgiordania, a cui Israele ha consegnato poco più di 5mila dosi di vaccino Sputnik V. Il livello di copertura è tale che il paese ha appena inaugurato la sua linea diplomatica vaccinale, donando 100mila dosi a una ventina di paesi, alcuni con cui non intratteneva fino a oggi alcuna relazione come la Mauritania. Fra gli altri beneficiari San Marino, Uganda, Kenya, Etiopia, Ciad, Maldive, Guatemala, Repubblica Ceca e Honduras. Gli ultimi due Stati hanno di recente annunciato l’intenzione di aprire le proprie sedi diplomatiche a Gerusalemme.
Gli occhi del mondo sono dunque puntati su questo piccolo ma potente paese sia per l’efficienza della sua vaccinazione che per il trattamento che riserverà ai palestinesi: lo scorso 21 febbraio è iniziata l’uscita dal lockdown e la ripresa della vita in modalità di convivenza, nel rispetto delle regole necessarie per convivere con la pandemia da coronavirus. Ma confortato appunto da una campagna vaccinale di assoluto successo. Gli israeliani sono dunque tornati, dalla scorsa domenica, a partecipare progressivamente a eventi culturali, a fare shopping nei centri commerciali, a visitare musei e a frequentare palestre. E il settore del turismo interno sta lentamente rimettendosi in moto, con alloggi rurali (zimmers) ora affiancati da hotel, sotto le linee guida di contenimento della pandemia.
Come funziona il Green Badge
Qual è la strategia per questa fase? Passa da due tipi di status sintetizzati dal Green Badge e dal Purple Badge. Il primo è quello riservato ai cittadini che abbiano ricevuto la seconda dose da almeno una settimana (o risultano essersi definitivamente negativizzati dopo il contagio). Consente l’ingresso agli alberghi, a eventi culturali e sportivi e ancora apre le porte di palestre, piscine e luoghi di culto, uno dei punti deboli per la diffusione del contagio specie fra le comunità ortodosse. Questo bollino verde è rilasciato dal ministero della Salute, consiste in un codice QR univoco che deve essere presentato in formato digitale o cartaceo, sempre insieme al documento d’identità, all’ingresso di ogni luogo pubblico sottoposto a questa policy. Un po’ alla cinese, insomma.
Al momento hotel e alloggi rurali sono aperti solo per il pernottamento: gli ambiti di ristorazione delle strutture sono chiusi ma è consentito il servizio in camera. L’ingresso in hotel è permesso anche ai minori di 16 anni con test del coronavirus negativo effettuato entro 48 ore dall’arrivo: questo perché i bambini non possono al momento essere vaccinati e dunque nel loro caso non rimane che un test.
Le eccezioni delle “isole verdi”
Ci sono tuttavia eccezioni: gli hotel nell’area turistica del mar Morto di Ein Bokek e Hamei Zohar sono ancora una volta designati come “isola verde”. Una classificazione consente loro di riaprire completamente, con tutti i servizi, sempre a uso esclusivo dei possessori di badge verde e per i minori di 16 anni con test negativo, effettuato entro 48 ore dall’arrivo. A questa isola verde si dovrebbero aggiungere gli hotel di Eilat solo se il livello di infezione in città si ridurrà al livello più basso entro le prossime due settimane.
Come funziona il Purple Badge
Il Purple Badge è invece quello che riguarda tutti gli altri (al momento la maggioranza della popolazione, considerando la necessità della doppia dose per avere semaforo verde, ma destinata a diventare rapidamente una minoranza visto che le prime inoculazioni hanno già superato il 50%): limita la partecipazione ad attività sociali e richiede comunque il distanziamento sociale e l’uso di mascherine (che rimane obbligatorio). Tuttavia consente di frequentare centri commerciali, mercati, negozi, musei, biblioteche, zoo, attrazioni turistiche all’aperto e safari, seguendo con precisione rigorosa le restrizioni sul numero di persone ammesse a seconda delle dimensioni. Vige poi il divieto di apertura dei chioschi e di consumo di cibo e bevande in essi, gli ingressi nei musei ma anche nelle attrazioni all’aperto e sempre con prenotazione anticipata, con visite guidate fino a un massimo di dieci persone, sono appunto contingentati.
Il comprensorio sciistico del Monte Hermon sulle alture del Golan, al confine col Libano e la Siria, che da qualche giorno è innevato, è per esempio aperto a tutti i visitatori, con registrazione anticipata. Tutte le riserve naturali e i parchi sono aperti con registrazione anticipata e numero limitato. Per le riunioni private i limiti sono di 10 persone all’interno e venti all’esterno.
La seconda fase dell’exit plan dal 7 marzo
La prossima fase dell’exit plan di Israele inizierà domenica 7 marzo, a condizione che i tassi di infezione del paese continuino a diminuire e aumenti il numero di persone vaccinate. A quel punto gli hotel in tutto il paese potranno offrire servizi completi e le attrazioni al coperto, le sale per eventi e le conferenze saranno aperte senza limiti per i possessori di Green Badge. Bar e ristoranti (che fino ad ora offrono solo servizi di asporto e consegna a domicilio) potranno invece riaprire, seguendo però gli standard del Purple Badge. E i raduni potranno farsi più numerosi: venti persone ammesse all’interno e cinquanta all’esterno (ad eccezione delle città rosse in cui resterà in vigore il rapporto 10:20).
Gli aeroporti e gli attraversamenti terrestri di Israele rimarranno chiusi almeno fino al 6 marzo, con un massimo di 2mila cittadini israeliani ammessi nel Paese ogni giorno, a condizione che abbiano ricevuto un permesso speciale dal comitato governativo di “esenzione”.