L’Università dell’Idaho sta studiando l’uso dei droni per rendere più efficienti le coltivazioni di alberi da frutto
Vi è mai capitato di sentire la frase “drone on and on”? Nonostante il riferimento lessicale ai droni, si tratta di una figura retorica che indica l’emissione di un suono continuo e basso, nel linguaggio comune vuol dire “parlare senza dire nulla di interessante”. Eppure, non sembra proprio che i droni siano poco interessanti, in tanti campi come nell’agricoltura.
Lo sa bene l’Idaho dove sta aumentando notevolmente l’uso di droni nel settore agricolo. I dispositivi aerei amici dei verdeggianti campi stanno incrementando l’efficienza produttiva aiutando gli agricoltori a migliorare i raccolti e a stare al passo con gli eventuali problemi prima che diventino troppo troppo ingombranti.
E se finora le applicazioni agricole tech erano volte a migliorare le coltivazioni di grano e patate – la cui produzione, peraltro, rappresenta circa un terzo di tutta quella statunitense-, ora il focus si sposta. È proprio dentro l’Università dell’Idaho che si sta studiando l’uso dei droni specificatamente per alberi da frutto. Perché? Beh, il motivo è semplice: nell’Idaho le coltivazioni di questi alberi sono davvero numerose. L’industria della frutta coltiva mele, pesche, albicocche, mirtilli rossi, uva e persino frutti più esotici come le pere asiatiche; per rendere l’idea, basti pensare che vengono prodotte ogni anno più di 60 milioni di chili di mele. Chiaro, no?
Ma quali sarebbero i motivi per incrementare i droni in queste coltivazioni?
“L’adozione e l’uso di sensori nell’agricoltura di produzione consente di risparmiare migliaia di dollari ogni anno in molte colture”, afferma Olga Walsh, una delle coordinatrici della ricerca universitaria. E in che modo i droni potrebbero essere impiegati per frutteti e vivai? Facciamo qualche esempio: per elencare le altezze dei vari alberi, monitorare la salute e la qualità degli stessi, i nutrienti, i parassiti e le eventuali malattie di stagione che incombono ma anche -cosa non da poco- gestire i quantitativi di acqua e di fertilizzanti necessari. “Tutto questo è correlato alla crescita delle piante, alla salute, all’acqua e allo stato dei nutrienti e può essere utilizzato per stimare la produzione di biomassa”.
I droni sarebbero anche in grado di calcolare la produzione e la resa di frutta o aiutare nella creazione di video per la promozione del frutteto o la vendita di alberi e frutti stessi e, cosa ancor più rilevante, minimizzare gli impatti negativi delle attività agricole sulla qualità ambientale. I sensori posti sui droni, infatti, riescono ad essere estremamente precisi consentendo, così, di migliorare significativamente l’efficienza agricola. I motivi, insomma, sono parecchi e tutti validi. Ecco perché in pochi anni c’è stato un enorme aumento nell’uso dei droni nell’agricoltura statunitense (e non solo).
I membri del team universitario svolgono anche attività di sensibilizzazione.
“Educhiamo i coltivatori sull’uso del telerilevamento e sull’uso degli UAV per il monitoraggio delle colture“, afferma Walsh. “Facciamo voli dimostrativi e produciamo pubblicazioni per favorire l’adozione da parte dei coltivatori di metodi agricoli di precisione”. L’obiettivo generale degli studiosi è uno: rafforzare la sostenibilità e la competitività dei produttori americani di alberi da frutto. “I nostri risultati hanno aumentato la consapevolezza, la conoscenza e l’adozione di sensori di colture e UAV”.
E c’è un dato che proprio non può essere tralasciato.
I droni possono anche operare su campi colmi d’acqua e su raccolti che raggiungono altezze notevoli, campi dove né i macchinari e men che mai l’uomo potrebbero muoversi agevolmente. Grazie alla programmazione personalizzata, volano rapidamente verso posizioni esatte, riuscendo a trattare le aree bersaglio con precisione impareggiabile. E una volta lì, sono in grado di acquisire immagini ad altissima risoluzione, ideali per rilevare ogni dato relativo alla coltivazione. Meno sbagli, meno sprechi, meno perdite.
Insomma, il lavoro dei droni unitamente a quello dei ricercatori statunitensi aiuta a raccogliere informazioni dettagliate sulle colture molto più velocemente di quanto gli umani potrebbero fare con le loro analisi fisiche sui campi. “I sensori possono funzionare all’interno delle regioni dello spettro elettromagnetico dove gli occhi umani non possono“, afferma Olga Walsh. “Sono molto più affidabili e oggettivi della valutazione visiva. Forniscono informazioni quantitative (dati numerici che possono essere misurati e confrontati) rispetto a informazioni qualitative (dati descrittivi che possono essere osservati).”
Non si tratta solo della velocità di screening di un campo ma di molto altro, perché questi sono tutti indicatori di potenziale rendimento.
E la loro popolarità è destinata a salire a livello globale.
Eh sì perché se già negli Stati Uniti si prevede che le vendite aumenteranno di un terzo in un anno, anche nel resto del mondo sembra che le applicazioni aeree degli UAV siano destinate ad aumentare in modo sostanziale e rapido.
Le applicazioni per droni offrono enormi vantaggi agli agricoltori nei paesi in via di sviluppo agricolo. In paesi come Cina e India l’avvento dei super velivoli ha essenzialmente permesso agli agricoltori di passare da dispositivi portatili montati sui comuni macchinari dritti ai droni. Una bella differenza. E nei paesi con settori agricoli più avanzati, l’irrorazione aerea con droni completa il circolo virtuoso dell’agricoltura di precisione. Allo stesso tempo, i droni migliorano la tempestività delle applicazioni, riducono la necessità di manodopera qualificata e l’esposizione degli operatori di spruzzatori portatili a pesticidi dannosi. Ecco perché si prevede un aumento dell’indice di gradimento e popolarità.
Ma nell’Idaho, le cose potrebbero diventare più complicate. Perché proprio lì? Per un inghippo normativo.
Sembra che lo Stato, infatti, stia votando in favore di alcune restrizioni sull’uso dei droni per la sorveglianza di individui e proprietà private. Ok, apparentemente nessun problema per campi e frutteti ma l’eventuale misura restrittiva (ancora non approvata) aggiungerebbe dei requisiti alle aree agricole in cui i droni sono ammessi. Insomma, qualche difficoltà in più ma che non dovrebbe impedire una crescita che sinora è parsa inarrestabile.