Negli Stati Uniti in decine di università è già possibile ordinare via smartphone un pasto o la spesa e ricevere tutto da piccoli robot a guida autonoma. Una delle aziende più attive è la californiana Starship Technologies, che ha ottenuto 100 milioni di dollari di investimenti
Come racconta anche il film “The Social Network”, Facebook è nato tra le quattro mura di un college, ad Harvard per la precisione. Ebbene, le università americane potrebbero anticipare un altro fenomeno che ha tutte le carte in regola per assumere proporzioni globali: il food delivery con i robot.
Quante volte abbiamo sentito dire che in un futuro non troppo lontano la spesa ci verrà consegnata da droni o, per l’appunto, da piccoli robot mobili che non necessitano dell’intervento umano? Ecco, in numerosi campus universitari negli Stati Uniti tutto questo è già realtà.
A fare da apripista è stata la Starship Technologies, azienda nata a San Francisco nel 2014 per opera di due tra i co-fondatori di Skype, Janus Friis e Ahti Heinla. Nel corso degli anni ha stretto collaborazioni con una serie di università americane, portando a termine oltre 3 milioni di consegne.
Nel 2022, nel giro di appena un mese, è riuscita a raccogliere quasi 100 milioni di dollari di investimenti: lo scorso marzo infatti Starship ha annunciato di aver chiuso un round di serie B da 42 milioni di dollari, e poche settimane prima aveva ricevuto 50 milioni di euro (57 milioni di dollari) da parte della Banca europea per gli investimenti.
Ma come funziona precisamente questa tipologia di food delivery? Prendiamo come esempio il robot-fattorino a sei ruote sviluppato proprio da Starship: è in grado di fare consegne in totale autonomia entro un raggio di 6 chilometri e dispone di un ampio scomparto per contenere gli alimenti, con un peso massimo di 45 chilogrammi.
Dotato di telecamere, GPS, unità di misura inerziale e sensori avanzati che gli permettono di riconoscere e aggirare gli ostacoli, è programmato per mantenere la velocità di una persona che cammina (circa 4 chilometri orari).
Grazie all’intelligenza artificiale sa anche riconoscere i semafori e capire quando sta per sopraggiungere un veicolo. Una volta che il robot è arrivato a destinazione, il cliente può aprire lo scomparto attraverso un codice univoco generato dopo aver effettuato l’ordine con l’app del proprio smartphone. E il gioco è fatto.
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Un business pronto a decollare
Comodo, sicuro, green. Il food delivery con i robot a guida autonoma non poteva non attirare l’attenzione di numerose aziende, anche di grande dimensioni. L’ultima in ordine di tempo è Uber, che dallo scorso maggio sta testando a Los Angeles insieme a Serve Robotics un servizio di consegna del cibo completamente automatizzato per i clienti Uber Eats.
Ma ancora prima hanno effettuato dei test società del calibro di Domino’s Pizza, Kroger e 7-Eleven, che hanno attivato delle partnership con Nuro, azienda di Mountain View specializzata nello sviluppo di veicoli a guida autonoma che alla fine dello scorso anno ha chiuso un round di serie D da 600 milioni di dollari (tra i principali investitori c’è Alphabet, società madre di Google).
Sembra dunque che il fenomeno sia destinato a non rimanere limitato ai soli ambienti universitari e ai soli Stati Uniti. Non a caso, la stessa Starship già nel 2021 ha messo su strada i suoi robot in diverse città della Finlandia e da quest’anno anche in alcuni piccoli centri urbani del Regno Unito, come Milton Keynes e Cambourne.
Concorrenza in aumento
Va detto che i campus universitari americani rimangono comunque il principale terreno di sperimentazione dei robot-fattorini. Ed è proprio qui che Starship deve fare i conti con una concorrenza sempre più agguerrita.
Qualche esempio? La piattaforma americana di food delivery Grubhub, dopo aver chiuso la partnership con la russa Yandex a seguito dell’inizio del conflitto in Ucraina, ha avviato una collaborazione con Cartken per coprire oltre 250 campus americani.
E così anche Kiwibot, startup colombiana con base a Miami, ha stretto un accordo con Sodexo, uno dei più importanti operatori di servizi di ristorazione universitari, per portare i suoi robot in 50 college entro la fine del 2022, espandendo la flotta a più di 1200 unità.
E mentre il mercato si fa sempre più competitivo, cominciano ad apparire anche le prime crepe. Starship ha infatti annunciato poche settimane fa il taglio dell’11% del personale negli Stati Uniti e in Europa e l’interruzione della partnership con la catena di supermercati Save Mart.
Potrebbe allora sorgere spontanea una preoccupazione: le aziende che operano nel settore del food delivery sono pronte ad affrontare un’eventuale rivoluzione dell’automazione? Ci saranno ondate di licenziamenti? La questione è complessa. Se dovessimo semplificare, potremmo rispondere – citando il titolo di un libro del futurista Federico Pistono pubblicato nel 2013 – che “i robot ci ruberanno il lavoro, ma va bene così”.