Clima ed economia non sono mai stati interconnessi. Tanto che eventuali disimpegni comunitari della prossima Commissione sul Green Deal europeo potrebbero avere ripercussioni in ambito finanziario.
Ne sono convinti Irene Lauro, Environmental Economist, e Ben Popatlal, Multi-Asset Strategist, Schroders, che in merito hanno recentemente dichiarato che «Si è registrato un notevole aumento della rappresentanza dei partiti di destra nel Parlamento europeo, spesso scettici nei confronti delle politiche climatiche. Il loro peso politico potrebbe potenzialmente rallentare la rapida progressione dell’UE verso l’energia verde, aumentando l’incertezza per gli investitori in energia pulita».
Secondo gli analisti, «L’elezione di Ursula von der Leyen per un secondo mandato quinquennale come presidente della Commissione europea garantirà che le leggi europee esistenti in materia di Green Deal rimarranno probabilmente invariate. Tuttavia, potrebbe essere più difficile ottenere la proposta di nuove politiche verdi, mettendo in discussione il ruolo di leader climatico dell’UE.»
Irene Lauro e Ben Popatlal sottolineano inoltre come «Il forte caldo negli Stati Uniti e in America Latina, nell’Europa meridionale e in alcune parti dell’Asia sta esacerbando le condizioni di siccità, con ripercussioni sulla produzione agricola, sulla produzione di energia idroelettrica e sul trasporto marittimo. Un modo in cui queste perturbazioni hanno un impatto sui mercati è quello di esercitare pressioni al rialzo sull’inflazione. Una recente ricerca della Bce ha rilevato che il caldo estremo registrato nei tre mesi estivi del 2022 ha causato da solo un impatto cumulativo annuo di 0,67 punti percentuali sull’inflazione alimentare e di 0,34 punti percentuali sull’inflazione complessiva in Europa, con un impatto maggiore nell’Europa meridionale.»
«L’aumento dell’inflazione alimentare – spiegano – è ben visibile nei prezzi record di diversi prodotti di base, tra cui cacao, caffè, olio d’oliva e arance. Anni di scarse precipitazioni hanno messo inoltre a dura prova la produzione mondiale di energia idroelettrica, un problema significativo in paesi come gli Stati Uniti, la Cina e l’India, dove la perdita di produzione di elettricità potrebbe portare a un aumento dei prezzi dell’energia. Le interruzioni di energia elettrica comportano anche un freno all’attività industriale. Infine, le scarse precipitazioni portano anche a livelli idrici preoccupantemente bassi, limitando la navigabilità delle principali vie d’acqua commerciali, come il Canale di Panama, con un impatto sulle industrie che si affidano alla consegna tempestiva di materie prime o prodotti finiti».
«L’inflazione climatica – concludono gli analisti – sarà probabilmente un tema d’investimento importante, dato che le temperature estreme continuano ad avere un impatto sull’attività di vari settori. Gli investitori possono contrastare le pressioni al rialzo sui rendimenti riducendo l’esposizione ai tassi d’interesse nei mercati che dipendono fortemente dalla produzione di energia idroelettrica e in quelli in cui l’inflazione alimentare ha un peso rilevante nel paniere dell’indice dei prezzi al consumo (CPI). Inoltre, un altro modo di gestire questo rischio è ridurre l’esposizione ai titoli azionari con alti livelli di dislocazione della catena di approvvigionamento».