Con l’ultimo finanziamento la realtà creata dai fratelli Carlier diventa l’azienda di bici elettriche più supportata al mondo (con l’americana RadPower che è in scia) e punta al piatto forte: 10 milioni di pezzi venduti nel prossimo lustro
Con un round di serie C di 128 milioni di dollari, VanMoof è diventata l’azienda di biciclette elettriche più finanziata al mondo. Con in serbatoio un totale di circa 182 milioni di dollari, in virtù dei 40 milioni ottenuti un anno fa. Non è solo una questione di primato e cifre, per quanto imponenti, ad accendere i riflettori sull’azienda fondata ad Amsterdam nel 2009 dai fratelli Taco e Ties Carlier, partiti dall’idea di costruire da zero una ebike in grado di invogliare le persone a lasciare l’auto in favore delle due ruote elettriche su pedali, il cui mercato dovrebbe sfiorare i 48 miliardi di dollari entro il 2028, con proiezioni di crescita raddoppiate rispetto alle stime prima della pandemia.
Vivendo nel paese europeo che più utilizza la bicicletta come veicolo per gli spostamenti cittadini, pare quasi naturale avere idee del genere per i Carlier. Molto più complesso appare mettere in pratica tale teoria laddove la cultura della bicicletta è tutta da (ri)costruire. E la lista dei paesi, europei e non, è in questo caso molto lunga. Intanto, però, con i fondi raccolti nel giro degli ultimi due anni, VanMoof rilancia la sfida e spara alto, perché vuole ampliare l’attuale comunità che conta oltre 150.000 ciclisti a 10 milioni di pedalatori nel giro del prossimo lustro. Vette altissime, forse troppo, anche se le condizioni per incrementare il ritmo di crescita si stanno gradualmente concretizzando, offrendo opportunità di diffusione su scala globale anche a un produttore che propone biciclette a pedalata assistita ricche di tecnologie (l’ultima è la compatibilità con Dov’è di Apple) ma in soli due modelli, S3 e X3.
Il progetto della società olandese è fondato sulle bici ma va oltre le due ruote, perché per emergere e restare leader di mercato non ci si può fermare alla produzione e alla vendita del prodotto. L’esperienza d’uso e l’assistenza sono elementi decisivi per avvicinare appassionati e non, anche perché la spesa prevista per una bici made in Holland parte da 2.198 euro. E se la pandemia ha favorito la riscoperta della bici, con l’azienda che sostiene di aver triplicato le vendite nel corso del 2020, ci sono altri punti da considerare per capire l’evoluzione di VanMoof.
In dodici mesi sono saliti a 50 gli store e i centri di assistenza presenti in alcune delle principali città di tre continenti (ma non c’è ancora l’Italia, che non è un mercato di riferimento per gli olandesi, tanto che tra le sei versioni del sito aziendale manca quella in lingua italiana), mentre dopo i test ad Amsterdam e Berlino, nei prossimi mesi si amplieranno le città in cui sarà attiva la rete di Bike Doctor, che prevede l’invio di tecnici presso le sedi dei clienti lontani dai negozi, al fine di garantire la manutenzione della bicicletta con un meccanismo che punta a educare e insegnare ai clienti cosa occorre per metterla in sicurezza.
A guidare l’investimento di 128 milioni di dollari è Hillhouse Investment, società di private equity con sede in Asia, e tra i partecipanti c’è anche Gillian Tans, ex Ceo di Booking.com, oltre a Norwest Venture Partners, Felix Capital, Balderton Capital e TriplePoint Capital. L’obiettivo primario e a grande raggio è l’espansione su larga scala, che passa dall’aumento della produzione, dallo sviluppo di nuove tecnologie, dai progressi delle specifiche tecniche delle biciclette e dall’affidabilità delle stesse.
“Stiamo reinventando, riprogettando e reingegnerizzando ogni componente della bicicletta, un lavoro che non è mai stato fatto prima e che crediamo possa cambiare per sempre il processo di produzione e di vendita. Siamo felici che i nostri investitori condividono la nostra visione di un futuro di mobilità più intelligente e pulito”, spiega Taco Carlier in una nota aziendale.
Un domani radioso, quello di VanMoof, che passa per un cambio di passo riguardo l’organizzazione delle città e degli spostamenti delle persone al loro interno. “Per diffondere l’utilizzo delle biciclette in grandi città, non pianeggianti e alle prese con stagioni molto calde ci sono le biciclette elettriche, che possono trasformare ogni centro in una piccola Amsterdam”, è la visione di Taco Carlier, che ha raccontato a Domus come immagina il futuro delle due ruote elettriche. Per aumentare i ciclisti il Ceo olandese punta su un prodotto “bello e accessibile economicamente, con una batteria integrata da non dover ricaricare ogni giorno”. Che è anche il motivo per cui VanMoof intende mantenere soltanto due modelli, costantemente migliorati e arricchiti di nuove funzionalità nel corso del tempo, implementando servizi oggi immaginati ma assenti, come sensori per monitorare la qualità dell’aria, aspetto preminente per chi si muove sui pedali.
Seppur più nota, VanMoof non è l’unica realtà in crescita esponenziale nel campo delle biciclette elettriche. Negli Stati Uniti, mercato di riferimento per l’azienda olandese, c’è RadPower che nelle scorse settimane ha raccolto 150 milioni di dollari (da sommari ai 25 milioni di dollari ricavati l’anno precedente). Fondata nel 2007 da Mike Radenbaugh, è il principale costruttore di ebike americano, che nel 2020 ha distribuito circa 100.000 biciclette e conta ora su un catalogo di nove modelli, con prezzi da 1.099 a 1.899 euro.
Siamo su numeri e dimensioni di mercato inevitabilmente differenti, ma di ebike si è accorto pure il pubblico italiano, con la vendita secondo i dati di Confindustria Ancma (Associazione Nazionale Ciclo Motociclo e Accessori) di 280.000 unità nel corso del 2020, che corrisponde a un rialzo del 44% rispetto alle 195.000 dell’anno precedente. Con la Germania, l’Italia è anche uno dei paesi dove si producono più biciclette elettriche, che in Europa sono state circa 4,5 milioni di pezzi, con una crescita del 34% in confronto al 2019. Una realtà tricolore unica nel suo genere nel segmento ebike è Five, progetto nato dal Gruppo Termal, con uno stabilimento a Bologna in grado di garantire l’energia necessaria alla propria produzione.
Fabbrica Italiana Veicoli Elettrici (da cui la sigla Five) si dedica alla realizzazione di biciclette elettriche, speed pedelec e batterie (lo scorso 12 luglio è stata prodotta la batteria numero 10.000, a due anni dall’avvio dell’area dedicata) che include quattro brand di bici a pedalata assistita: Wayel, Italwin, Today Sunshine e Lockbike (più i monopattini targati uGO). Anche in questo caso, la svolta è arrivata con il lockdown dell’anno scorso, quando gli ordini sono quadruplicati, con l’azienda che ha assunto dieci persone e ampliato l’organico a 30 dipendenti.