A Torino nasce il progetto Ortialti Fonderie Ozanam, per la produzione di vegetali a chilometro zero sul tetto di casa: un orto per pomodori, zucchine, insalata. E con tanti vantaggi ambientali
Oltre il 20% delle superfici urbane sono tetti piani coperti di catrame, non utilizzati e scarsamente accessibili. Sono migliaia le autorimesse, i magazzini nei cortili e gli esempi di edilizia pubblica e residenziale che potrebbero essere riconvertiti in nuovi spazi di rigenerazione urbana, in luoghi di socialità collettiva, in aree di produzione alimentare. Da questa importante mission prende il via il progetto Ortoalto Fonderie Ozanam, nel complesso industriale di via Foligno 14, a Torino.
L’occasione per i tetti verdi
Un progetto che ha preso vita a fine febbraio, complice anche l’aggiornamento del Regolamento edilizio della Città di Torino: l’articolo 9, introdotto il 15 marzo scorso, prevede l’esonero totale dal pagamento del costo di costruzione per tetti verdi e ortialti. Il tetto verde, oltre a garantire vantaggi per l’ambiente in termini di abbassamento della temperatura, riduzione dei livelli di CO2 e di polveri sottili, consente anche di modulare il deflusso dell’acqua piovana verso la rete fognaria in caso di forti precipitazioni. Il progetto prende il via dalla startup ideatrice, Ortialti, e vede la collaborazione delle cooperative sociali MeetingService, Agridea e l’agenzia di comunicazione quattrolinee.
Una startup tutta al femminile
L’intervento alle Fonderie Ozanam rappresenta l’operazione pilota della startup Ortialti, fondata da Elena Carmignani e Emanuela Saporito, architette che stanno cercando di proporre un nuovo modello di soluzione urbanistica, che miri alla sostenibilità, all’innovazione sociale e alla partecipazione locale. Grazie a questo progetto verrà valorizzato lo stabile che ospitava la vecchia stamperia di lamiere Simbi, che versava in forte stato di degrado. L’idea si era già aggiudicata il premio We-Women for Expo di Padiglione Italia. Grazie alle sinergie create dalla startup, che è riuscita a coinvolgere finanziatori, cooperative, associazioni, Ortoalto Fonderie Ozanam diverrà un punto di aggregazione sociale e rilancio del quartiere, nel quale a partire da questo mese verranno organizzati una serie di eventi. L’orto diventa infatti un posto dove le persone del quartiere (e non solo) si incontrano, parlano, impiegano il proprio tempo libero.
Insalata, pomodori, zucchine, peperoni
Un tetto verde inoltre può essere coltivato a orto, può produrre grandi quantità di vegetali freschi tutto l’anno per i suoi abitanti e si possono riciclare i rifiuti domestici trasformandoli in compost. Si tratta quindi non solo di un’opportunità di valorizzazione ambientale, ma una soluzione concreta per avere oltre 100 tipologie di vegetali diverse a chilometro zero. La tecnologia che viene usata per gli ortialti è costituita da una serie di materiali tessili e plastici che si posano sui tetti piani, li rendono impermeabili e permettono all’acqua di essere trattenuta e allo stesso tempo di scorrere facilmente. Su di essi si posa un terriccio speciale, molto leggero e facile da lavorare. “I vegetali hanno 15-18 centimetri di substrato, come si fa generalmente sui tetti piani per un problema di leggerezza sulla soletta. Su questo tipo di superficie si può coltivare quasi tutto: pomodori, ogni tipo di insalata, aromatiche, zucchine, peperoni, fanno eccezione le radici che hanno bisogno di più terra come carote e patate”, spiega Elena Carmignani, fondatrice di Ortialti. Quando l’orto sarà piantato, ovvero da metà aprile, i vegetali saranno impiegati per la preparazione dei cibi del ristorante “Fonderie Ozanam”, i cui menu verranno cambiati di volta in volta a seconda dei vegetali che sarà possibile raccogliere. “Parliamo di chilometro zero al 100%”, spiega la Carmignani, ” e di una notevole varietà di vegetali utilizzabile. Il ristorante Fonderie Ozanam è già molto attento alla qualità e al bio, questo sarà un valore in più che ben si sposa con il loro carattere”.
Il pesto dal tetto
Ci sono diversi progetti in cantiere: il ristorante sta ipotizzando di creare una linea di prodotti preparati ad hoc con i vegetali che crescono sul tetto: pesto, condimenti per la pasta, preparati in barattolo. “Abbiamo in progetto anche l’inserimento di arnie per sviluppare un’apicoltura a chilometro zero”, conclude la Carmignani,”l’obiettivo è quello di avere una produzione modulata anche sulle dimensioni dell’orto. Anche in questo caso, come abbiamo intenzione di fare per l’orto, vogliamo arricchire l’idea con una proposta educational, organizzando dei laboratori”.