Arriva da un gruppo di ricercatori dell’università Bicocca l’idea di un nuovo sistema che permette di produrre biometano con costi inferiori e in modo sostenibile. È stato già sperimentato in una discarica di Monza e, a breve, sarà pronto per il mercato.
Produrre biometano dai rifiuti organici con costi inferiori a quelli attuali e utilizzando composti a basso impatto ambientale in grado di catturare la CO2. È questa la sfida del team del prof. Maurizio Acciarri, docente di fisica sperimentale presso l’Università di Milano-Bicocca. La nuova tecnologia, messa a punto nei laboratori del dipartimento di Scienze dei Materiali, permette infatti il “lavaggio” del biogas ottenuto dalla fermentazione dei rifiuti. Si chiama Smart Upgrading ed è stata sviluppata in collaborazione con Cem Ambiente Spa.
Biometano di qualità dai rifiuti organici
«Grazie all’accordo di collaborazione con Cem Ambiente», precisa Acciarri, «è stato possibile verificare dal vivo l’efficacia di questa nuova tecnologia su un gas reale, ossia su una miscela di anidride carbonica, metano e altre sostanze che costituiscono normalmente il prodotto ottenuto dalla fermentazione batterica dei rifiuti umidi».
Il biogas infatti, non può essere immesso nella rete del gas così com’è. Prima è necessario depurarlo fino ad ottenere biometano pressoché puro.
«Deve essere ripulito dall’anidride carbonica – spiega Acciarri – attraverso una procedura chiamata upgrading»
Per questo la tecnologia Smart Upgrading è stata sperimentata con un piccolo impianto prototipo che consente, appunto, il “lavaggio”. Questo processo di separazione del biometano dal biogas avviene attraverso un processo di assorbimento in un solvente di nuova generazione.
Caratteristiche essenziali di questo procedimento sono l’utilizzo di molecole di derivazione naturale, che non presentano rischi per operatori e ambiente, e le basse temperature. Il sistema infatti, è in grado di lavare il gas a temperature inferiori ai 100 gradi, consentendo una riduzione dei costi e dei consumi energetici.
Verso una produzione low cost
L’utilizzo di una sostanza di trasformazione biodegradabile, un limitato utilizzo dell’energia e i costi contenuti sono differenze sostanziali rispetto a quanto visto finora. Ma è soprattutto sui costi che punta forte il prof. Acciarri. «Il biometano così prodotto costa circa il 30% in meno di quello oggi sul mercato».
In effetti, le tecnologie tedesche e statunitensi attualmente impiegate in questo campo sono molto dispendiose, in termini di energia e denaro. Ed è proprio questo il motivo per cui il biometano risulta essere, ancora oggi, meno competitivo rispetto al combustibile fossile. «Serviva trovare un sistema di produzione e purificazione più semplice e meno costoso», sottolinea Acciarri. E così è nata la tecnologia Smart Upgrading.
Secondo lui, Smart Upgrading ci permetterà di produrre molto presto un gas made in Italy estremamente pulito e di qualità paragonabile, se non superiore, al metano che il nostro Paese importa dalla Russia e dal Nord Africa.
Dai test all’arrivo sul mercato
Conclusa la prima sperimentazione presso l’ex discarica di Cem Ambiente nel brianzolo, i ricercatori stanno ora realizzando un prototipo d’impianto industriale e mirano a lanciare presto uno spin-off. L’impianto verrà per il momento utilizzato per nuovi test.
L’obiettivo è arrivare a utilizzare tutti i rifiuti gestiti da Cem Ambiente – circa 50 mila tonnellate all’anno – per realizzare biometano. In questo modo, si potranno rifornire circa 5mila abitazioni per un controvalore economico di 3,5 milioni di euro. «Potenzialmente il biometano prodotto dal trattamento di tutti i rifiuti organici e vegetali dell’Italia – conclude Astorri – sarebbe in grado di coprire tra il 10 e il 20% del fabbisogno nazionale». L’ambiente ringrazia. E anche le casse dello Stato, attendono con ansia.