Il gruppo animalista Protect ha creato un device per proteggere i rinoceronti (e i loro corni) dai cacciatori di frodo. Permette di monitorare lo stato di salute e gli spostamenti dell’animale, intervenendo in caso di attacco diretto.
Servirsi della tecnologia per evitare che alcuni animali si estinguano. Questa è la missione che il gruppo animalista no-profit Protect, tramite RAPID (Real-Time Anti-Poaching Intelligence Device), ha deciso di portare a compimento ogni singolo giorno. In tutto il mondo. L’ultimo caso riguarda il rinoceronte, una delle specie più antiche e più colpite dal bracconaggio, a causa del suo corno pregiato.
Una triplice soluzione per salvare i rinoceronti
Il sistema ha l’obiettivo di identificare, con grande celerità, la presenza di cacciatori di frodo nelle vicinanze dell’animale. Funziona grazie ad una camera, piccola e ad alta risoluzione, inserita nel corno che permette il monitoraggio costante dell’animale. Compreso il battito cardiaco, grazie a sensori specifici. Tutto via GPS.
«Non vi preoccupate, è un’operazione totalmente indolore per il nostro amico e che, di contro, può salvargli la vita» sottolinea il dottor Paul O’Donoghue che ha sviluppato la tecnologia. Tutto questo permette agli animalisti di essere avvisati, in tempo reale, della minaccia che coinvolge l’esemplare e di ottenere le prove contro chi pratica queste azioni illegali. «Questo impedirà che i bracconieri sparino dei colpi da lontano per uccidere l’animale. Sanno che in pochi minuti saremo lì a fermarli. Non hanno il tempo per portare via quello che ritengono il loro trofeo».
Il lancio di RAPID
Alcuni prototipi di RAPID sono già in via di sperimentazione su alcuni esemplari in Sudafrica. Il lancio ufficiale, e la diffusione mondiale, avverrà alla fine del 2016 quando verrà presentato il device definitivo. Sono, infatti, due i campi che devono ancora essere perfezionati: da una parte l’alimentazione “green” del device tramite lo sfruttamento dell’energia solare o cinetica; dall’altra l’adattamento ad altre specie che ne avrebbero bisogno quanto i rinoceronti. «Pensiamo a predatori come i leoni e le tigri ma anche a elefanti e balene».
Una specie da proteggere
I rinoceronti sono comparsi sulla terra circa 40 milioni di anni fa, diffondendosi in tutti i continenti tranne l’Oceania. All’origine si contavano più di trenta specie differenti. Oggi ne contiamo solo 5, sparse in 2 continenti: Africa (rinoceronte nero e rinoceronte bianco) e Asia (rinoceronte indiano, di Giava e di Sumatra).
Le due specie a forte rischio estinzione sono il rinoceronte nero, colpito senza tregua dalla caccia nel sud dell’Africa e quello di Giava che conta ormai meno di 60 esemplari a causa, soprattutto, degli stravolgimenti naturali apportati dall’uomo nei territori in cui vive.
A minacciare l’esistenza di questi animali è il commercio di corni. In Cina, infatti, viene polverizzato per guarire febbre, epilessia, malaria, avvelenamenti e altri disturbi di differente gravità. «È un materiale pregiato che vale somme altissime sul mercato nero» ricorda il wwf sul suo sito lanciando la campagna di sensibilizzazione La sua vita non vale un corno.
In alcuni paesi asiatici, come lo Yemen, invece, viene utilizzato come manico della cosiddetta Jambiya, un pugnale ricurvo che si tramanda di generazione in generazione. Mode che hanno contribuito all’uccisione del 90% dei rinoceronti in Kenya, Tanzania e Zambia e alla loro estinzione in altri 7 paesi.