Uno studio pubblicato su Plos One descrive un nuovo tipo di Lombrico, che ha contribuito a modellare il suolo dove cresce il vitigno Glera, uva del Prosecco
Se il prosecco che avete nel calice è ottimo, è tutto merito dei lombrichi. Una bufala? Tutto vero: una ricerca condotta da Maurizio Paoletti, professore associato di ecologia all’Università degli Studi di Padova, suggerisce che la formazione del terroir perfetto per il vitigno Glera (l’uva del prosecco) è dovuta a una specie di lombrichi chiamata Crodabepis (nella foto), appartenente alla famiglia degli scavatori. Il verme ha un aspetto variopinto a bande carnicino purpuree.
«Questi lombrichi – ha spiegato Maurizio Paoletti, responsabile dello studio – producono gallerie anche in profondità e vengono in superficie per nutrirsi, prevalentemente di lettiera in fase di decomposizione, e sono particolarmente attivi di notte quando piove. Questa categoria di lombrichi, profondi scavatori, ha modellato e continua a modellare la struttura dei suoli attraverso un legame stretto con batteri e funghi modulando il loro equilibrio e soprattutto governando la presenza di funghi patogeni, nocivi per le coltivazioni».
Nel nome della nuova specie un omaggio a famosi biologi
L’articolo pubblicato su Plos One descrive la nuova specie di lombrico, scoperta grazie al lavoro del team di Paoletti. Si chiama Eophila crodabepis e si trova nei territori che vanno da est a ovest dell’altopiano di Asiago e Vittorio Veneto e da nord a sud della zona compresa tra le Prealpi bellunesi, Asiago, il Monte Grappa e il Montello, una superficie che si estende per oltre 750 chilometri quadrati. L’importanza della nuova specie, spiega Paoletti, risiede nel fatto che questo tipo di lombrico ha avuto un ruolo chiave nella formazione del suolo nell’area del prosecco classico, determinandone la natura. Nella scelta del nome per la nuova specie (un acronimo) gli scienziati hanno voluto offrire un omaggio a Giovanni Canestrini, Daniele Rosa, Charles Darwin, Antonio Berlese, Pietro Omodeo e Filippo Silvestri che a vario titolo hanno contribuito agli studi scientifici sulla biologia dei suoli e dei lombrichi in Italia e all’estero.
Ma perché i vermi sono così importanti per le proprietà del terreno?
Il terreno potrebbe essere paragonato a un sandwich con più strati: dopo lo strato più superficiale composto da residui organici, vi è una fascia di decomposizione che raggiunge i 5 centimetri di profondità, caratterizzata da una forte biodiversità. Segue lo strato umico, che arriva a una profondità massima di 15 centimetri, nei quali si trovano le radici più superficiali delle piante e i vermi che vivono più in profondità. I vermi possono avere più di 100 segmenti (quelli in cui il corpo è diviso dai vari anelli)e con un movimento deambulatori creano delle gallerie nel suolo, che rendono la terra porosa e meno compatta, così che aria e acqua possano penetrarvi meglio.