E’ portatile e a basso impatto ambientale. Grande come una moneta da un euro, riesce a trasformare piccole quantità di energia meccanica e fluidica in energia da utilizzare in aree dove la rete elettrica non è disponibile.
Chi ha detto che le dimensioni non contano? Non devono pensarla sicuramente così all’IIT, Istituto Italiano di Tecnologia, dove hanno ideato un sistema di “energy harvesting” davvero stupefacente. Una turbina di dimensioni pari a quelle di una moneta da un euro. Ma come ci sono riusciti? E a cosa serve questa microturbina?
Le caratteristiche di questa tecnologia
Dietro a questa “piccola” novità tecnologica c’è la mente di Emanuele Guglielmino, ricercatore presso l’IIT, che ha fortemente creduto nell’idea di una nuova fonte di energia, portatile e green. Come ci suggerisce lo stesso ideatore, la microturbina – usando un termine attuale – è “una tecnologia meccatronica ad altro livello di integrazione”. Di cosa parliamo?
Si tratta di un dispositivo miniaturizzato, ispirato alle turbine “macro” usate nelle centrali elettriche o nei motori aerei, ma dal diametro di soli 14 mm. “Passando da una turbina industriale di parecchi metri a una macchina di pochi millimetri di diametro nascono criticità che non sono presenti su macroscala”, sottolinea Guglielmino. Per superare queste sfide tecniche, la microturbina si serve di una serie di innovazioni tecnologiche brevettate e di un design innovativo.
Il rotore aerodinamico e il rotore dell’alternatore sono integrati in un unico componente: il dispositivo così strutturato, non ha bisogno di alcuna manutenzione lungo i suoi dieci anni di vita, a differenza dei suoi corrispettivi su grande scala.
“La microturbina è un generatore di energia elettrica che funziona grazie ad un flusso di aria compressa che la attraversa”, sottolineano all’IIT.
Non necessita alcun combustibile, quindi non immette gas serra nell’atmosfera ed è un dispositivo green a tutti gli effetti.
Il dispositivo ideato sfrutta piccole quantità di energia meccanica o fluidica e la trasforma in energia elettrica. Attualmente è in grado di produrre fino a 30 Watt con aria alla pressione di 1 bar.
A cosa serve
La microturbina può consentire l’alimentazione di sensori per gli usi più svariati ed è dotata di una scheda wireless per trasmettere le informazioni ad un operatore in remoto. Questo proprio perché è pensata per essere impiegata soprattutto in zone geograficamente impervie, dove il tradizionale trasporto di energia elettrica via cavo diventa eccessivamente oneroso. Tipici esempi sono gli impianti industriali, i gasdotti o le linee ferroviarie e nautiche.
In tutti questi casi, vengono utilizzate batterie collegate a chilometri di cavi in rame per alimentare sensori o sistemi di misura.
Questo piccolo generatore di energia si propone come un’alternativa funzionale ed eco-compatibile. Sostituendo le batterie con la microturbina si riducono i costi di manutenzione e le attività di smaltimento. In questo modo inoltre, non si incorre in problematiche legate al danneggiamento o al furto dei cavi di rame, che rischierebbero di impattare sull’operatività dell’intero impianto.
Sviluppi futuri
Secondo lo Smart Grid Report 2014, stilato dall’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano, l’energia del futuro dovrà essere sicura, accessibile e rispettosa dell’ambiente. Efficienza, produzione decentrata e uso sostenibile delle risorse sono i cardini su cui poggia lo scenario energetico del prossimo futuro. Quello caratterizzato dalla rete elettrica intelligente, la smart grid appunto.
In quest’ottica, si inserisce a pieno merito la microturbina, un alimentatore a basso impatto ambientale che promette di rendere più efficiente la rete di distribuzione delle utenze e fornire l’energia necessaria ai sensori di applicazioni “off-grid”.Una promessa che punta ad essere mantenuta. Infatti, dalla creatura di Guglielmino, è nato un progetto di startup – la Advanced Microturbines srl – che oggi si sta occupando del suo sviluppo tecnico e commerciale.
@antcar83