Una tecnica innovativa potrebbe portare a una svolta: consentirà di coltivare riso ovunque, offrendo alternanza produttiva tra colture e risparmio di acqua. Ecco come funziona. E chi l’ha sviluppata
Una tecnica di coltivazione consolidata da almeno cinquant’anni che porta una svolta radicale e innovativa nel settore risicolo. Con l’irrigazione a goccia per coltivare il riso non sarà più necessario allagare le risaie. Il che, oltre a garantire un risparmio di acqua di oltre il 40% e di sostanze nutritive fino al 30%, consentirà di coltivarlo in qualunque ambiente, persino in collina. “Al sud Italia, zona in cui attualmente il riso non viene coltivato, per esempio, si potranno produrre specie differenti, che crescono in aree dal clima più caldo e secco”, spiega Stefania De Pirro, Communication Manager di Netafim Italia. La multinazionale, leader mondiale in soluzioni irrigue innovative ed intelligenti per l’agricoltura, ha portato avanti e concluso uno studio sull’irrigazione a goccia, solitamente impiegata per ortaggi, frutta, mais e soia, per la coltivazione del riso. Come funziona? Si tratta di interrare un sistema di irrigazione a goccia, costituito da piccoli tubi forati che facciano uscire l’acqua nella quantità desiderata: “È una bagnatura frequente e costante della radice della pianta”.
Alternanza tra colture
La tecnica, che è già sperimentata da alcuni agricoltori nel vercellese, non andrà a sostituire le risaie ma consentirà di coltivare il cereale ovunque, offrendo grandi opportunità di alternanza produttiva tra colture. Insomma, un sistema che farà del riso una coltivazione più semplice, come tutte le altre. Ma i costi? “Gli impianti durano anche 20 anni e non sono costosi – aggiunge la responsabile – non solo: la possibilità di alternare con altre coltivazioni rende la terra più fruibile e produttiva durante tutto il corso dell’anno”.
Il vantaggio della qualità
Tra gli altri vantaggi questo tipo di irrigazione porta anche un miglioramento della qualità del riso: “Con l’irrigazione a goccia si riduce rischio di accumulo dei metalli pesanti nel chicco di riso, si va al di sotto della soglia passando da valori di 0,06 mg/kg in sommersione a valori minori di 0,01 mg/kg a goccia”. Non solo: questo tipo di riso emette l’80% in meno di metano e il 30% in meno di anidride carbonica rispetto al riso convenzionale in sommersione. La pianta assorbe inoltre in condizioni anaerobiche alti livelli di metalli pesanti statisticamente presenti nei suoli. La maggiore biodisponibilità di arsenico in sommersione è la ragione principale dell’accumulo nel seme, causa un consumo del 75% dell’acqua utilizzata in agricoltura nei paesi di produzione. Comporta inoltre il rilascio in atmosfera di gas serra (CH4 e CO2) per circa il 20% delle emissioni totali agricole, che costituiscono circa il 50% delle emissioni totali e dall’azione antropica sull’ambiente. Infine la lisciviazione ad opera dell’acqua di drenaggio della sommersione, con concentrazioni elevate di azoto, è causa di inquinamento delle falde.
Aumenta la resa
Con il sistema a goccia la distribuzione uniforme di acqua e azoto permette di aumentare le rese del 20-40% e di ridurre significativamente le emissioni di gas serra e dell’inquinamento delle acque sotterranee. L’irrigazione a goccia può ridurre notevolmente il rischio di accumulo di metalli pesanti nel chicco di riso, passando da valori di 0,06 mg/kg in sommersione a valori minori di 0,01 mg/kg a goccia, ovvero al di sotto del minimo misurabile.