In Estonia hanno costruito dei megafoni giganti per ascoltare i suoni più intimi della foresta. Un modo per abbandonare (almeno per qualche ora) la frenesia in cui siamo immersi e ritrovare il legame ancestrale che ci lega alla parte più incontaminata del mondo.
Creati dagli studenti dell’Estonian Academy of Arts, e installati il 18 settembre vicino al Pähni Nature Centre, i megafoni hanno un diametro di circa 3 metri e sono in grado di cogliere e amplificare tutti quei suoni, sussurri e fruscii, prodotti dai polmoni verdi ai confini tra l’Estonia e la Lettonia.
Per realizzarli è stato usato un solo materiale: il legno; l’unico che potesse garantire una perfetta fusione all’interno dell’ecosistema destinato ad accoglierli. Una scelta rigorosa per far sì che, in futuro, questi strumenti possano diventare parte integrante di questi fitti, e inaspettatamente rumorosi, ambienti, senza interferire con i fragili equilibri naturali preesistenti.
Un invito alla lentezza e alla condivisione
Tra semiotica e poesia
Tra gli sponsor del progetto c’è Valdur Mikita, uno dei più importanti studiosi di semiotica del paese baltico: «Le foreste dell’Estonia hanno una vasta varietà di suoni e, al tempo stesso, un grande silenzio. Così, nel percorrerle, è facile accedere al “libro della natura”, leggerlo e ascoltarlo». Per fare tutto ciò bastava avere a disposizione un qualcosa che potesse amplificarne la sua parte più nascosta e armoniosa; quel tipo particolare di bellezza cantata, in maniera sublime, da Lord Byron nel Childe Harold’s Pilgrimage:
There is pleasure in the pathless woods,
There is rapture on the lonely shore,
There is society where none intrudes,
By the deep sea and the music in its roar;
I love not man the less, but Nature more.