La ricerca condotta da The European House – Ambrosetti rivela che tra il 2020 e il 2030 il digitale contribuirà ad abbattere fino al 10% delle emissioni
Digitalizzazione e sostenibilità vanno di pari passo. Ovvero, quanto più un’azienda risulta essere digitalizzata tanto più riuscirà ad essere sostenibile. Lo testimonia anche lo studio condotto da The European House – Ambrosetti in collaborazione con Microsoft Italia, “Digitalizzazione e sostenibilità per la ripresa dell’Italia”, presentato durante il Forum di The European House – Ambrosetti che si è tenuto a Cernobbio. Essere digitali ed essere sostenibili sono oggi tra le direttrici guida che spingono le realtà aziendali verso il futuro. Due paradigmi indispensabili che non solo si completano all’interno di una visione di sviluppo largamente condivisa ma si rafforzano vicendevolmente in un rapporto sinergico. La ricerca condotta da The European House – Ambrosetti si è posta l’obiettivo di indagare il contributo del digitale allo sviluppo sostenibile, identificandone gli ambiti di applicazione e quantificandone gli impatti nel contesto italiano post Covid-19.
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“Le tre grandi sfide per il rilancio del nostro Paese, sostenibilità, digitale e inclusione sociale, sono strettamente legate tra di loro e, investendo in maniera sinergica e strategica, possono creare un circolo virtuoso in grado di accelerare non solo la ripresa, ma l’evoluzione verso nuovi modelli di business e di vita più sostenibili – ha commentato Silvia Candiani, amministratore delegato di Microsoft Italia – Questo studio si pone l’obiettivo di analizzare le strette correlazioni tra questi tre filoni, promuovendo in Italia una società più aperta e in grado di dare opportunità a tutti. Come Microsoft, siamo al fianco delle organizzazioni pubbliche e private con soluzioni, risorse e competenze volte a favorire la crescita del loro business in maniera sostenibile, a creare ambienti di lavoro più flessibili, produttivi e inclusivi, oltre a supportarle nel creare professionalità al servizio delle nuove sfide. Il nostro impegno si inserisce anche sui temi della sostenibilità anche in maniera diretta con un piano di riduzione del nostro impatto ambientale con soluzioni e iniziative volte ad aiutare imprese, enti e associazioni ad evolversi in modalità green. Serve un impegno corale e condiviso dal mondo pubblico e privato per realizzare il Digital Restart dell’Italia” .
Lo scenario italiano post-Covid 19
La pandemia ha ridisegnato geografie, tracciato nuovi confini, abbattuto ma, allo stesso tempo, anche creato nuove divergenze. Sul fronte sociale, le disuguaglianze in termini di ricchezza sono aumentate del 12% dal 2008, e il 2020 è l’anno con il più alto incremento mai registrato. Allo stesso tempo, gli effetti dell’emergenza sanitaria hanno accelerato i processi di trasformazione digitale della società, delle aziende e delle pubbliche amministrazioni. Questo, oltre ad accrescere la diffusione dello studio di nuove competenze informatiche, avrà effetti anche sul mondo del lavoro, con la nascita di nuovi strumenti digitali di collaborazione sempre più sostenibili rispetto ai modelli tradizionali sia sotto l’aspetto ambientale che sotto l’aspetto sociale. Secondo la ricerca condotta dal gruppo di lavoro di The European House – Ambrosetti su un campione di oltre 200 aziende, le nuove forme di lavoro a distanza (64% del campione) e di collaborazione (59% del campione) sono percepite come le principali leve attraverso cui il digitale può contribuire alla sostenibilità sociale.
I risultati della survey di The European House – Ambrosetti
La ricerca condotta da The European House – Ambrosetti identifica le sinergie tra trasformazione digitale e componenti di sviluppo sostenibile principalmente in tre ambiti di indagine: il profilo economico, quello ambientale e quello sociale. Indagando l’aspetto della sostenibilità economica, lo studio dimostra come le aziende digitalizzate ottengano un importante beneficio sulla produttività del lavoro rispetto alle aziende che non hanno ancora attuato percorsi di trasformazione digitale (+64% per le aziende italiane, rispetto ad un +49% per le aziende europee); da un punto di vista ambientale, il gruppo di lavoro di The European House – Ambrosetti ha adottato un innovativo modello proprietario per stimare il contributo del digitale alla decarbonizzazione, secondo il quale risulta come il digitale sarà una delle armi più importanti per la transizione verde, con un impatto al 2030 pari a quello incrementale delle energie rinnovabili. Complessivamente, è stato stimato che tra il 2020 e il 2030 il digitale contribuirà ad abbattere fino al 10% delle emissioni rispetto ai livelli del 2019 (37 milioni di tonnellate di CO2 annue).
Sotto il profilo della sostenibilità sociale, lo studio evidenzia come l’adozione di nuovi modelli di collaborazione sia la principale leva d’azione attraverso cui le aziende possono contribuire al benessere delle persone, all’inclusione sociale e territoriale. Nella survey condotta su un campione di oltre 200 aziende italiane, nuove forme di lavoro a distanza (63,7% del campione) e di collaborazione (59% del campione) sono state indicate come le principali leve attraverso cui il digitale può contribuire alla sostenibilità. Per il 59% delle aziende, “sostenibilità ambientale” significa efficientamento dei processi interni, e per il 39,6% implica il rinnovamento dei propri prodotti e servizi in ottica sostenibile. Solo il 5% del campione ha indicato la necessità di nuove competenze e figure professionali mentre più del 60% degli intervistati si è detto intenzionato ad allargare la visione di sviluppo sostenibile all’intera filiera. Diminuzione degli spostamenti (71,2%), dematerializzazione dei processi (68,4%), gestione più efficiente delle operations (50,9%) e incremento delle attività di monitoraggio (49,1%) sono considerati i principali fattori che, secondo le aziende intervistate, contribuiscono a migliorare il livello di sostenibilità ambientale.
PMI e grandi aziende: quali differenze
Se il mercato italiano è costituito, per lo più, da piccole e medie imprese, sono solo il 47% di quelle intervistate a considerare la sostenibilità un caposaldo della propria missione, contro il 67% delle sole grandi aziende, e il 50% sta ridisegnando i propri processi interni verso l’efficientamento del consumo di risorse contro il 69% delle grandi aziende. Gli sforzi principali delle piccole imprese per implementare dinamiche di sviluppo sostenibile si concentrano, in particolar modo, nella selezione della supply chain (50%) e nella creazione di figure professionali nuove e capaci. Vero abilitatore del cambiamento in chiave sostenibile è, per il 42% delle intervistate, la cultura aziendale orientata al digitale, con lo sviluppo di nuovi prodotti e servizi che registrino impatti positivi sui territori e una sempre maggiore competitività. A seguire: la presenza di processi che permettano di sfruttare a pieno il digitale (24%) e le giuste competenze per creare valore a partire dagli asset digitali in azienda (21,5%).
Se oltre l’86% delle aziende dichiara di aver implementato o programmato misure digitali per la sostenibilità, la quota di piccole aziende che fanno leva sul digitale per incrementare il loro livello di sostenibilità ambientale è dimezzata rispetto alle grandi aziende (38% contro un 69%), mentre le PMI che non hanno ancora implementato queste misure ammontano a circa il 25% (contro il 10% delle grandi). E’, infine, il 38% delle piccole imprese a dichiarare di avere messo in programma nuove misure digitali per la sostenibilità, contro il 21% delle grandi.
Le proposte di Microsoft Italia e The European House-Ambrosetti
Alla luce dei risultati emersi dalla ricerca, tre sono le proposte concrete elaborate da The European House – Ambrosetti insieme a Microsoft Italia e indirizzate ai policymaker e alle aziende:
- Abilitare il diritto/dovere alla formazione digitale attraverso un “New Deal” delle competenze. È, infatti, appena il 42% degli adulti a possedere competenze digitali di base contro una media UE del 57%;
- Sancire il diritto universale al digitale come leva di inclusione sociale e riduzione delle disuguaglianze. La pandemia ha accelerato l’importanza di interventi volti a colmare il digital divide tra la popolazione e tra porzioni del territorio italiano, aprendo opportunità di sviluppo per i territori economicamente meno dinamici e periferici. Con le possibilità offerte dal digitale e dalla remotizzazione del lavoro, si possono innescare circoli virtuosi di sviluppo per le periferie del Paese;
- Individuare standard condivisi per misurare l’impatto delle aziende al fine di poter convogliare anche le energie del mondo privato verso la costruzione di modelli di produzione e consumo sostenibili. Senza la misurazione degli impatti, sarà impossibile trasformare il minor impatto ambientale e sociale in un vero e proprio vantaggio competitivo degli operatori più virtuosi.
Le proposte avanzate dai più giovani
E in questo scenario sono anche i giovani a fare la loro parte. La ricerca ha voluto, infatti, valorizzare il punto di vista dei giovani raccogliendo le proposte di progetti di sostenibilità con una Sustainability Challenge, a cui hanno partecipato 16 studenti e neolaureati. L’idea vincitrice, “Smart Borgo”, introduce un modello di lavoro “phygital” che offrirà alle aziende in espansione soluzioni di smart working in borghi italiani a rischio spopolamento, che saranno dotati di co-working e infrastrutture tecnologiche grazie a un gestionale dei borghi e a un progetto di riqualificazione edilizia e valorizzazione del territorio.