Si chiama Jelly Fish Barge ed è l’idea di un team di architetti e agronomi, finanziata dalla Regione Toscana. Una costruzione in legno posta sulla superficie dell’acqua per far crescere ortaggi in acqua dolce, tramite l’energia del sole, del vento e delle onde
Produrre cibo senza consumare acqua ed energia. E trovare nuove aree destinate alle coltivazioni. Per inseguire questi due ambiziosi obiettivi ha preso forma il progetto, tutto italiano, JellyFish Barge. L’idea è quella di cambiare il modo in cui coltiveremo, in futuro, frutta e verdura. Potremo farlo infatti, direttamente sull’acqua.
Stiamo parlando appunto di una serra galleggiante, in grado di garantire sicurezza idrica e alimentare grazie ad un innovativo sistema, che sfrutta l’energia del sole, del vento e delle onde. Se pensiamo che l’agricoltura è l’attività umana che incide di più sulle risorse idriche del pianeta -sfruttando il 70% dell’acqua dolce esistente – possiamo intuire la portata di questa invenzione.
Il progetto, finanziato dalla regione Toscana, è frutto del lavoro di un team di architetti e agronomi coordinati da Stefano Mancuso, direttore del Laboratorio Internazionale di Neurobiologia Vegetale dell’Università di Firenze.
Una serra idroponica galleggiante per nutrire il pianeta
“Nel 2050 la popolazione di questo pianeta toccherà quasi i dieci miliardi di persone. Come si fa a nutrire una quantità così elevata di persone, in un pianeta che ha delle risorse finite, in termini di terreno, di acqua e di energia?”.
La risposta al quesito lanciato dal prof. Mancuso è, appunto, Jellyfish Barge. “Jellyfish è un piccolo miracolo tecnologico”, prosegue Mancuso. “Essenzialmente una serra galleggiante che autonomamente, quindi senza usare suolo, acqua ed energia, è in grado di produrre degli alimenti di origine vegetale”.
Costruita con materiali a basso costo, la costruzione è composta da una base in legno di circa 70 mq che galleggia su dei fusti in plastica riciclati. La struttura sorregge una serra in vetro, all’interno della quale, le piante vengono coltivate grazie a un innovativo sistema di coltivazione idroponica ad alta efficienza, chiamato “Re-watering”. Questa pratica garantisce fino al 70% di risparmio di acqua rispetto ai sistemi tradizionali. Inoltre si utilizza circa il 15% di acqua marina che, opportunamente trattata, garantisce un’efficienza idrica ancora maggiore e rende le piante più nutrienti. Jellyfish Barge sfrutta poi le energie rinnovabili, grazie a pannelli solari, mini turbine eoliche e un innovativo sistema integrato che sfrutta le onde per produrre elettricità.
Piccole comunità a un passo dalla costa
Cresce la popolazione del pianeta, con un conseguente aumento della richiesta globale di cibo. Allo stesso tempo cresce il gap tra paesi del Nord e del Sud del mondo relativamente alla disponibilità d’acqua e di terreni per la coltivazione, come fotografato anche dall’ultimo rapporto “Progress on Sanitation and Drinking-Water” di Unicef e Organizzazione Mondiale della Sanità.
Da qui a vent’anni, anche per via del cambiamento climatico, si stima che circa cinque miliardi di persone avranno problemi connessi alla scarsità d’acqua. “Pensate cosa vorrebbe dire produrre gli alimenti vegetali per questa enorme quantità di popolazione, lì dove serve”, sottolinea Mancuso. In effetti, con Jellyfish Barge è già possibile produrre fino a 150 litri al giorno di acqua dolce e pulita da acqua salata, salmastra o inquinata. Questo grazie a dei dissalatori solari disposti lungo il perimetro, che replicano il fenomeno naturale delle distillazione solare.
La serra galleggiante è stata pensata per sostenere il fabbisogno di due nuclei familiari. Le dimensioni sono volutamente contenute, anche per rendere semplice la sua costruzione e venire incontro a situazioni di possibile difficoltà economica. La sua modularità consente però di affiancare diverse piattaforme, che insieme potrebbero garantire la sicurezza alimentare per un’intera comunità e trasformarsi anche in mercati e luoghi di incontro.
Pronti a “tuffarsi” nel mercato
Nato dal progetto originario – Jellyfish Farm – degli architetti Antonio Girardi e Cristiana Favretto, Jellyfish Barge sarà prodotto da Pnat srl, spin-off dell’Università di Firenze. Al suo interno ci sono gli stessi Girardi e Favretto, oltre al direttore del LINV Stefano Mancuso e ai ricercatori Camilla Pandolfi, Elisa Azzarello ed Elisa Masi. “La fase di ricerca è stata finanziata dalla Regione Toscana e da una banca”, spiega Camilla Pandolfi. “Ora l’obiettivo è lanciare una serra sul mercato a circa 1.000 euro al mq. Ogni piattaforma occuperà 80 mq, 50 di superficie coltivabile e ospiterà circa 1.000 piante”.