Tutto è nato dall’amore per il mare e dal desiderio di realizzare una tavola da surf artigianale. Ma oggi, con Sitka, Andrew Paine e Rene Gauthier rilanciano: «Tre progetti e una campagna crowdfunding per salvare la Terra».
È nato tutto da una piccola grande passione e da un esperimento: l’amore per il mare e il desiderio di realizzare una tavola da surf artigianale. Detto, fatto. Nel 2002 due giovani canadesi vendono la loro prima tavola da surf fatta a mano. E oggi lanciano una campagna di crowdfunding per salvare il pianeta. Ne hanno fatta di strada.
Andrew Paine e Rene Gauthier sono sono due ragazzi canadesi che dopo l’esperimento handmade della tavola da surf hanno deciso di unire le forze e di realizzare Sitka, un’impresa eco-friendly di abbigliamento, con sede in Victoria, British Columbia.
Ma presto l’approccio “meramente” aziendale si è trasformato in qualcosa di più. Forse oltre alla vendita di prodotti ci può essere dell’altro? Ecco allora che l’attività prende un certa piega, più anticonformista direbbero in molti; più idealista direbbero altri perché più rispettosa dell’ambiente e con maggiore attenzione alle tematiche sociali, all’artigianato e alla produzione di alta qualità, con lo scopo di durare nel tempo, in netto contrasto con il consumismo usa e getta.
Il motto di Sitka? “Crea un mondo in equilibrio”
La piattaforma Notimpossible ha abbracciato la filosofia di Sitka, che può essere riassunta nel motto “Crea un mondo in equilibrio”. Ma Andrew e Rene sono andati ancora oltre, avvertendo sempre di più l’urgenza della “questione ambientale” e intuendo che forse Sitka poteva fare di più. Nasce così, parallelamente all’attività commerciale, Sitka Society for Conservation (SSC) (da non confondere con il Sitka Conservation Society), per salvaguardare attivamente l’ambiente.
Come farlo? Qui è entrato in gioco il crowdfunding. L’incredibile impresa di Thom Feeney, il 29enne britannico che ha lanciato una campagna online per salvare l’economia greca, ha reso ogni sogno quasi possibile. Sitka sembra sulla stessa linea d’onda. Ha infatti recentemente lanciato una campagna di crowdfunding alla ricerca di 100.000 dollari per la formazione del personale dei propri negozi e per fornire finanziamenti a tre progetti di taglio ecologico.
Ogni nuovo sostenitore diretto della campagna inoltre, così come ogni acquirente della merce di Sitka, diventa automaticamente membro fondatore del SSC e con ogni acquisto effettuato Sitka raddoppia il contributo ricevuto per salvare il pianeta. Con i soldi raccolti da SSC sarà più facile per l’azienda rendere la propria immagine più affine alla missione che vuole portare avanti con lo scopo, nel tempo, di coinvolgere sempre più la comunità e, alla fine, trasformare l’azienda in una cooperativa.
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I tre progetti su cui sta investendo SSC
– Hydrophone Project, in collaborazione con Pacific Wild , si propone di stanziare dei fondi per dedicare un’area della Great Bear Sea a santuario dell’acustica marina. Lo scopo del santuario sarà quello di tutelare l’area contro il crescente traffico della Enbridge Northern Gateway Pipeline, un maxioleodotto approvato nonostante l’opposizione generale dei cittadini della British Columbia e da 74 tribù native. Enbridge, che è costituita da due condutture parallele lunghe 727 miglia, è in grado di trasportare più di mezzo milione di barili al giorno di petrolio non raffinato estratto dalle sabbie bituminose dell’Alberta.
Il progetto dell’oleodotto e delle navi cisterna preoccupa la comunità e i due ragazzi canadesi per tre ragioni principali: l’uso delle sabbie bituminose, aumentando la dipendenza delle economie asiatiche emergenti dal petrolio più inquinante del mondo; il rischio di sversamenti dall’oleodotto stesso; il transito di superpetroliere in quella parte del litorale della British Columbia. Come contromossa ecologista, SSC propone la rete-idrofono potenziata che dovrebbe fornire una valutazione quantitativa del disturbo acustico marino, fornire dati relativi alle modifiche nel rumore nell’oceano e dei potenziali effetti di disturbo del sistema di comunicazione sonoro che riguarda le balene, i delfini e altri cetacei.
– Cabine per la conservazione, in collaborazione con Skeena Wild Conservation Coalition. Mira a raccogliere 50.000 dollari per costruire due cabine-cottage nell’area dello Skeena Watershed con lo scopo di rafforzare, tramite incontri in loco, la cultura dei nativi e rafforzare i loro protocolli decisionali relativi alle terre e le acque nella speranza di respingere lo sviluppo industriale non sostenibile.
– Vote Together, in collaborazione con Leadnow.ca. L’obiettivo strategico della campagna è quello di fare in modo, viaggiando per il paese e informando i cittadini, che il partito conservatore guidato dal primo ministro Stephen Harper abbia sempre meno chances di essere rieletto: il suo governo sembrerebbe infatti poco propenso alle tematiche green, avendo sin dal 2006 tagliato fondi per l’Environment Canada (CE), il dipartimento federale canadese incaricato di coordinare le politiche ambientali per preservare e migliorare l’ambiente naturale e le risorse rinnovabili. Oltre ad aver drasticamente ridotto le risorse della Fisheries and Oceans Canada (DFO), che tra i vari compiti si occupa di sostenere l’innovazione e gli ecosistemi acquatici sostenibili. E, nel caso il messaggio non fosse chiaro, nel dicembre 2011, ancora una volta sotto il governo conservatore, il Canada è stato il primo paese firmatario a dichiarare il suo ritiro dal protocollo di Kyoto, che impegna i paesi aderenti a ridurre le emissioni di gas serra.
Sitka si trova davanti a una missione impossibile? Forse no. Forse l’idea di unire commercio e impegno ambientale e sociale può essere una giusta intuizione per il futuro. Da tenere d’occhio.
Francesca De Matteis