StartupItalia ha intervistato Alessandro Grella, architetto e cofounder dell’azienda torinese che progetta e produce arredi e allestimenti di design, utilizzando scarti e materiali ecosostenibili
Un luogo, una data e un’idea. A Torino, il 7 dicembre 2016 tre amici e colleghi, gli architetti Giuseppe Vinci e Alessandro Grella e il designer Pasquale Onofrio, decidono di creare Izmade. Il progetto prende il via qualche mese più tardi e, da quella che in apparenza può sembrare una storia di imprenditoria come tante altre, nasce un’impresa sociale capace di dare vita a uno dei maggiori centri specializzati nella progettazione e produzione artigianale con materiali sostenibili.
A contraddistinguere l’azienda torinese è la sua metodologia di lavoro: “non siamo solo uno studio di architettura e design, nemmeno solo dei falegnami e fabbri, come neppure solo degli insegnanti”, spiega Alessandro Grella a StartupItalia. “Ideiamo, progettiamo, gestiamo, realizziamo, posiamo in opera, facciamo lezione ai nostri corsisti su come si possono fare tutte queste cose insieme. E ci raccontiamo ogni giorno sui canali social, divertendoci e con tanta professionalità”.
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Alla guida di Izmade si aggiunge, nel 2018, il maker e socio, Paolo Martino. È l’inizio di un’espansione che continua tuttora: “tra collaboratori e dipendenti passiamo, in quattro anni, da tre soci lavoratori a un organico di undici persone e una decina di tirocinanti, provenienti da Università e scuole professionalizzanti”. A testimonianza del successo dell’azienda, lo scorso anno la startup vince il premio Impacton nell’edizione 2020 di Welfare che impresa!, programma incentrato in quel processo di miglioramento del personale in ambito economico e manageriale, conosciuto come capacity building. L’obiettivo del riconoscimento è intercettare formule di impatto e trasformarle in toolkit digitali, ossia dei software per renderle accessibili e adattabili a chiunque desideri replicarli nel proprio territorio.
Alle origini di Izmade
StartupItalia: Come e quando nasce l’idea di creare una realtà tanto innovativa quanto impegnativa nella sua realizzazione, come Izmade?
Alessandro Grella: «Izmade nasce il 7 dicembre 2016, mentre le attività iniziano l’anno seguente. È la realizzazione del desiderio di tre amici, colleghi e soci: gli architetti Giuseppe Vinci e Alessandro Grella e il designer Pasquale Onofrio. La sperimentazione di cosa sarebbe stata Izmade si è sviluppata in contesto associativo, sperimentando e realizzando i progetti di Izmo associazione culturale (associazione nata nel 2006 a Torino, attiva nello sviluppo locale, ndr). La ragione principale per cui abbiamo costituito Izmade sta nel fatto che eravamo galvanizzati dalla voglia di creare un ambiente di lavoro dinamico, innovativo, creativo e attento alle esigenze di tutti, in cui poter affermare quotidianamente “sono felice di essere qui”».
SI: Ne è passata di acqua sotto i ponti: oggi il team si compone di quattro soci e diversi collaboratori.
AG: «Nel 2018 al team si aggiunge un quarto socio-amico, il maker Paolo Martino, che va a completare le molteplici competenze di Izmade. Tra collaboratori e dipendenti passiamo, in quattro anni, da tre soci lavoratori a un organico di undici persone e una decina di tirocinanti, provenienti da Università e scuole professionalizzanti».
SI: Ora, come quattro anni fa, il vostro metodo rimane unico nel suo genere. Quali caratteristiche contraddistinguono il modo di lavorare in Izmade?
AG: «Non siamo solo uno studio di architettura e design, nemmeno solo dei falegnami e fabbri, come neppure solo degli insegnanti. Ideiamo, progettiamo, gestiamo, posiamo in opera, facciamo lezione ai nostri corsisti su come si possono fare tutte queste cose insieme. E ci raccontiamo ogni giorno sui canali social, divertendoci e con tanta professionalità. Le competenze sono molte e di certo qualcuno si spende di più su alcuni temi rispetto ad altri. Ma tutti vedono i diversi processi lavorativi e possono intervenire con suggerimenti, perseguendo l’unico obiettivo di risolvere i vari ostacolo che ci si pongono davanti».
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L’impatto positivo sul territorio
SI: Alla produzione, la vostra azienda coniuga l’attenzione verso l’ambiente, svolgendo un’importante funzione sociale. Quanto Izmade è riuscita a sensibilizzare la comunità locale sull’importanza della sostenibilità ambientale?
AG: «È una domanda molto interessante. Sensibilizzare i nostri clienti su questioni ambientali è un tema molto caro a Izmade e in questi anni di attività nel mercato italiano abbiamo attuato diverse strategie. Comprendendo che la più vincente è quella di proporre prodotti sostenibili ed ecologici, che possano competere nel mercato al pari di tutti gli altri prodotti, magari molto economici. La sostenibilità ambientale è un tema complesso e delicato. Il cliente tradizionale prima è attratto dagli aspetti estetici, successivamente valuta la sostenibilità economica. Poi osserva gli aspetti sociali e infine quelli ambientali».
SI: Prima ancora del cliente, è quindi fondamentale l’approccio utilizzando all’interno dell’azienda.
AG: «Tutti i giorni cerchiamo di trasmettere i valori e l’importanza della sostenibilità ambientale tra i nostri dipendenti, ai nostri corsisti e utenti. Come imprenditori, scegliamo il più possibile di acquistare materiali locali, consumer certificati o riciclati e utilizziamo energia prodotta al 100% da fonti rinnovabili».
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La nascita della startup Plastiz
SI: Recentemente, attraverso il percorso con Welfare che impresa!, Izmade ha lanciato la startup Plastiz. Di cosa si tratta?
AG: «Rispetto a progetti dedicati a creare impatto sociale e ambientale, siamo felici di annunciare che, dopo un anno di sperimentazione sulla realizzazione di prodotti in plastica riciclata, diamo vita, in questo mese di aprile 2021, a una startup innovativa a vocazione sociale. Avrà come obiettivo principale quello di produrre semilavorati ad alto contenuto estetico, recuperando più plastica possibile, impattando positivamente sull’ambiente e coinvolgendo il maggior numero possibile di clienti. Creare posti di lavoro è per noi la migliore strategia attraverso cui sensibilizzare le persone sulle questioni di salvaguardia ambientale».
SI: Ci sono altri nuovi progetti in fase di realizzazione?
AG: «Oltre all’avvio di Plastiz, il prossimo passo sarà la crescita di Izmade. In termini di spazi e personale, prima qui a Torino e poi replicando il modello in un’altra città italiana. L’apertura di una seconda sede ci permetterà di validare il format Izmade, fatto di progettazione, realizzazione, corsi e makerspace. Così da poterlo replicare nuovamente».