È nato per aiutare la popolazione di Haiti dopo la catastrofe naturale del 2010. È un sistema portatile che purifica l’acqua da batteri, virus e metalli pesanti, anche in situazioni di emergenza, senza fare uso di sostanze chimiche né di elettricità.
Per dimostrare l’efficacia di questo prodotto, i suoi costruttori hanno accettato di bere l’acqua proveniente da un fiume infettato da colera, dopo averla filtrata con il loro nuovo dispositivo. E hanno vinto la sfida. PureLives, un piccolo contenitore della capacità di 19 litri trasportabile come un semplice zaino, è in grado infatti di rimuovere il 99,9% fra batteri, virus, metalli pesanti, nitrati e altri contaminanti dall’acqua di fiumi, torrenti e pozzi che incontriamo quando andiamo in luoghi che non conosciamo o in zone dove le falde acquifere non sono sicure.
Acqua potabile senza bisogno di energia
PureLives non usa sostanze chimiche e non ha bisogno di elettricità. Funziona solo grazie a uno speciale filtro brevettato basato sulla cosiddetta “nanocarbon technology”, che rimuove nell’ordine i sedimenti e i detriti presenti nell’acqua, poi i batteri, i virus e gli odori e infine i metalli pesanti, le tossine e gli altri elementi chimici, regalando acqua pura.
Una tecnologia nata per aiutare Haiti
L’idea però non è nata per gli amanti delle vacanze alternative, ma da una situazione drammatica: il terremoto che ha colpito Haiti nel 2010, dove l’emergenza acqua si è rivelata primaria. I fondatori di PortaPure, la società che ha creato PureLives, hanno cominciato a chiedersi come gli haitiani, senza alcun mezzo, utensili, strumenti, avrebbero potuto utilizzare i prodotti chimici che venivano loro consegnati per il trattamento delle acque sotto forma di compresse.
Senza un contenitore, un cucchiaio, e un panno, che fosse anche una T-shirt per filtrare i sedimenti, risultava infatti impossibile utilizzare compresse per la potabilizzazione dell’acqua. Fu allora che la loro ricerca prese piede, con l’obiettivo iniziale di sviluppare un modo efficace per raccogliere l’acqua sporca e purificarla. Dopo qualche mese, la vigilia di Natale del 2010, PortaPure ha donato più di 50 dispositivi alle vittime colpite del terremoto.
Un guadagno per tutto il pianeta
Interessante è infine anche l’aspetto ecologico del sistema, che permetterebbe, se utilizzato su larga scala, di ridurre il numero delle bottiglie di plastica. Si stima che si potrebbe fare a meno di 30 mila bottiglie all’anno per singolo PocketPure.
PureLives si rivolge soprattutto alle associazioni che operano nei paesi in via di sviluppo, nei molti paesi dove non avere accesso all’acqua potabile non è un’emergenza, ma la prassi quotidiana. Per farsi un’idea dei numeri, basti pensare che secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, circa 1 miliardo di persone, il 15% della popolazione mondiale, ancora oggi è costretta a fare i propri bisogni per strada, perché le fognature sono assenti. Nel contempo, circa 758 milioni di persone al mondo nel 2011 non utilizzavano sistemi per rendere l’acqua potabile e 185 milioni facevano uso di acque di superficie per soddisfare le loro esigenze giornaliere.