L’intervista alla stilista partita da autodidatta, che ora vende in Cina e America
Adelaide Carta è una giovane stilista sarda, classe ’88, che sin dal 2014, anno di nascita del suo brand, ha pensato alla produzione di borse e accessori di lusso in chiave sostenibile. “A partire dalla nascita del marchio ho percepito l’esigenza di trovare una soluzione artigianale ecosostenibile che non sacrificasse, allo stesso tempo, lo stile contemporaneo e sofisticato dei miei accessori e trasmettesse quelle che sono le mie origini”, dichiara Adelaide. Così sono nate le sue borse in pelle vegana derivata dalle foglie dell’ananas: una fibra tessile che si ottiene dal materiale di scarto da smaltire durante la raccolta dei frutti; resistente e flessibile come la pelle animale ma totalmente sostenibile. Assieme al sughero, come da tradizione, le sue borse, vendute anche su Mirta, sono totalmente composte da materiali ultra innovativi che seguono principi etici di sostenibilità ed economia circolare.
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Le borse ecosostenibili di Adelaide
“Ho impiegato 3 anni a ricercare i materiali adatti alla mia collezione – spiega la stilista – Il sughero, materiale a cui, da sarda, sono affezionata, a differenza di altre tecniche di stampa che mantengono inalterati i colori, assorbe le tinte, variando il colore originale. Ho pensato, dunque, di affiancare al sughero materiali moderni in pelle vegana che provengono da scarti produttivi su larga scala come le foglie dell’ananas. Dal recupero di materiali di scarto, ho creato la mia linea ecologica in piñatex: la pelle nata dall’ananas, e sughero, sostituendo materiali sintetici con quelli naturali”. La fase di ricerca e di realizzazione del prodotto, per Adelaide, è stata molto lunga e difficile. “Ho studiato le varie opzioni e particolarità di questi materiali dal 2014 sino al 2017, poi ho composto alcuni prototipi e, nel 2018, è arrivata la mia prima collezione”, spiega.
Dalle geometrie, dai colori, dalla costruzione rigida con sistemi rinforzati traspare tutta la passione che Adelaide mette nel suo lavoro. “Vendo principalmente all’estero, in Giappone e negli Stati Uniti e, in Europa, in Inghilterra e Germania – afferma Adelaide – Avere avuto l’opportunità di arrivare sino a questi mercati anche grazie all’aiuto di piattaforme esterne è stato fondamentale per la crescita del mio brand. In particolar modo, l’America è uno dei mercati per me più interessanti perché garantisce più opportunità”. Ma è grazie all’ expertise e al know-how dell’artigianato italiano se Adelaide ha potuto mettere a punto la sua particolare collezione. “Adesso sono un’impresa individuale che dà lavoro a diversi collaboratori esterni anche se nutro la speranza di poter ampliare il team – spiega la stilista – Sino ad ora, tutto quello che ho ricavato l’ho reinvestito e, quasi sempre, ho stretto i denti”.
Chi è Adelaide Carta
Con sede produttiva a Cagliari e Campobasso, Adelaide Carta lavora soprattutto per la grande produzione. “Sono partita da autodidatta perché provenivo da un percorso di studio in ambito informatico, ma la moda mi ha sempre appassionata e ho studiato molto per la realizzazione delle mie collezioni”. E alla domanda se sia facile lavorare dalla Sardegna, la giovane stilista risponde: “Sinceramente, ho perso moltissimo tempo a cercare produttori di pelletteria sardi e, spesso, mi sono imbattuta in attività familiari reticenti al mondo dell’e-commerce – afferma Adelaide – Inoltre, in Italia, quando sono partita con la mia linea c’era molta poca attenzione a quello che, invece, oggi il settore del fashion richiede, come il riciclo e l’attenzione a nuovi materiali ecosostenibili. Proprio per questo motivo i miei principali mercati di riferimento sono esteri”.
Non è stata per niente facile per la giovane Adelaide, che aveva poco capitale alle spalle e andava da sola alla ricerca di un nuovo modo di concepire la moda. “Devo ammettere che è stata proprio dura, questo settore richiede molti investimenti e tanti costi, ma oggi sono davvero molto soddisfatta”. Giunta alla sua ottava collezione, Adelaide tra i sogni nel cassetto ha quello di diventare lei stessa produttrice di materiali provenienti dagli scarti, soprattutto di tipo alimentare, e sta già sperimentando un nuovo materiale derivato dal mais che, però, come spiega lei stessa, può essere impiegato soltanto su modelli morbidi. “Cercherò sempre di differenziarmi dagli altri, andando a ricercare quelle particolarità che non si vedono spesso in giro – conclude la stilista – C’è ancora tanto da fare nel campo del fashion etico e sostenibile in Italia. Soprattutto dal punto di vista educativo, oggi è centrale educare le nuove generazioni a un prodotto eticamente ed esteticamente bello e sostenibile che mantenga il tanto ricercato Made in Italy”.