Sempre più videogiochi provano a sensibilizzarci sul tema della distruzione degli habitat naturali. Questa produzione austriaca riesce a farlo con insolita poesia
I gibboni sono in pericolo e dobbiamo fare il possibile per salvarli. Deforestazione indiscriminata, bracconaggio e cambiamenti climatici stanno mettendo a dura prova la sopravvivenza di questi simpaticissimi primati canterini. La startup austriaca Broken Rules, di Felix Bohatsch, ha così deciso di sviluppare nientemeno che un videogioco per PC (via Steam), Nintendo Switch ed Apple Arcade per sensibilizzare i gamer al problema, sempre più impellente. Difficile, del resto, dopo aver completato il dolcissimo – e poetico – Gibbon Beyond the Trees, non essere spinti a sovvenzionare una delle tante ONG indicate dagli stessi sviluppatori.
Gibbon Beyond the Trees, non è facile sopravvivere nell’antropocene
Egoisti come siamo, abituati a metterci al centro di ogni cosa, si pensa spesso che sia stata una gran fortuna nascere nell’era moderna, perché sarebbe stato impossibile, per noi, sopravvivere alle asperità mortali del giurassico (ci fossimo stati, s’intende) o del più vicino paleolitico.
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Ma quanto è difficile, per un altro essere vivente che non sia l’uomo, sopravvivere oggi all’antropocene? Gibbon Beyond the Trees risponde a questa domanda, ricordandoci il trattamento riservato ai cuginetti che hanno condiviso con noi parte della linea evolutiva, salvo poi intraprendere altre strade.
Bracconaggio, distruzione delle foreste e cambiamenti climatici stanno facendo scomparire migliaia di esemplari ogni anno e già si parla di una nuova estinzione di massa in corso. Gibbon Beyond the Trees aiuta noi gamer a rappresentarci meglio il problema, calandoci nei pulciosissimi panni di un primate che vede la sua tranquilla esistenza sconquassata dall’arrivo dell’uomo.
Il titolo austriaco, a dire il vero, non fa sbattere il muso alla nostra (cattiva?) coscienza contro la mostruosità del nostro agire fin dai primi istanti. Se possibile è perfino più malvagio, perché le prime ambientazioni sono idilliache e il videogioco si presenta come un semplice platform senza chissà quali messaggi, fine a se stesso, che scimmiotta (ehr…) i Donkey Kong Country dei RareWare (oggi sviluppato dai texani di Retro Studios), ma con un level design ancora più verticale, studiato appositamente per regalarvi l’impressione di controllare davvero un primate che è libero di scorrazzare per la giunga.
Poi, però, tutto inizia rapidamente a mutare. Dapprima ci si imbatte in sparuti insediamenti umani, quindi negli accampamenti dei cacciatori di frodo… la vegetazione si fa sempre più rada e dal folto della foresta iniziano a comparire orripilanti bracci meccanici che segano, stritolano, abbattono tutto ciò che hanno di fronte. Ed è lì che si inizia ad avvertire il peso della nostra responsabilità, data anche dalla semplice indifferenza.
Soltanto alcuni livelli prima ci si dilettava a saltare di liana in liana, a osservare gioiosi pappagalli e altri uccelli spaventati dal nostro improvviso arrivo sui loro rami e la sola preoccupazione era mancare un appiglio, precipitando in un burrone. Di colpo, però, Gibbon Beyond the Trees cambia improvvisamente registro e la vita del nostro scimmione color pastello si fa durissima, mentre attraversa le ultime propaggini della sua giungla, sventrata da cantieri e intere cittadine.
Non abbiamo tra le mani un platform compiuto, à la Donkey Kong Country, perché i livelli sono così ampi, sviluppandosi in verticale proprio per regalarci al meglio la sensazione di essere una scimmia (mancando un appiglio si provano davvero le vertigini), da non prevedere una struttura realmente sfidante, che si potrebbe avere solo con una esplorazione più rigida e vincolata.
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Si salta, corre, scivola, ondeggia sempre da sinistra verso destra e arrivare il traguardo non è affatto impossibile. In compenso, Gibbon Beyond the Trees riesce a farsi ricordare per la qualità artistica, con scenari capaci di estasiare, nella loro relativa semplicità.
Il risultato è un titolo molto dolce, a tratti molto poetico, sicuramente bello da vedere e rilassante da giocare, che riesce senz’altro nell’intento di aprire uno spaccato di cruda realtà ignorata dai più. Non dura molto e non è affatto impegnativo, ma ha altri stratagemmi per rimanere nella testa di chi lo gioca.