Le larve di mosche soldato, se nutrite con scarti dell’industria alimentare ricchi di carotenoidi, come ad esempio i sottoprodotti della lavorazione dei pomodori da industria, possono diventare materia prima per la produzione di mangimi per le galline ovaiole. Le uova avranno così un tuorlo intensamente arancio, naturalmente colorato. È il risultato del progetto ‘Flies4Value’ dell’Università di Modena e Reggio Emilia. E l’economia circolare è ancora una volta protagonista.
Uova dal tuorlo arancio intenso, senza la necessità di addizionare i mangimi con coloranti sintetici, nocivi per le galline se usati in grande quantità: è il risultato del progetto all’insegna dell’economia circolare intitolato ‘Flies4Value‘. Dal 2019 i ricercatori dell’Università di Modena e Reggio Emilia lavorano sull’idea di utilizzare larve di mosche soldato come bioconvertitori. In Emilia Romagna sono largamente disponibili scarti dell’industria agroalimentare e proprio questi sono stati utilizzati come substrati d’allevamento delle larve con lo scopo di ottenere mangimi per le galline ovaiole in grado di donare alle uova, naturalmente, un tuorlo intensamente colorato, così come il mercato richiede.
Economia circolare nel cuore dell’Emilia
I risultati del progetto, finanziato con fondi europei e tramite programma POR-FESR Regione Emilia Romagna, sono stati presentati al Tecnopolo di Reggio Emilia dove è ospitato anche il primo impianto pilota ad alta tecnologia, versione in miniatura di un possibile futuro impianto industriale.
La logica appunto è quella dell’economia circolare. Secondo i dati resi noti durante l’evento infatti, solo in Emilia Romagna si producono ogni anno in media 140.000 tonnellate di buccette di pomodoro, 7.500 t di scarti di frutta trasformata, 175.000 t di scarti della lavorazione della barbietola da zucchero, 47.000 tonnellate tonnellate di scarti di mais dolce e 5.000 t di scarti di legumi. Si tratta di sottoprodotti che andrebbero smaltiti come rifiuti o svenduti come alimentazione dei biodigestori. Le larve di mosche soldato invece, molto voraci e veloci nella crescita, si nutrono di questi scarti. La farina ottenuta dalla lavorazione delle larve stesse si è dimostrata essere ottima per la preparazione di mangime per le galline ovaiole e naturalmente ricca di carotenoidi.
Le mosche soldato, grandi alleate
Le mosche soldato, nome scientifico Hermetia illucens, sono insetti non infestanti, molto diversi dalla comune mosca domestica. In forma adulta vivono pochissimi giorni, non si nutrono perché il loro unico scopo è riprodursi, e non trasmettono patogeni. Le larve invece sono in grado di convertire in maniera efficiente grandi quantità di substrati organici umidi in biomassa proteica ricca di grassi seguendo proprio il paradigma dell’economia circolare.
I ricercatori dell’UniMoRe, coordinati dalla professoressa Lara Maistrello, hanno determinato il substrato di allevamento migliore, in sostanza hanno studiato la dieta perfetta per queste larve e in ricetta è stata inserita anche la scotta, scarto di produzione della ricotta. Lo scopo era ottenere farine di qualità in grado di apportare una grande quantità di pigmenti di colorazione. Da 360kg di substrato si ottengono 44kg di larve di mosca soldato che vengono trasformati in 11kg di farina.
Tuorli più colorati, uova della stessa qualità
Uova dal tuorlo di un arancio intenso ma di quale qualità? È una domanda che sorge spontanea. I ricercatori hanno condotto test di confronto su due gruppi di galline ovaiole, osservandole per tre mesi e analizzando la loro produzione. Le uova delle galline alimentate con il mangime a base di larve di mosche soldato hanno una qualità del tutto comparabile a quella delle altre galline ma con un colore del tuorlo decisamente più deciso e con il vantaggio di un’alimentazione che sfrutta materiale altrimenti di scarto.
Perché proprio nulla vada sprecato e il paradigma dell’economia circolare si compia fino in fondo, l’Università di Modena e Reggio Emilia ha studiato anche un modo per riutilizzare il residuo d’allevamento delle larve, una volta che queste sono cresciute e sono state separate del loro substrato. Ciò che in gergo si chiama FRASS può essere utilizzato come compost, ammendante da distribuire in campo come nutrimento per le piante. I test su lattuga e bietola da costa, in vaso, sono stati portati avanti da Ri.Nova, polo dell’innovazione agroalimentare dell’Emilia Romagna. I risultati hanno stabilito che il composto è un buon fertilizzante di fondo, grazie all’ottima dotazione di potassio e al buon contenuto di azoto e fosforo, e ha un discreto effetto starter.