Secondo i dati OCSE, l’Italia è tra i Paesi con il più alto tasso di skill mismatch in Europa e questo si traduce nell’incapacità di acquisire le competenze digitali necessarie entro i tempi della transizione tecnologica
Sono 53 i nuovi progetti per il 2024, con 22,2 milioni di euro messi a disposizione per i bandi “In Progresso” e “Prospettive”, del Fondo per la Repubblica Digitale Impresa sociale. Nel nuovo anno, il Fondo punta a migliorare le competenze digitali per accrescere opportunità professionali o trovare lavoro. I progetti si rivolgono a oltre 8.500 persone, selezionati tra coloro potrebbero rischiare il proprio posto di lavoro e disoccupati, che prenderanno parte gratuitamente alle iniziative.
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I progetti nel dettaglio
Più nel dettaglio, ai bandi “Prospettive” è stato assegnato un totale di 18,6 milioni di euro, mentre 3,6 milioni di euro a “In Progresso”. Per “In Progresso” i progetti si rivolgono ad uno specifico territorio e il bando è dedicato alla crescita delle competenze digitali dei lavoratori con mansioni a forte rischio di sostituibilità a causa dell’automazione e dell’innovazione tecnologica. “Prospettive” è un’iniziativa a carattere nazionale, con 16 bandi rivolti al Centro-Nord e 24 al Sud e nelle isole, per accompagnare lo sviluppo delle competenze digitali di donne e uomini ai margini del mercato del lavoro (tra questi disoccupate/i e inattive/i, di età compresa fra i 34 e i 50 anni). Una percentuale del contributo (il 20% per “Prospettive” e il 15% per “In Progresso”) verrà erogata secondo il principio “pay for performance”: in base ai risultati raggiunti in termini di nuova occupazione o miglioramento della posizione lavorativa. Grazie alla partnership tra soggetti for profit e no profit (con 252 attori coinvolti tra oggetti no profit, enti del Terzo settore, soggetti pubblici, Università, ecc.), gli enti collaborano insieme per formare i beneficiari sulle competenze digitali di base e avanzate. Tra i soggetti for profit coinvolti nei progetti come fornitori di know-how digitale e sostenitori ci sono Aulab, Skilla, Bip Consulting, Epic Education Srl, Cisco, Mygrants Srl, Impact Skills, Manpower, Umana Spa, Dataninja, HFarm, EY Advisory Spa. Tra le Università, il Politecnico di Milano, la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, l’Università di Napoli Federico II, il Politecnico di Bari, l’Università degli Studi di Macerata, l’Università degli Studi di Palermo, l’Università degli Studi Aldo Moro di Bari, l’Università di Salerno, l’Università degli Studi Roma Tre e l’Università di Padova. Diversi anche gli istituti tecnici secondari coinvolti come l’ITS Nuove Tecnologie per il Made in Italy nel Settore dei Servizi alle Imprese, l’ITS Academy Roberto Rossellini, la Fondazione ITS EAT e ITS Per La Mobilità Sostenibile. «Il Dipartimento per la Transizione Digitale ha ulteriormente sostenuto il Fondo con 70 milioni di euro di credito di imposta per il 2024, prevedendo l’attivazione di nuovi percorsi formativi. Si tratta di un impegno concreto, da parte del Governo, per fare in modo che nessuno venga lasciato indietro nell’era dell’innovazione tecnologica e per assicurare a tutti l’opportunità di sviluppare competenze digitali essenziali», ha dichiarato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione Tecnologica, Alessio Butti.
Il contesto italiano
Rispetto ai Paesi dell’Unione Europea, l’Italia riporta il più alto tasso di inattività (34,6%): durante il terzo trimestre 2022 più di un terzo della popolazione italiana di età compresa tra i 15 e i 64 anni risultava non occupata o in cerca di occupazione, contro il valore medio Ue pari al 23,6%. Secondo i dati OCSE, il tasso di disoccupazione del nostro Paese è del 7,9%, superiore di quasi due punti percentuali rispetto alla media europea (6,1%). Le persone tra i 34 e i 50 anni risultano essere quelle maggiormente colpite dal fenomeno e tra loro si concentra la quota più alta di disoccupati di lunga durata, cioè coloro che cercano e non trovano un lavoro da più di un anno. L’Italia, inoltre, è tra i Paesi con il più alto tasso di skill mismatch in Europa: lo skill-gap che ne deriva si traduce nell’incapacità di acquisire, entro i tempi della transizione tecnologica, le competenze digitali necessarie. Un recente studio dell’Università di Trento conferma che nei prossimi 15 anni la quota di lavoratori e lavoratrici ad alto rischio di rimpiazzo tecnologico si attesterà tra il 33% (7,12 milioni di persone) e il 18% (3,87 milioni), se si considerano rispettivamente le professioni automatizzabili o le singole mansioni. Nel nostro Paese, le professioni ad alto rischio di automazione interessano diversi settori: trasporti e logistica, supporto d’ufficio e amministrativo, produzione, servizi e settore della vendita. Tutto ciò rende necessaria un’azione di adeguamento del know-how. «In poco più di un anno di attività, l’Impresa sociale Fondo per la Repubblica Digitale ha pubblicato quattro bandi – dedicati alle donne (18-50 anni), ai NEET (15-34), ai disoccupati e inattivi (34-50 anni), ai lavoratori a rischio di sostituzione a causa dell’innovazione tecnologica – ha commentato Giovanni Fosti, presidente del Fondo per la Repubblica Digitale Impresa sociale – In totale sono state ricevute 456 proposte progettuali. I progetti selezionati e sostenuti sono in tutto 76. Sono stati assegnati in totale poco più di 35 milioni di euro per 13.390 beneficiari. I due bandi pubblicati nel 2023 prevedono il sostegno di 53 progetti che saranno avviati nel corso del prossimo anno. Per il bando “Prospettive” verranno coinvolti diversi target “fragili” come persone senza dimora, persone con disabilità, detenuti e migranti. Per il bando “In Progresso” parteciperanno 112 aziende con 1.805 lavoratori. La trasformazione digitale deve riguardare tutta la popolazione».