Come tanti laureati arriva a Bruxelles alla fine degli anni ‘90 semplicemente per un tirocinio post-laurea, per perfezionare il curriculum con un’esperienza europea. Gaia Angelini, allora fresca di studi di politica e diritto internazionale europeo, a Bruxelles ci vive ancora sia per motivi professionali che personali. «Da quella esperienza ho iniziato un percorso che mi ha portato a lavorare con tanti Paesi esteri per poi, solo negli ultimi anni, tornare più spesso in Italia, anche per la mia attività.» Un percorso che inizia a Roma, con la laurea in Scienze politiche alla Sapienza. Angelini fa esperienze in grandi organizzazioni ambientaliste, sia come volontaria che come tirocinante, ma sempre in Italia. «E quando sono arrivata a Bruxelles – racconta – ho scoperto un mondo completamente diverso: si utilizzava la tecnologia più nuova del momento per lavorare in team, per fare pianificazione, tutto era molto strutturato, mentre invece in Italia ero abituata a una dimensione umana forse un po’ più interessante però molto meno efficace ed efficiente sul lavoro.»
Da molti anni Gaia Angelini è amministratrice di una società di consulenza con sede nella capitale dell’Ue che si occupa di sostenibilità, economia circolare e benessere degli animali, Lumina Consult. E più recentemente ha anche fondato una non profit in Italia, Green Impact, «un Think Tank che si occupa di transizione ecologica.» Lavoro che intreccia un network di ricercatori studiosi ed esperti di tutto il mondo con formazione altamente specialistica. «Fare networking accompagnato da una certa metodologia di lavoro è utilissimo perché ti spinge a relazionarti con le persone in un ambiente culturale e linguistico internazionale che riflette la propria diversità sul lavoro. Questo è molto importante perché impone un modo di pensare, di approcciare allo stesso argomento in maniera a volte completamente diversa. Questo mondo con una dimensione più espansa in realtà per me è sinonimo di libertà, perché l’accesso alle informazioni, il dover superare continuamente se stessi, andare oltre ragionamenti magari radicati in noi è una sfida culturale, essere stimolati e messi a confronto, avere davanti a sé persone che possono vederla, pensarla o saperla molto più di quello che crediamo. Può essere stressante lavorare così però sono sicura che ciascuno di noi è spronato a superare le barriere della comfort zone del proprio Paese.»
Questa visione del lavoro in team unita alle risorse del mondo digitale si è consolidata nel corso degli anni: «Ho sempre operato a livello global, con organizzazioni internazionali, con colleghi dall’altra parte del mondo e quindi abituata fare riunioni su piattaforme digitali ma anche a discutere e stipulare accordi a qualunque ora, dalla mattina alla notte, per adeguarsi al fuso orario degli interlocutori. Era una cosa che facevo già da più di 15 anni e che non è cambiata molto nemmeno durante la pandemia, è stato solo qualcosa di più intenso.» Evidentemente l’imprenditrice ambientalista è già interessata ai possibili utilizzi dell’intelligenza artificiale in campi come la sostenibilità, l’agricoltura e il benessere degli animali. E infatti, «credo che le intelligenze artificiali, ChatGTP ma anche altri sistemi similari aprano prospettive straordinarie, soprattutto se pensiamo ai sistemi aperti per poter accedere alla letteratura scientifica in Open Source, quindi poter acquisire informazioni di dettaglio, diventare un po’ più esperti su una determinata tematica. Però è chiaro che la modalità di utilizzo di questi sistemi dovrà essere sempre strutturata, perché l’informazione disponibile non porta il cambiamento ma è come si utilizza quell’informazione a fare la differenza.»
Per parlare di trasformazione e sostenibilità su temi ambientali, nell’agricoltura, sulla gestione delle risorse naturali, sul benessere degli animali, ogni cambiamento tecnologico dipende da alcuni fattori essenziali, rileva Angelini: «Ci vuole l’affiancamento di un obiettivo politico verso il raggiungimento di un determinato risultato, così come un approccio etico di cui non si può prescindere, perché non è la tecnologia di per sé a produrre il cambiamento.» In quest’ottica, l’intelligenza artificiale potrebbe diventare una leva formidabile per raggiungere alcuni obiettivi, «per esempio con indicatori di misurazione qualitativi e quantitativi che sono impossibili da ottenere anche con un vastissimo team di esperti. L’uso delle tecnologie di intelligenza artificiale ci potrà dare la possibilità di confutare o rigettare ‘certezze’ che magari sono state ribadite per anni, anche da soggetti influenti, e poter effettivamente mettere in atto un cambiamento.»
Come esempi, Angelini cita la gestione degli animali selvatici, la veterinaria, la valutazione dei rischi di fronte a noi per i cambiamenti climatici, la perdita della biodiversità. «Spesso le scelte non sono accompagnate da un real check della situazione e da segnali di cambiamenti che possono essere d’impatto imminente. Quindi l’integrazione di tecnologie di monitoraggio, di indicatori di valutazione con l’uso dell’intelligenza artificiale, sono esempi dei benefici per poter attuare scelte a favore della collettività e anche un modo per non sostenere, dati alla mano, determinate posizioni che possono essere strumentali, per esempio, a interessi politici. La tecnologia – chiosa – si evolve e viene integrata sempre più in tutte le modalità di lavoro, ma si fa necessario accompagnare questa trasformazione. «Per esempio, persino nelle nostre piccole dimensioni di società di consulenza e del non profit per la sostenibilità e la transizione abbiamo già messo a disposizione dei corsi ad hoc affinché le persone interessate possano imparare a utilizzare al meglio la tecnologia come strumento che ci viene in aiuto e quindi non rimanerne esclusi, ma neanche esserne sopraffatti.»