Il Nardò Technical Center è l’unico al mondo dove è possibile raggiungere con i veicoli in fase di test velocità estreme. La nota pista, che sorge nel bel mezzo della campagna pugliese a pochi chilometri da Porto Cesareo, dal 2012 è di proprietà di Porsche ed è gestita da Porsche Engineering, che nel 2021 ha avviato un corposo piano di ampliamento. Questa mattina nel circuito ha perso la vita un giovane collaudatore 35enne che, alla conduzione di una moto, si è scontrato con un collega alla guida di un’auto. Per lui non c’è stato nulla da fare all’arrivo dei soccorritori del 118. Sul posto sono intervenuti gli agenti del commissariato di Nardò e la polizia locale per effettuare i rilievi. Ferito, ma non rischia la vita, anche il collaudatore che si trovava nell’autovettura.
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A cosa si lavora nella pista di Nardò
Il Nardò Technical Center, su una superficie di 7 milioni di metri quadrati per 12,6 chilometri, fu costruito dalla FIAT come pista di prova ad alta velocità all’inizio degli anni ’70 e inaugurato nel 1975. In principio si chiamava “SASN“, acronimo di “Società Autopiste Sperimentali Nardò”. Successivamente cambiò la denominazione in Fiat Centro Test. Dal 1999 al 2012 è stata di proprietà della Prototipo Technologies di Trofarello. Successivamente, nel 2012 il centro test è stato venduto a Porsche Engineering. Con due anelli separati, qui si testano auto e moto ad alta velocità. L’anello esterno ha quattro corsie per auto e moto con inclinazione variabile tra il 4% ed il 22,5%, per un totale di 16 metri di larghezza, mentre quello interno, per i camion, ha una larghezza di 9 metri. Nel 2002 viene inaugurato un nuovo circuito per la verifica del comfort di guida e del livello di rumorosità a cui, nel 2008, si è aggiunta una nuova pista di handling. Qui, in poche settimane, si riescono a ottenere, ad esempio, dati sulla resistenza alla corrosione per tutto il ciclo di vita di una vettura oppure a riprodurre le condizioni climatiche di diversi Paesi e regioni, come le piste off-road africane o carreggiate bagnate.
La pista di Nardò dopo l’acquisizione di Porsche
Da quando, nel 2012, il complesso di piste è stato acquisito da Porsche Engineering, la pista circolare è stata sottoposta a importanti lavori di restyling ed è stata dotata dell’infrastruttura necessaria alla ricarica di auto elettriche ad alta potenza. Le corsie dedicate ad auto e moto sono inclinate a tal punto che un pilota che guida ad una velocità di 240 km/h (149 mph) nella corsia più esterna e non ha bisogno di sterzare per completare un giro di pista. Superata tale velocità è necessario adoperare lo sterzo. Durante la regolare attività di lavoro, la velocità massima consentita sulla pista circolare è di 260 km/h. Velocità superiori sono consentite solo nelle sessioni private. Nel 2012 la pista è stata il set del primo episodio della diciottesima stagione della trasmissione britannica Top Gear, durante il quale i tre presentatori del programma, nel corso di un viaggio in Italia, si sono cimentati in una sfida di velocità a bordo di tre diverse vetture sportive: una Lamborghini Aventador; una McLaren MP4-12C; una Noble M600.
Le polemiche per la pista di Nardò
Dal 2021 è stato avviato un piano di ampliamento per espandere e realizzare nuove strutture che includono nove nuove piste (attualmente 12), edifici tecnici e amministrativi, una mensa, un parcheggio, un centro logistico e di manutenzione, una stazione di servizio, un centro di valutazione e check-in, e un centro medico. Un intervento che ha portato la Regione Puglia a dichiarare di interesse pubblico il progetto di ampliamento che prevede anche l’esproprio di 500 ettari di bosco. Per questa ragione è stato oggetto di polemiche per gli impatti ambientali negativi. Successivamente è stato previsto un ulteriore progetto con l’approvazione delle opere compensative, come la riforestazione e un servizio antincendio. Ma non è finita qui, perché il piano di sviluppo del Nardò Technical Center approvato dalla Regione Puglia prevede anche l’esproprio di 351 ettari di terreni appartenenti a 134 privati, alcuni dei quali impegnati in attività produttive, soprattutto agricole. Dopo numerose polemiche da parte di associazioni ambientaliste, proprietari dei terreni, comitati locali e sindaci, Porsche, tramite il CEO di Porsche Italia, Pietro Innocenti, ha annunciato azioni per risolvere il contenzioso specificando che l’azienda ha pianificato un piano di investimenti da oltre 400 milioni di euro in 10 anni per rinnovare il centro esistente, puntando sulle sfide tecnologiche future, come la guida autonoma e la connettività.
Gli incidenti sulla pista di Nardò
Quanto accaduto questa mattina non è la prima volta che si verifica sulla pista di Nardò, anche se mai era successo che qualcuno morisse su questi circuiti. Nei primi anni 2000, durante uno dei primi test ad alta velocità su un prototipo della Bugatti, quella che sarebbe stata poi la Veyron, guidato da Loris Bicocchi, uno pneumatico anteriore esplose. L’auto, priva di controllo, urtò il guard rail mentre viaggiava ad una velocità di circa 400 km/h. Nonostante il veicolo avesse perso in seguito all’urto l’uso dei freni, Bicocchi riuscì a salvarsi facendo strisciare l’auto sul guard rail, frenando così la propria corsa: la cellula dell’auto resistette, salvando la vita al pilota.