Un documento identitario, condiviso, visionario, elaborato attraverso l’hackathon virtuale del Wwworkers Camp, che ha coinvolto 100 Pmi e micro-imprese green. Eravamo presenti all’evento
Il futuro è sempre più legato a quelle imprese che sanno scommettere su prodotti, servizi, soluzioni ecosostenibili e circolari, utilizzando le potenzialità della tecnologia e del digitale. Perché dall’economia circolare parte la sfida per combattere la crisi energetica e la scarsità di risorse, per contrastare il cambiamento climatico e garantire il benessere delle generazioni presenti e future. Così per l’ottava edizione del Wwworkers Camp, la job community Wwworkers.it ha coinvolto 100 Pmi e micro-imprese che scommettono su un futuro ecosostenibile e circolare, accelerato dalla tecnologia e dal digitale, per scrivere insieme il primo Manifesto sul Futuro Circolare.
L’evento si è tenuto il 15 dicembre nella Sala Stampa della Camera dei Deputati e ha visto la partecipazione del Sottosegretario Alessandro Morelli (Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega alla programmazione e il coordinamento economico), dell’On. Laura Cavandoli (avvocato e componente Commissione Finanze), dell’On. Catia Polidori (componente Commissione Attività Produttive, Commercio e Turismo), di Antonio Palmieri (presidente Fondazione Pensiero Solido), di Silvia Amato (director of education and culture transformation Opinno).
Le imprese circolari
Come Energy Dome che a Milano ha brevettato il primo sistema al mondo che sfrutta la CO2 per immagazzinare l’energia prodotta da fonti rinnovabili non programmabili, o Ricehouse che ad Andorno Micca, ai piedi delle Prealpi biellesi, ha ideato la casa del futuro che nasce dagli scarti del riso. E come Le Greenhouse chea Cosenza ha creato il primo consorzio di aziende specializzate nella coltivazione di agrumi in serre fotovoltaiche, che immette il 95% dell’energia prodotta nella rete nazionale, o Levante che a Milano ha realizzato dei pannelli solari “prêt-à-porter”, pieghevoli, in stile origami, fatti di materiali riciclati e rigenerabili. Ma c’è anche Sibillana che a Montefortino, alle pendici dei Monti Sibillini, dona nuova vita alla lana sucida che diventerebbe rifiuto speciale, o Il Dono dell’Erba che a Ottati, in provincia di Salerno, trasforma lo scarto dell’aglio in carta e oggetti di design. E ancora Enooso che a Fonte Nuova, in provincia di Roma, ha scelto di creare una linea di cosmetici solidi, anche biologici, vegan e cruelty free, per eliminare l’uso della plastica e utilizzare solo packaging proveniente da scarti agroalimentari, o la Cooperativa sociale Etnos che a Caltanissetta offre una seconda occasione a donne vittime di soprusi realizzando bomboniere da materiali di scarto e gonne da jeans dismessi.
La co-creazione del Manifesto
Dopo il kick-off di settembre, organizzato con l’Intergruppo Parlamentare Innovazione alla Camera dei Deputati, dove trenta Pmi dal cuore verde hanno raccontato come hanno deciso di fare la differenza, l’hackathon virtuale del Wwworkers Camp 2022, realizzato insieme ad Opinno, ha coinvolto 100 di queste piccole e medie imprese green per dare vita insieme al Manifesto e definire l’identikit delle Pmi e micro-imprese dal cuore verde.
L’economia circolare in Italia
Il Rapporto nazionale sull’economia circolare in Italia 2022, realizzato dal CEN (Circular Economy Network) indica che questa economia stenta a decollare. Tra il 2018 e il 2020 il tasso di circolarità è sceso, a livello globale, dal 9,1% all’8,6%. Negli ultimi cinque anni i consumi sono cresciuti di oltre l’8%, superando i 100 miliardi di tonnellate di materia prima utilizzata in un anno, a fronte di un incremento del riutilizzo di appena il 3% (da 8,4 a 8,65 miliardi di tonnellate): sprechiamo ancora una gran parte dei materiali estratti dagli ecosistemi. Eppure l’Italia è uno dei Paesi che “tiene”: nel quadro delle prime cinque economie europee si posiziona al primo posto per gli indicatori più importanti di circolarità, assieme alla Francia.
E nello sviluppo dell’economia circolare in Italia, un ruolo importante può essere giocato proprio dalle micro-imprese, se si considera che su 4,4 milioni di imprese attive in Italia, le microimprese con meno di 10 addetti sono quelle numericamente più rilevanti: rappresentano il 95,05% del totale, contro un 4,86% di Pmi e un 0,09% di grandi imprese (dati Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano).
Il Manifesto sul futuro circolare
1. Progettazione circolare. Disegnare un prodotto pensando al suo intero ciclo di vita, e quindi favorendo al suo termine il disassemblaggio, il riciclo e il riutilizzo delle parti. Puntare alla soluzione più ecosostenibile, ottimizzando la vita utile delle risorse che lo compongono.
2. Materiali riciclati e riciclabili. Puntare sull’utilizzo di materie prime secondarie o, in alternativa, materie prime primarie sostenibili. Incentivare il riciclo degli scarti di produzione. Creare reti sul territorio, perché ciò che è scarto per un’azienda possa diventare risorsa per un’altra.
3. Produzione sostenibile. Impostare i cicli produttivi facendo un uso sostenibile dei materiali, riducendo gli sprechi e integrando processi che siano indipendenti da fonti esterne. Puntare verso l’autosufficienza energetica segnata da fonti rinnovabili e il raggiungimento dell’impatto zero.
4. Imballaggi responsabili. Oltre il prodotto, pensare a quello che gli sta intorno. Ridurre l’uso di packaging e puntare su soluzioni realizzate con materiali riciclati, riciclabili o biodegradabili, che consentano la migliore conservazione e il totale impiego del prodotto e che siano semplici da usare, facili da disassemblare e riciclare.
5. Distribuzione a basso impatto. Incentivare il trasporto delle merci con veicoli a basso impatto ambientale. Ove non possibile, attivare politiche di compensazione delle emissioni. Incrementare gli scambi in un’ottica di filiera corta. Favorire la scelta di opzioni di consegna a domicilio più sostenibili.
6. Filiera corta controllata. Presidiare l’intera filiera evitando gli sprechi. Tracciare il percorso del prodotto, anche oltre la vendita, grazie all’uso delle nuove tecnologie. Valorizzare il corto raggio d’azione investendo sul territorio e sulle comunità. Guardare a visioni globali generando impatti locali misurabili e replicabili.
7. Trasparenza che fa la differenza. Permettere ai decisori e ai consumatori di monitorare, grazie alle tecnologie digitali, prodotti e processi in modo chiaro, semplificato, misurabile, accessibile lungo tutta la filiera. Chi scommette sulla circolarità non ha nulla da nascondere!
8. Capitale umano valorizzato. Sono le persone a fare la differenza. Promuovere lo scambio di conoscenza tra tutti gli attori dell’ecosistema in modo da favorire consapevolezza e crescita. Generare impatto anche attraverso la comunicazione, puntando alla sensibilizzazione del consumatore in una formazione continua.
9. Capitale tecnologico aumentato. Moltiplicare l’efficacia della circolarità grazie a tecnologie evolute: sistemi di AI, machine learning, blockchain, app e tool di nuova generazione migliorano performance, controllo e efficacia delle soluzioni e dei processi che propone. Alla base c’è la misurazione dell’impatto.
10. Pensiero circolare “One Health”. Pensare a nuovi modelli organizzativi e di business che pongano l’essere umano al centro. Misurare la propria impronta ambientale e sociale lungo l’intero ciclo di vita del prodotto, mantenendo come vision unica la salute e il benessere comune delle generazioni presenti e future.