Una missione: preservare l’ambiente marino. Un compito da portare a termine: coinvolgere la maggior parte di persone possibile per riuscirci. Con questa idea è nato il progetto ColMare, che dal 2020 lavora nel brindisino per la salvaguardia del suo splendido litorale. Lo fa con APS Flow Love Life Ocean, responsabile del progetto, che cerca di proteggere e valorizzare un prezioso patrimonio storico-naturalistico toccando i temi dello sviluppo sostenibile, della vita sana, dello stretto contatto con la natura, del turismo lento, della cultura del mare e della salvaguardia dei sistemi naturali marini.
Ma cosa ha in mente di fare in futuro? E quali sono i progetti non ancora portati a termine? Ne abbiamo parlato con Giuseppe Magrì, presidente del consiglio direttivo di ColMare.
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Che cosa fa l’associazione ColMare
Nato nel 2016 da un’idea dei fondatori Aldo Rizzo ed Elisabetta Vierucci, biologi marini con la passione per il mare, il progetto ColMare punta a promuovere, valorizzare e tutelare l’ecosistema marino del territorio, salvaguardando l’ambiente e cercando di sensibilizzare la cittadinanza e i turisti. «Questa avventura ha compiuto uno step successivo nel 2020, quando ci siamo riuniti con gli associati e, assieme, abbiamo deciso di impegnarci ancora di più per promuovere il nostro bel territorio – racconta Giuseppe – Abbiamo partecipato, e vinto, un bando comunale, il Brindisi Smart Lab, grazie al quale abbiamo ricevuto dei fondi per mappare la città di Brindisi e abbiamo deciso di avviare questa mappatura sulla costa nord, in mare». Così è partito tutto. «Abbiamo investito una serie di fondi per promuovere la conoscenza del territorio con il kayak, che mettiamo a disposizione degli iscritti, con l’idea che, prima di tutto, si debba vedere con i propri occhi la bellezza che ci circonda». Questa zona costiera non è molto conosciuta perché poco accessibile e non è la classica costa di sabbia raggiungibile. «Anche grazie alla collaborazione della Capitaneria di Porto portiamo avanti il nostro progetto di sorveglianza marina – continua Giuseppe – A margine di ogni uscita in acqua, raccogliamo dati utili a capire quali specie marine sono presenti, quali in via di estinzione, ma anche che tipo di inquinamento c’è e ci occupiamo di mantenere la zona pulita».
Alla ricerca della tartaruga caretta caretta
«Quest’anno abbiamo confermato la presenza delle tartarughe caretta caretta nel porto di Brindisi – continua Giuseppe – Così abbiamo pensato di farle vedere e conoscere a tutti quelli che entrano a far parte della nostra associazione. Inoltre, stiamo collaborando con l’Università di Lecce per la raccogliere dati in merito alla popolazione di questo animale su questa costa».
La tartaruga caretta caretta è la specie più comune del mar Mediterraneo ma non è facile da trovare così vicina alla costa. «Questo progetto è in fase di sviluppo poiché sono animali difficili da vedere in queste zone, vengono e vanno, e gli studi sono ancora pochi per definire bene questi avvenimenti». Il progetto, che collabora già con un’associazione di Taranto sullo studio dei delfini, lavora a stretto contatto anche con la facoltà di Biologia Marina di Lecce. «A Lecce c’è un centro di recupero dove si studia questo tipo di tartarughe e siamo orgogliosi di poter portare anche lì il nostro contributo».
I progetti in divenire di ColMare
«Nell’associazione ci sono biologi marini, fotografi professionisti, guide naturalistiche certificate ma siamo convinti che più siamo e meglio è – spiega Giuseppe – Anche perché i progetti vengono studiati insieme. La difficoltà principale che abbiamo riscontrato in questi 3 anni è anche stata quella di farci conoscere ed essere riconosciuti come entità autorevole. Abbiamo fatto un grande lavoro sulla comunicazione e oggi ne siamo molto soddisfatti perchè sempre più spesso ci arrivano richieste da parte di enti pubblici che hanno a cuore la tutela del mare».
E ora che lo scoglio più pericoloso è stato superato, ColMare guarda verso nuovi orizzonti. «Sicuramente il monitoraggio resterà sempre il nostro punto di forza, ma stiamo cercando di studiare anche altre specie marine come i cetacei che vivono vicino alla costa – conclude Giuseppe – Se penso al nostro futuro, per fare questo ulteriore passo in avanti ci servirebbe una barca. Inoltre, abbiamo iniziato a promuovere il progetto anche nelle scuole e lavorando a stretto contatto con associazioni che si occupano di ragazzi con disabilità. Non vogliamo finire nel “dimenticatoio” d’inverno. Il mare è una risorsa incredibile, e per immergersi non si paga il biglietto. Per far sì che questa macchina che abbiamo messo in moto funzioni serve sempre di più il coinvolgimento attivo da parte di chi ci supporta e ama ciò che lo circonda».