Nel giorno di chiusura della Conferenza ONU sul clima a Dubai, l’intervista al Ceo di Beeco, Marco D’Angelo. Il venture builder italiano ha dato vita a una decina di startup dal 2013
«A Dubai c’erano le startup, ma di italiane non ne ho viste. La Francia ne ha portate 18». Oggi, martedì 12 dicembre, si chiude la Cop28 e stando alle impressioni del Ceo di Beeco, Marco D’Angelo, emerge un quadro eloquente in merito alla presenza del nostro ecosistema alle grandi occasioni internazionali. Alla Conferenza ONU sul Clima hanno preso senz’altro parte Founder, imprenditori, grandi aziende, tutti interessati a partecipare a un consesso di rilevanza globale. Eppure non sembra esserci quella massa critica tricolore che renderebbe l’ideadi quanta innovazione c’è davvero nel Paese. Con D’Angelo, che guida un venture builder fondato nel 2013 e focalizzato sui temi del agritech della sicurezza alimentare, abbiamo fatto un bilancio a caldo di questa edizione, da cui sono emersi spunti interessanti (sul triplicare la capacità di produrre energia nucleare entro metà secolo, per esempio). Ma con una popolazione mondiale destinata a crescere – alcune stime parlano di 9,8 miliardi di persone entro il 2050 – quali sfide abbiamo di fronte?
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Sicurezza alimentare
«Una delle cose che ci portiamo a casa dalla Cop28 è il tema delle comunità resilienti: ogni territorio può autoprodurre, in un certo senso. Non sono più sostenibili le coltivazioni estensive monocultura in una parte del mondo. Perché così si distruggono gli ecosistemi». Il Ceo di Beeco ha fatto riferimento a un fondo di cui si è parlato a Dubai, legato proprio al verticale food, con una capacità da oltre 2 miliardi di dollari. «Si tratta di una iniziativa partita grazie al contributo iniziale della Bill & Melinda Gates Foundation». In Occidente, Italia compresa, il tema della sicurezza alimentare e della malnutrizione raramente trova spazio nel dibattito pubblico, ma i dati riferiscono che, per esempio, proprio la malnutrizione è corresponsabile nel mondo di oltre 3 milioni (45%) di tutte le morti infantili sotto i 5 anni. «Alla Cop28 abbiamo visto che è un tema percepito, ma non abbiamo ancora soluzioni concrete. Forse non sarà una questione mediatica, ma i Paesi africani hanno portato molti contenuti su questa tematica a Dubai».
Startup alla Cop28
Da sempre attenti a quel che accade nell’ambito agritech e della sostenibilità in senso ampio, StartupItalia ha intervistato il Ceo di Beeco proprio perché è una delle aziende italiane che ha preso parte alla Cop28. Come venture builder, ovvero azienda che dà vita ad altre imprese attraverso percorsi di innovazione, chiuderà il 2023 con un fatturato da 1 milione di euro e in dieci anni di attività ha assecondato la fondazione di una decina di startup, affiancandone complessivamente 30 nel proprio percorso di sviluppo. «Vogliamo diventare l’ecosistema innovativo in ambito agritech in Italia e nell’area del Mediterraneo. Non abbiamo controllo sotto forma di equity, non facciamo call, ma agiamo all’interno del settore. Formiamo team, individuiamo la soluzione tecnologica, ci occupiamo della formazione». Ecco due esempi: HortoMio è una startup edtech ideata per risolvere i problemi legati alla cattiva alimentazione e allo spreco delle risorse, partendo soprattutto dalle nuove generazioni. E poi c’è Agritettura che si occupa di urban farming.
Alla Cop28 Beeco ha partecipato grazie all’invito di una ONG, Change For Planet. In una delle giornate della conferenza ha parlato a un evento dedicato proprio alla sicurezza alimentare, nel quale erano coinvolti vari speaker, tra i quali rappresentanti della Università Queen Mary di Londra. «Abbiamo portato il nostro concetto di innovazione circolare nell’agricoltura: Beeco fa da facilitatore, si pone al centro di un ecosistema, e dà vita poi ad altre aziende», ciascuna delle quali utili a vari obiettivi legati alla sostenibilità. E a proposito di obiettivi green, sappiamo quanto in Medio Oriente siano già partiti i cantieri per costruire le città del futuro, efficienti e sostenibili, almeno su carta. Come si presenta Dubai agli occhi di chi lavora per un mondo più sostenibile? «Mi è capitato di viaggiare solo su veicoli elettrici o ibridi. Ed è un posto dove il carburante costa pochissimo. Alla Cop28 erano evidenti le contraddizioni, a cominciare dal fatto che non si poteva manifestare».